Si chiama RepRap, l'ha inventata e la sta mettendo a punto Adrian Bowyer, professore di ingegneria meccanica a Bath.
Dalla fantascienza alla realtà, la macchina che fabbrica di tutto.
L'apparecchio ingoia le materie prime e le trasforma in oggetti. Dovrebbe essere pronto entro 4 anni e costerebbe pochissimo.
di ALESSANDRO LONGO
SI CHIAMA RepRap , una macchina che si appresta ad arrivare dal regno della fantascienza al mondo reale: la costruttrice universale a uso domestico, per la famiglia. RepRap è infatti il nome contratto di Replicating Rapid-Prototyper. Vi si mettono dentro un po' di materie prime e quella le compone tramite un software, creando così un oggetto completo. Da un aquilone a uno zufolo sarà possibile produrre quasi di tutto in questo modo, compresi gli oggetti di uso comune. Con una macchina che sarà alla portata delle tasche di tutti. A tentare l'impresa è da un paio di mesi l'Università inglese di Bath, con l'ambizione di completare la macchina entro i prossimi quattro anni. Un progetto scientifico che vuole essere anche impegno sociale: in favore dell'ecologia e dei Paesi in via di sviluppo. Ne parla a Repubblica.it l'inventore di RepRap, Adrian Bowyer, professore nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica presso l'Università di Bath. Professore, a che punto è la ricerca su RepRap? "Siamo appena entrati nella seconda fase, in cui ci occuperemo di realizzare la parte informatica che guiderà la macchina. Nella prima fase di lavoro invece abbiamo completato il disegno della parte elettrica. La terza fase sarà l'ultima e ci porterà, entro i prossimi quattro anni, ad avere la macchina completa". Quanto costerà? "All'inizio non sarà in vendita. Ciascuna persona potrà costruirsi la propria RepRap, con i progetti che metteremo a disposizione sul Web. L'obiettivo è far sì che bastino 400 dollari per realizzarla". Ma allora bisognerà essere quantomeno scienziati per produrre RepRap. Insomma, non è un lavoro che il padre di famiglia con la passione per il bricolage possa fare in garage... "Sarà come con i computer. All'inizio bisognava essere molto esperti per assemblarli. Adesso, una volta avute le parti necessarie, bastano un po' di rudimenti per mettere insieme il tutto". Come sarà possibile arrivare a così bassi prezzi di produzione, per una macchina che sembra tanto complessa? "E' qui il nocciolo originale della mia idea. Io sono un ingegnere ma ho studiato biologia per molti anni, dalla quale ho tratto i principi base del self copying e del self assembling. Permetteranno alla mia macchina di essere a buon mercato e di diffondersi. Stiamo infatti lavorando perché RepRap sia in grado di fare una copia di se stessa. Le persone, una volta ottenuta la prima RepRap, potranno crearne una copia e venderla ad altri, che faranno lo stesso... Finché ci saranno così tante copie che il costo sarà molto basso". E quali saranno i vantaggi? Che cosa potrò creare con RepRap? "Moltissime cose. Diciamo quello che non potrà creare: oggetti in vetro, per esempio lenti, e chip, perché per entrambi è necessario un livello di precisione che la macchina non può ottenere". Così non potrò creare una macchina fotografica digitale. Peccato. "Sbagliato. Basterà inserire le lenti e i chip, che per fortuna non costano molto, nella macchina insieme con le altre materie prime. E sarà assemblato l'oggetto completo". Come farà la macchina a elaborare l'insieme? Sembra davvero un progetto futuristico... "Macché. RepRap si limiterà a seguire i piani di sviluppo di quell'oggetto, scaricabili come file via Internet e poi caricati nella macchina tramite un Pc. Noti che macchine di questo tipo già esistono, però costano tantissimo, circa 25.000 sterline. Ma la mia sarà la prima a potersi auto riprodurre e quindi a potersi diffondere alla massa. I piani per creare la macchina saranno gratuiti online e soggetti a una licenza open source che permetterà a tutti gli utenti di perfezionare RepRap, di renderne sempre più facile la realizzazione, di pubblicare nuovi file di piani con cui creare ulteriori oggetti. Nascerà insomma una comunità che collabora e mette in comune i progressi raggiunti". Quale sarà lo scopo ultimo? Risparmiare sul costo di acquisto degli oggetti riproducibili con RepRap? "In realtà la finalità è sociale, oltre che scientifica. Da una parte, RepRap, una volta diffusasi, farà bene all'ambiente perché faciliterà il riciclaggio di alcune materie prime. Dall'altra, permetterà ai Paesi in via di sviluppo di avere impianti di produzione a basso costo. Le RepRap saranno come tante piccole fabbriche a disposizione dei ceti più deboli, rendendoli più autonomi da chi ha in mano le redini della produzione. Una volta finito il progetto, intendo quindi sottoporlo a qualche autorità governativa nei Paesi in via di sviluppo"
Fonte: http://www.repubblica.it
Un prototipo del RepRap, della larghezza di circa 20 cm .
Il robot Robbie diventa realtà?
Quel robot in grado di replicare gli oggetti che cinquant'anni fa sembrava un sogno impossibile è ora straordinariamente vicino a noi. Il dottor Adrian Bowyer del dipartimento di biometrica dell'Università di Bath (UK) ha messo a punto una macchina che ricorda da vicino le straordinarie capacità di Robbie, l'indimenticabile robot del Pianeta Proibito. Si tratta infatti di un costruttore universale che, sfruttando speciali materie prime, è capace di assemblare oggetti di uso comune, come per esempio una tazza di caffè. Per il momento, assemblare un RepRap - questo il nome dell'invenzione, abbreviazione di Replicating Rapid-Prototyper - è un'operazione un po' caruccia, quantificata in circa 31.000 euro. Ma il suo inventore confida nel fatto che il costo verrà abbattuto non appena sarà avviata la produzione industriale del replicatore. Il dottor Bowyer, che sta attualmente cercando fondi per migliorare le prestazioni della macchina, non ha intenzione di brevettarla. Nello spirito di quei pochi, grandi scienziati che, come Sabin regalarono al mondo la propria scoperta (o in questo caso, invenzione), infischiandosene del denaro che con essa avrebbero potuto accumulare, Bowyer ha deciso di coprire l'invenzione con la sola licenza GNU che, fermo restando il suo riconoscimento di paternità, garantirà dunque libertà di distribuire, studiare, migliorare, adattare alle proprie esigenze il software alla base della macchina e condividere queste migliorie con l'umanità intera.
Fonte: http://www.corriere.fantascienza.com