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Di laghi che nascondono terrificanti misteri se ne contano a bizzeffe, a cominciare da Loch Ness. Ma la storia del Nyos , in Camerun, non è una leggenda: è una triste pagina di cronaca nera. La notte del 21 agosto 1986, quel terribile arcano ha ucciso più di 1.700 persone.

 

Il colore ruggine, caratteristico di questo lago subito dopo l'esplosione della bolla di CO2, nel 1986 (Credit: Peter Turnley/Corbis)



Qualche mito narra di uno spirito dei laghi, che però i geologi conoscono bene e chiamano per nome: anidride carbonica di origine vulcanica. Il Nyos, infatti, riempie il cono di un vulcano dormiente; il magma che scorre sottoterra rilascia nelle sue acque la CO 2, ma la profondità del lago è tale (circa 250 metri) perché la pressione riesca a tenere il gas intrappolato (ovvero disciolto) nella sua parte più bassa. L'orlo del cratere, inoltre, blocca i venti che potrebbero altrimenti agitare la superficie e rimescolare le acque, creando correnti di convezione.

 

Mucche, cani, antilopi, ratti. Tutti gli animali in un raggio di oltre 26 chilometri sono morti. La nube tossica doveva essere alta oltre 100 metri, perché ha raggiunto anche il bestiame sull'altro versante del vulcano (Credits: Peter Turnley/Corbis)



I geologi non sanno con certezza cosa abbia turbato questo delicato equilibrio, quella notte di 26 anni fa. L'ipotesi più probabile è che la quantità di biossido di carbonio abbia superato un punto critico, innescando la risalita e l'esplosione di una gigantesca bolla di gas tossico grazie a un fenomeno noto come effetto camino. La nube generata doveva essere alta più di 100 metri, visto che uccise il bestiame sulle colline ben oltre il livello del lago. I pochi superstiti dei paesi più vicini al lago raccontano di aver udito un fortissimo boato.

 

Papa Abdo Nkanjouone, il primo a scoprire la strage del Lago Monoun, nel 1984 (credit: Louise Gubb/Corbis).



La terra, però, non tremò. La densa nube, più pesante dell'aria e completamente inodore, strisciò verso le abitazioni, uccidendo per asfissia gli animali che incontrava sul suo cammino. La maggior parte delle persone in un raggio di 26 chilometri morirono nel sonno, nei loro letti; si salvarono solo pochi fortunati tra quelli che rimasero in piedi nella propria abitazione. Il lago cambiò colore, trasmutandolo in un rosso ruggine.

 

Il lago, prima che esplodesse, fotografato il 1 agosto 1986 (credit: Eric BOUVET/Getty Images)



Era già successo qualcosa di simile in Africa Occidentale, presso il Lago Monoun , due anni prima. Come racconta la Bbc , allora erano morte 37 persone, ma nessuno aveva idea di cosa potesse averle uccise. A scoprire i cadaveri accasciati sulle strade fu un abitante di un villaggio prossimo al bacino, che subito pensò a un incidente automobilistico. Man mano che proseguiva, però, si rendeva conto di essere di fronte a una strage.

 

Nyos, agosto 1986 (Credit: Thierry Orban/Sygma/Corbis).



Nella popolazione si diffuse il panico. All'inizio si pensò a una malattia infettiva, poi ad un test segreto per un' arma biologica. Il primo a dare un senso a quanto accaduto fu un geologo, il professor Haraldur Sigurdsson dell'Università di Rhode Island. I testimoni parlavano di una grande nube alta diversi metri, altri di aver sentito odore di uova marce. Ma l'indizio più importante era che tutte le persone erano morte intorno al Monoun. Evidentemente, il killer aveva a che fare con il lago. Sigurdsson chiamò qualche collaboratore e salì su una zattera. Una volta a largo, i ricercatori cominciarono a prelevare campioni dal fondale. Mentre ritiravano gli strumenti, però, sulla superficie del lago si cominciarono a formare bolle di gas, inodore e incolore. Non ci volle molto a Sigurdsson per capire che si trattava di anidride carbonica. Un vero killer, ad alte concentrazioni.

 

Operazione di degassificazione (Credit: Michel Halbwachs).



Proprio in seguito a questi due disastri naturali, nel 1987 fu istituito l'International Working Group on Crater Lakes (IWGCL, denominato successivamente Commission of Volcanic Lakes). Il Lago Nyos è attualmente considerato pericoloso, dato che la concentrazione del biossido tende ad aumentare. Per evitare altre tragedie, dal 2001 vengono eseguite delle operazioni di degassificazione, in cui colonne di acqua profonda, ricca di CO2, sono fatte risalire attraverso delle condutture. I primi esperimenti sono stati condotti da Michel Halbwachs presso il Monoun nel 1992 e presso il Nyos nel 1995.

Fonte ed altri link presso: http://daily.wired.it

 


 

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