E' possibile realizzare una rete di videosorveglianza a bassissimo costo, a patto di usare Linux ed il multimessenger gratuito Kopete. Privati, aziende, studiosi e strutture di sicurezza possono risparmiare un sacco di soldi, garantendosi l'accesso al controllo video tramite Internet.
Immaginate di recuperare dei molti computer che vengono buttati via funzionanti e sono a livelli di Pentium 3 o 4, oppure equivalenti. Con dei sistemi operativi Linux per adatti per i vecchi computer riattivate queste macchine a costo zero, riadattandole all'uso, per esempio con i Linux Ogigia . Siccome dovranno restare accesi per molte ore si consiglia di verificare se si scaldano troppo, per evitare guasti o incendi.
Il cuore di questo metodo e' il multi-messenger gratuito per Linux chiamato Kopete , che consente di utilizzare diversi protocolli messenger tra cui i celebri Msn e Yahoo, oppure il ridondante Jabber che e' quello che sarebbe preferibile (anche per una questione di gestione delle emergenze). Per emettere questi dati video per 24 ore al giorno, come negli esempi qui sotto, serve una connessione ad Internet di tipo Adsl.
Kopete consente di utilizzare contemporaneamente diversi account, basati anche su diversi protocolli di comunicazione. Per esempio un account puo' inviare i dati da webcam via Msn, un secondo mediante Yahoo ed un terzo con Jabber. Se volete cammuffarvi meglio in rete potere usare indirizzi e-mail non riconducibili a voi, con username che vi fanno sembrare cittadini di stati esteri.
Il computer per la videosorveglianza (collocato per esempio in una casa in una posizione non fastidiosa e non danneggiabile da calore o incendi, e' sempre meglio sempre essere prudenti) puo' ricevere i dati video mediante diverse telecamere webcam che controllano diverse posizioni di un immobile o di un campo agricolo. Per ogni account potete selezionare una diversa webcam dal menu' a tendina. Magari il primo account su Yahoo vedra' magari cosa succede nel garage, mentre il secondo account dentro Jabber controllera' cosa accade in cortile.
I vostri account perennemente collegati in rete diffonderanno le vostre immagini video solo agli utenti che avete autorizzato accettandone l'interazione o amicizia (parenti, amici, poliziotti, ecc. ecc.). Ecco come una persona di vostra fiducia potrebbe vedere la lista dei vostri account, ciascuno dei quali corrisponde ad una diversa webcam. Nell'esempio qui sotto gli utenti volutamente non sembrano nemmeno italiani.
Passi anche usare webcam usate o a basso costo, ma cercate di usare i menu' di regolazione per evitare di avere immagini poco utili per la vostra sicurezza.
Potete controllare i video delle vostre webcam anche mediante videocellulare, tablet oppure altri supporti mobili, basta che usate dei multimessenger (non necessariamente Kopete) che vi consentono di vedere in webcam i vostri interlocutori. Potrete per esempio verificare come sta' la vostra casa intanto che siete in vacanza. Vi bastera' aprire un ulteriore account gratuito, che fate "diventare amico" in conversazione quelli che diffondono i video della sorveglianza, ed il gioco e' fatto. Nessuna spesa.
Non si parla solo di interessi personali, oltretutto. Un gruppo di ricercatori, di aziende o di privati potrebbe perfino scambiarsi dei controlli reciproci a titolo gratuito. I log di accesso in messenger degli "amici" consentirebbero di verificare se i collaboratori lontani hanno fatto il loro dovere promesso nelle ore eventualmente prefissate (potete vedere chi ha visualizzato i video, e quando). Controlli contro le frane, degli animali domestici, del cielo per il meteo, della sicurezza delle case, della condizione di malati, dello stato dei magazzini aziendali sono quindi solo alcune delle opzioni possibili che delle persone possono costruire mediante computer gratuiti destinati alla discarica, webcam a basso costo ed un poco di abilita' informatica. Lo scambio a titolo gratuito di vigilanza tra volontari (di un club connesso in un network) puo' diminuire il crimine e limitare molte forme di danni.
Articolo del webmaster del portale Ogigia.
Fonte: http://ogigia.altervista.org