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La geopolitica dell’informazione ha conosciuto di recente un interessante sviluppo dopo che il governo francese ha annunciato di voler gradualmente abbandonare l’utilizzo di Google come motore di ricerca e navigazione principale nel suo sistema amministrativo per passare a Qwant, sistema di matrice franco-tedesca considerato più affidabile sotto il profilo della privacy. Qwant, al pari del britannico Mojeek e del tedesco Unbubble, si differenzia da Google per una trasparenza maggiore nell’indicizzazione dei risultati: esso infatti non traccia i dati e lo storico delle ricerche dell’utente, non filtra i risultati sulla base di pratiche opache e non rilancia i behavioral ads, ovverosia gli annunci pubblicitari calcolati dagli algoritmi sulla base delle preferenze di navigazione degli utilizzatori. “I sospetti diffusi nel continente riguardo alferreo dominio di Google nel campo delle ricerche informatiche”, scrive l’Herald Tribune, “hanno reso l’Europa un campo fecondo per la ricerca sicura”. Contattato dalla testata statunitense, il Ceo di Qwant, Eric Leandri, ha dichiarato che la sua compagnia ritiene prioritari i diritti alla riservatezza e alla sicurezza nella navigazione informatica, rivendicando una diversità dalla mentalità dei giganti del web statunitensi che considerano la massa degli utenti come semplici consumatori. La notizia della mossa francese è importante perché apre una nuova strada nelle relazioni transatlantiche: per la prima volta, infatti, un Paese europeo decide di scindere la sua sicurezza informativa dal monopolio delle multinazionali statunitensi.

La Francia scarica Google per Qwant e reclama la sua indipendenza informatica.
Anche le forze armate francesi, nel mese di ottobre, hanno annunciato di voler passare a Qwant e di abbandonare Google come applicazione di ricerca predefinita nei device in dotazione. Mounir Mahjoubi, segretario di Stato per gli Affari Digitali, ha attaccato con durezza il Cloud Act statunitense, che dà facoltà al governo federale di accedere ai database delle aziende a stelle e strisce, che al netto delle contrapposizioni di facciata con l’amministrazione Trump si mantengono come corpi organici al sistema di potere globale degli Usa. Come ricorda Wired, sono stati gli scandali accumulatisi dal caso Snowden (2013) al recente caso di Cambridge Analytica a dettare al governo Macron la necessità di ricercare l’indipendenza del Paese sotto il profilo informatico, specie nel campo della protezione dei dati. E in questo contesto Qwant appare molto più affidabile di Google.

 



La causa scatenante: dagli Usa no alla regolazione del web.
“La Francia”, scrive Il Fatto Quotidiano, “è uno dei pochi governi che sta cercando di affrontare seriamente la questione della cosiddetta “cyber warfare”, la guerriglia informatica che negli ultimi anni sta vivendo una fase di escalation terribilmente preoccupante e che ha nella raccolta dei dati (anche attraverso aziende private come Google) uno dei terreni di scontro più spinosi”. La decisione di “mollare” il motore di ricerca di Mountain View arriva infatti dopo che Emmanuel Macron “ha dovuto incassare uno sgarbo piuttosto pesante da parte degli Usa, che hanno declinato quella “Paris Call” che nelle intenzioni del presidente francese avrebbe dovuto segnare l’avvio dell’elaborazione di una sorta di “Convenzione di Ginevra” del cyber-spazio”. All’appello lanciato da Parigi hanno risposto negativamente tutte le principali potenze della cyberwarfare e dell’intelligence informatica: dai pesi massimi (Usa, Cina, Russia) ai “cani sciolti” (Israele, Corea del Nord) passando per gli alleati degli Usa nel cosiddetto “patto delle anglospie” (Regno Unito, Nuova Zelanda, Australia). Uno schiaffo che il governo francese ha voluto ammortizzare contrattaccando contro Google.

La visione francese della sovranità digitale.
Il governo francese ha preso molto seriamente la sua funzione di tutela della sovranità digitale, “cioè la necessità di proteggere le attribuzioni dello Stato anche in campi immateriali, che se compromessi immateriali non sono”, ha scritto Francesco Maselli sull’ultimo numero di Limes. D’altronde, “l’allora Ministro degli Esteri  Le Drian”, parlando a Lille in un convegno del 2017 dedicato alla cybersicurezza, “spiegò con chiarezza che la Francia non considera l’ambiente digitale come astratto o diverso da quelli tradizionali”, e intende di conseguenza adeguare le sue politiche di sicurezza. In questo contesto, il passaggio da Google a Qwant può essere letto senza difficoltà nell’ottica dei tentativi di porre sotto controllo una percentuale maggiore del flusso informativo di rilevanza strategica. Perché anche l’internet e il mondo immateriale hanno un substrato statale e nazionale che è impossibile negare, e il cui controllo è un fattore di precipua rilevanza geopolitica. In molti campi la Francia porta avanti politiche securitarie e iniziative strategiche velleitarie, ma nel campo della cyber sicurezza fa indubbiamente scuola: e con una scelta lungimirante si è posta all’avanguardia del consesso europeo, al cui interno il dibattito in materia è a dir poco carente.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

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