A tutti è capitato almeno una volta nella vita di ritrovarsi in un posto sperduto: una strada sterrata di campagna, un bosco in cima a una collina, una minuscola spiaggia affacciata sul Mediterraneo. Bene, nessuno di questi luoghi risulterà più irrintracciabile.
A mettere in atto questa rivoluzione è la società britannica What3Words, che dal 2013 a oggi ha sviluppato un nuovo sistema universale di geolocalizzazione. Il metodo su cui si basa è molto semplice: What3Words divide l’intera superficie terrestre in 57 mila miliardi di quadrati 3x3m; ad ognuno di essi viene assegnata una combinazione casuale di tre parole che compongono un indirizzo vero e proprio.
Ad esempio l’indirizzo identificativo per il Colosseo è “botola smalto pagate”; per ammirare la Torre Eiffel a Parigi dovrete puntare invece verso “vederla saltato passati”.
Tre parole del tutto sconnesse e apparentemente insignificanti, ma che potrebbero entrare a far parte del nostro linguaggio prima di quanto pensiamo. Sono molti infatti i brand che hanno già avviato collaborazioni con What3Words, implementando il sistema all’interno dei loro prodotti o come supporto al loro lavoro.
Fra i più famosi ci sono diversi colossi del mondo automotive come Mercedes Benz, Ford e BMW, che lo hanno inserito all’interno dei loro sistemi di navigazione. Attraverso i comandi vocali, di cui le auto già dispongono da tempo, il guidatore può comunicare la destinazione del suo viaggio in maniera più semplice e veloce.
Un altro ambito presidiato da What3Words è quello delle spedizioni di Domino’s Pizza, che ha sfruttato le tre parole “magiche” per consegnare le pizze in alcune città del Medio Oriente. E ancora Airbnb, Sony e addirittura le Nazioni Unite e la Nato, che lo considerano un importante alleato in situazioni di emergenza.
Le applicazioni di questo sistema sono potenzialmente tantissime e nella maggior parte dei casi sembrano aver incontrato il parere positivo degli utenti.
Finora il principale limite riscontrato è quello linguistico. What3Words attualmente è disponibile in circa 30 lingue, ognuna delle quali utilizza un totale di 25.000 parole ciascuna. In inglese il conteggio arriva fino a 40.000 poiché la superficie marina è universalmente identificabile solo in inglese. Il problema sorge nel momento in cui la traduzione di un singolo lemma corrisponde a più parole, come ad esempio l’inglese “snowman” che in italiano diventa “pupazzo di neve”. What3Words assicura che si tratta di una problematica risolvibile su cui il team linguistico sta lavorando per offrire un servizio ottimale.
Fonte: http://ifmagazine.bnpparibascardif.it