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Il microcomputer open source fa gola a moltissimi utenti in tutto il mondo. La sua versatilità, però, non è esattamente alla portata di tutti.



Dal giorno del suo lancio – correva l'anno 2012 – il Raspberry Pi ne ha fatta di strada. Il minicomputer open source è diventato, da un semplice oggetto di culto per geek e nerd, una sorta di coltellino svizzero del mondo informatico. Utilizzato come hub di controllo per la casa smart, come server e anche come media center per televisori "poco" intelligenti, il Raspberry Pi è stato in grado di allargare sempre più la platea di potenziale pubblico. Merito di un prezzo estremamente contenuto – la scheda più economica, il Raspberry Pi Zero, ha un costo di poco superiore ai 5 euro – e di una community sempre più ampia e pronta a dare supporto ai nuovi arrivati. Nonostante tutto, però, l'acquisto del Raspberry Pi non è alla "portata" di chiunque (non per ragioni economiche, ovviamente). Per quanto sia possibile trovare guide passo passo che spieghino come installare il software e applicativi e come trasformare il minicomputer in un portento del fai da te informatico, è necessario che l'utente abbia delle conoscenze basilari, ad esempio, di come funzioni un sistema operativo Linux. Insomma, prima di procedere con l'acquisto del Raspberry Pi, è meglio considerare alcuni fattori che potrebbero indurvi a cambiare idea.

Il mito dei 35 euro.
Anche se il prezzo di listino del Raspberry Pi "top di gamma" recita 35 euro, va detto che bisognerà mettere in conto di spendere qualche euro in più. Prima di tutto, infatti, sarà necessario acquistare un alimentatore con potenza sufficiente a far girare il Raspberry Pi 3: se i modelli precedenti potevano essere utilizzati con un normale caricabatteria per smartphone, l'ultimo minicomputer sviluppato dall'azienda di Eben Upton necessita di corrente ad almeno 2,5 Ampere. A questo va poi aggiunta una scheda SD da utilizzare a mo' di disco rigido (il taglio minimo consigliato è di 32 gigabyte) e qualche periferica per interagire con il Raspberry Pi (tastiera e mouse, quanto meno). Insomma, con questi acquisti "basilari" i 35 euro di partenza sono quanto meno raddoppiati?

 



Il fattore tempo.
Prima dell'acquisto del Raspberry Pi bisogna tenere in considerazione il fatto che il suo utilizzo non sarà immediato come può accadere, ad esempio, se si acquista un computer o un laptop Windows o Mac. La curva di apprendimento può essere anche abbastanza lunga e, sin dalle primissime fasi, un utente con scarse conoscenze informatiche può andare incontro a difficoltà tutt'altro che secondarie. Basti pensare, ad esempio, all'installazione e alla fase di configurazione iniziale del sistema operativo: sarà necessario conoscere le basi del funzionamento dei sistemi operativi Linux che, altrimenti, dovranno essere apprese strada facendo. Insomma, oltre all'investimento economico dovrà essere messo in conto anche un "investimento temporale" non indifferente.

Non può sostituire il desktop.
Nonostante le sue potenzialità e le sue funzionalità crescano a ritmo esponenziale, il Raspberry Pi non ha ancora potenza di calcolo sufficiente per sostituire in toto il vostro PC desktop o laptop. Il suo processore, per quanto migliorato nelle ultime release del minicomputer, non è ancora in grado di caricare velocemente le pagine web più pesanti o avviare velocemente applicativi come LibreOffice e simili. Insomma, una volta configurato a dovere, il Raspberry Pi può essere considerato come un'alternativa di emergenza nel caso il computer di casa decida di smettere di funzionare improvvisamente anziché un'alternativa low cost capace di farci risparmiare alcune centinaia di euro.

Non è l'unico sul mercato.
Vero e proprio capostipite della categoria, il Raspberry Pi oggi non è più un "pezzo unico" nel suo genere. Le alternative, più o meno valide, sono diverse decine e stanno rapidamente rosicchiando fette di mercato al più "datato" concorrente. Nel mondo fai da te informatico, ad esempio, l'italianissimo Arduino ha conquistato una posizione di assoluto rilievo. Sul versante più "commerciale" troviamo microcomputer come Chip, Artik 10 di Samsung e Micro:bit di BBC pronti a lanciare il loro guanto di sfida al più quotato e conosciuto Raspberry Pi.

 

Fonte: https://www.fastweb.it

 

 

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