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La ricerca nel campo della parapsicologia può essere molto rischiosa per la carriera di uno scienziato. Nella migliore delle ipotesi, viene considerato dalla comunità scientifica come l’esponente di una piccola frangia di ricercatori, nel peggiore dei casi, invece, viene accomunato ad astrologi e cartomanti. Infatti, è particolarmente difficile ottenere un finanziamento in questo campo da parte del National Institutes of Health (NIH).

 

 

Molti dei suoi colleghi rimasero sorpresi quando Julie Beischel, ricercatrice con dottorato in farmacologia e tossicologia, prese la decisione di scrivere un libro sui medium.

Tutto cominciò quando Julie incontrò Mark Boccuzzi durante una conferenza organizzata da Dean Readin, scienziato senior presso l’Istituto di Scienze Noetiche (IONS), un organizzazione no-profit fondata dall’astronauta Edgar Mitchell.

Come racconta la stessa Julie a Discovery News quando incontrò Mark subitò provò per lui “qualcosa che non aveva mai provato prima”. Entrambi, su proposta di Radin, accettarono di partecipare ad un esperimento sulla telepatia.

Naturalmente Julie non rivelò il suo trasportò per Mark, d’altra parte erano solo due estranei. La Beischel fu posta da sola in una stanza, senza la possibilità di vedere Mark. A Boccuzzi, invece, fu chiesto di osservare intensamente l’immagine di Julie riprodotta in maniera intermittente da una telecamera a circuito chiuso.

I dati hanno mostrano che le reazioni fisiologiche di Julie tendevano ad aumentare quando Mark era in grado di vedere la sua immagine, mentre tendevano a diminuire quando l’immagine scompariva. Secondo Readin, era come se il corpo di Julie si chiedesse che fine avesse fatto Mark!

L’effetto si è mostrato particolarmente intenso tra soggetti emotivamente vicini, rispetto a due persone completamente estranee. E di fatti, l’esperimento fu galeotto! Dopo qualche tempo, Julie e Mark decisero di sposarsi, chiedendo a Dean Readin di fargli da testimone.

Insieme hanno scritto un libro, "Intimacy Psychic": un manuale per coppie, che cerca di mettere in evidenza le applicazione pratiche della telepatia tra innamorati. Beischel, Boccuzzi, Radin e molti altri sono convinti di poter rispondere in maniera affermativa alla domanda posta dagli scettici: ma è vera telepatia?

Tra i vari esempi, Radin racconta la vicenda di Hans Berger, il primo medico ad aver effettuato un elettroencefalogramma (EEG) nel 1924, il quale cadde cavallo, venendo calpestato da un gruppo di cavalli da corsa a pochi centimetri dalla sua testa.

Sua sorella, a molti chilometri di distanza, ebbe come percepito il pericolo ed insistette perchè il padre inviasse un telegramma per capire cosa fosse successo.

La famiglia di Berger non gli aveva mai mandato un telegramma in precedenza. Berger rimase così incuriosito dall’esperienza che passò dallo studio della matematica e dell’astronomia allo studio della medicina, con la speranza di scoprire la fonte di quella energia psichica.

A quasi cento anni di distanza, l’esperienza di Berger rimane ancora in gran parte un mistero, ma i circa 200 esperimenti pubblicati sulla materia, rivelano che le connessioni mentali “sono una possibilità reale”, spiega Radin. Non riuscendo a capire come funziona, il fenomeno risulta scomodo per molti scienziati.

«Guardando gli esperimenti e i dati, è molto chiaro quello che stiamo scoprendo», continua Radin. «Tuttavia, non abbiamo ancora una buona spiegazione sul fenomeno». Uno studio pubblicato da Radin nel 2008, dimostra che quando si dirige la propria attenzione verso una persona cara (in questo caso i malati di cancro), è possibile attivare il sistema nervoso del destinatario.

Secondo Radin, una spiegazione potrebbe trovarsi in alcune discipline in ascesa, come la biologia e la psicologia quantistica. La telepatia, spiega, è simile all’entanglement quantistico (o correlazione quantistica), un fenomeno in cui lo stato quantico di due oggetti risulta strettamente dipendente l’uno dall’altro, anche se questi oggetti sono separati spazialmente.

«Non abbiamo una spiegazione sull’origine del fenomeno, ma potrebbe essere un promettente campo di studio per comprenderne il funzionamento», continua Radin. “Almeno ci permette di non considerarlo più come impossibile”.

Rupert Sheldrake, biologo e saggista, condusse degli esperimenti sulla “telepatia telefonica”, dimostrando che la vicinanza emotiva è capace di essere un elemento predittore più forte della vicinanza fisica. Uno dei partecipanti veniva messo in una stanza chiusa con un telefono, mentre quattro dei suoi amici avevano la facoltà di effettuare una chiamata al compagno isolato nella stanza.

I dati dimostrarono che quando il telefono squillava, il destinatario era in grado di indovinare chi dei quattro avesse fatto la telefonata con una probabilità altissima.

Il singolo e il gruppo di amici vennero posti a grande distanza, per evitare che altre forze, come l’elettromagnetismo o la gravità potessero influire sull’esperimento. Alla fine del 1980, il dibattito infuriava sui risultati di una tecnica utilizzata per testare le capacità telepatiche

Alla fine del 1980, un dibattito infuriava sui risultati di una tecnica utilizzata chiamata “Metodo Ganzfeld“, ideata da Charles Honorton per testare le capacità telepatiche degli individui.

Negli esperimenti di Honorton un soggetto (“percipiente”) veniva isolato sensorialmente applicando ai suoi occhi due mezze palline da ping-pong e alle sue orecchie una cuffia che emetteva un “rumore di fondo”. In queste condizioni di deprivazione sensoriale, il soggetto doveva cercare di recepire immagini o informazioni inviate da un’altra persona (“agente”) posta in un’altra stanza.

Tra i più critici del metodo ci fu lo psicologo scettico Ray Hyman, il quale intavolò un serrato dibattito con Honorton, rifiutando le conclusioni di quest’ultimo e la significatività dei risultati. "Più passa il tempo, più le opinioni di Hyman e gli altri scettici perdono terreno”, commenta Chris Carter, autore di "Science and Psychic Phenomena: the Fall of the House of Skeptics".

«La telepatia è un dato di fatto, indipendentemente da ciò che i negazionisti vi diranno. Il punto centrale, in realtà, non riguarda le prove sperimentali. Gli scettici semplicemente tendono a ignorare l’evidenza dei fatti, e quando non si può ignorare, la negano, e quando non si può negare, cercano di sopprimerla».

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it


 

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