Un gruppo di adolescenti riuniti intorno ad una tavola Ouija riceve messaggi misteriosi dallo spirito di una persona che afferma di essere morta 40 anni prima. Una società di ricerche sul paranormale pratica una seduta spiritica mediante cui un'entità comunica la propria presenza smuovendo il tavolo. I residenti di una casa secolare vedono in fondo al corridoio lo spettro di un bambino che gioca. Si tratta di esperienze entrate a far parte della cultura di massa sotto forma di leggende e fiction, ma che talvolta sono trattate anche nelle cronache dei quotidiani e sotto forma di letteratura pseudo-scientifica. Resoconti che di solito suscitano dubbi, inducendo il lettore a chiedersi se si tratti di fatti 'sovrannaturali' o solo di allucinazioni prodotte dalla mente dei protagonisti. In effetti, diversi ricercatori del paranormale sono convinti che talune manifestazioni spettrali e fenomeni di poltergeist (oggetti che galleggiano a mezz'aria, rumori di passi, porte che si chiudono di schianto senza essere toccate) siano prodotte della mente umana. Per verificare questa eventualità, nei primi anni '70 del secolo scorso la Toronto Society for Psychical Research (TSPR) condusse un esperimento con l'intento di 'creare dal nulla' un fantasma. Un gruppo di persone fu riunito con il compito di ideare il profilo di un personaggio fittizio e poi - attraverso alcune sessioni di spiritismo - provare a 'contattarlo' come nel caso di una persona realmente esistita e deceduta.
La Nascita di Philip.
La TSPR - sotto la guida del dottor Owen - compose un gruppo di otto individui selezionati dai membri della società stessa, nessuno dei quali dichiarava di possedere speciali facoltà psichiche. Il gruppo 'Owen' consisteva nella moglie del dottor Owen, ex presidente del MENSA (associazione internazionale senza scopo di lucro che accoglie tra i propri iscritti persone dotate di un elevato quoziente intellettivo - ndt); un progettista industriale; un ragioniere; una casalinga; un contabile; uno studente di sociologia. Molte sessioni videro partecipare anche uno psicologo - dottor Whitton - in qualità di osservatore e testimone. Il primo compito del gruppo fu quello di creare il personaggio. Scrissero congiuntamente la breve biografia di una persona immaginaria che decisero di chiamare Philip Aylesford. In sintesi la biografia narrava che:
- Philip era stato un aristocratico inglese cattolico vissuto verso la metà del 17° secolo, ai tempi del leader politico inglese Oliver Cromwell (1599 - 1658). Fervido sostenitore della Corona, Philip era stato sposato con una bella ma algida moglie di nome Dorothea, discendente di un vicino casato nobiliare.
- Un giorno, mentre percorreva i confini delle sue terre, Philip si imbatté in un accampamento di zingari e vide una bellissima ragazza dai capelli corti, Margo, della quale si innamorò. Allora la sedusse e la portò a casa con se, alloggiandola segretamente in un capanno vicino alle scuderie del Diddington Manor, la magione di famiglia.
- Per qualche tempo l'uomo riuscì a mantenere segreto il suo nido d'amore, tuttavia alla fine Dorothea, sospettando il tradimento del marito, scoprì il nascondiglio di Margo e la accusò di averle portato via il marito tramite la stregoneria. Philip (terrorizzato dalla prospettiva di perdere la reputazione ed i benefit sociali) scelse di non testimoniare in favore di Margo durante il processo, così la zingara fu giudicata colpevole di stregoneria e condannata a morte sul rogo.
- Consumato dal rimorso per non avere difeso la propria amante, dopo qualche mese Philip si era suicidato saltando dalla cima della Torre di Diddington.
Il gruppo Owen sfruttò il talento artistico di uno dei membri per abbozzare un ritratto di Philip. Una volta che la storia di Philip, ed il suo aspetto furono ben chiari e consolidati nella mente di tutti i partecipanti, il gruppo passò alla seconda fase: il tentativo di stabilire un contatto.
Ritratto di Philip
Inizio delle sessioni.
Nel settembre 1972 il gruppo diede inizio agli incontri informali per discutere di Philip e della sua vita; mediante la meditazione i partecipanti focalizzarono le loro menti sul personaggio, in modo tale da visualizzare in maniera sempre più vivida e dettagliata questa sorta di 'allucinazione auto-indotta collettiva.' Tali sessioni, tenute in un ambiente sobrio e completamente illuminato, proseguirono per circa un anno senza ottenere risultati. Occasionalmente qualche partecipante affermò di percepire una presenza nella stanza, tuttavia nulla di assimilabile ad un tentativo di comunicazione da parte di Philip. Il gruppo decise allora di cambiare approccio, inscenando l'atmosfera di una classica seduta spiritica. Le luci della stanza furono attenuate, i partecipanti sedettero attorno ad un tavolo ed iniziarono a produrre una serie di richiami al periodo storico in cui era stata collocata la vita di Philip. Intonarono canzoni risalenti a quell'epoca, si circondarono di immagini ritraenti il tipo di magione nella quale Philip avrebbe potuto abitare, e giunsero perfino a portare nella stanza alcuni oggetti originali del 17° secolo. Ebbene, la nuova strategia ebbe effetto. Una sera, durante l'abituale sessione, il gruppo ricevette la prima comunicazione da parte di Philip sotto forma di una serie di inequivocabili rintocchi sul tavolo. Philip rispondeva alle domande del gruppo: un rintocco per dire sì, due per dire no. Seppero quasi subito che si trattasse di Philip perché - beh - perché quando glielo chiesero la risposta fu un distinto rintocco singolo. Il vero e proprio Philip Experiment ebbe inizio quella sera, e produsse una serie di fenomeni inspiegabili. Grazie al codice dei rintocchi sul tavolo, il gruppo entrò a conoscenza di particolari sempre più dettagliati sulla vita di Philip. L'entità sembrava possedere una precisa personalità; ogni risposta si integrava coerentemente con quelle precedenti, e man mano che le risposte si accumulavano, emergevano simpatie ed antipatie; opinioni estremamente chiare circa vari argomenti, e stati emotivi sottolineati dall'entusiasmo o al contrario l'esitazione nel suono dei rintocchi. L'entità fu inoltre capace di spostare il tavolo, facendolo scivolare lungo un pavimento rivestito di spessa moquette. In taluni casi il tavolo si sollevò per restare in bilico su un'unica gamba.
Philip in the Box.
Che Philip fosse una creazione dell'immaginazione collettiva del gruppo risultò subito evidente per via dei limiti denotati da alcune sue risposte. L'entità era in grado di ribattere con precisione a domande che attenessero elementi noti ai membri del gruppo, tuttavia non dimostrava di conoscere nozioni e concetti di cui il gruppo stesso non fosse a conoscenza. In altre parole, le risposte di Philip dovevano provenire dal loro subconscio, dalle loro stesse menti. Alcuni membri asserirono di avere udito anche dei sussurri in risposta alle domande, tuttavia nessuna voce fu mai catturata dalle registrazioni su nastro. Ciò che invece suscitò stupore furono gli incredibili ed inspiegabili poteri psico-cinetici posseduti da Philip. Quando il gruppo gli domandò di spegnere le luci della stanza, queste si erano oscurate all'istante, così come all'istante si erano riattivate dietro precisa richiesta. Il tavolo intorno a cui ebbero luogo le sessioni era quasi sempre l'epicentro di diversi bizzarri fenomeni. In svariate occasioni il gruppo percepì una brezza fresca soffiare sul piano, così domandò a Philip se fosse in grado di controllare a piacimento quel fenomeno; Philip aveva risposto affermativamente, e ne aveva fornito dimostrazione. Il gruppo inoltre notò che il tavolo sembrava trasmettere una sensazione al tocco, come una sorta di lieve elettricità, in presenza di Philip. In alcune occasioni nel centro del tavolo si formò anche una nebbiolina. Il culmine dell'esperimento fu una sessione condotta di fronte ad una platea di 50 persone. La sessione fu ripresa per essere inserita in un documentario televisivo. Per fortuna Philip non fu timido, e diede prova di sè ben oltre le migliori aspettative. Rintocchi sul tavolo, altri rumori in giro per la stanza, luci sfarfallanti ed anche una levitazione del tavolo di appena mezzo centimetro, testimoniata dal gruppo e dagli elementi della troupe cinematografica.
Dopo l'esperimento.
Il Philip Experiment ebbe così tanto clamore che l'organizzazione di Toronto decise di condurne un altro con un gruppo di persone diverse ed un nuovo personaggio fittizio. Dopo appena cinque settimane, il nuovo gruppo stabilì un 'contatto' con il nuovo 'fantasma': Lilith, agente dei servizi segreti del Canada francese. Successivi esperimenti condussero alla comunicazione con molti altri personaggi fittizi, come Sebastian, alchimista medievale; Skippy Cartman, ragazza australiana di 14 anni, e persino Axel, uomo proveniente dal futuro. Tutti completamente immaginari, eppure ognuno in grado di produrre comunicazioni mediante suoni e rintocchi.
Conclusioni.
Come spesso accade in casi simili, l'esito del Philip Experiment suscitò considerazioni discordanti. Alcuni conclusero che l'esperimento avesse dimostrato che i fantasmi in realtà non esistano, e che talune manifestazioni apparentemente 'sovrannaturali' siano prodotte dalla mente umana. Altri ipotizzarono che - sebbene finalizzate a canalizzare dei personaggi immaginari - simili sessioni di gruppo finirono spesso per evocare reali entità 'giocose' o 'demoniache' che produssero i fenomeni psico-cinetici di cui molti furono testimoni. Sia in un caso che nell'altro sembra che il Philip Experiment ebbe comunque il merito di dimostrare che i fenomeni cosiddetti 'paranormali' siano piuttosto reali, ma ci lasciò in eredità più dubbi che certezze; più domande che risposte sulla realtà in cui viviamo.
S. Wagner
Articolo in lingua inglese, fonte estera: https://www.thoughtco.com
Traduzione a cura di Anticorpi.info
Fonte italiana: http://www.anticorpi.info