Phasia hemiptera.
L’eDNA (environmental DNA) si riferisce al DNA ambientale, sostanzialmente le tracce di DNA animale che si possono ritrovare nell’ambiente e in natura, ad esempio nell’acqua o nel suolo. Si rivela molto importante perché, analizzandolo, si possono ricevere un sacco di informazioni relative a vari ecosistemi. Nel contesto di questa tipologia di ricerca, un gruppo di ricercatori dell’Università di Aarhus ha fatto una “piacevole” scoperta, i cui risultati sono stati pubblicati su Ecology and Evolution: gli insetti lasciano tracce minuscole di DNA sui fiori che visitano. Si tratta di una scoperta sicuramente favorevole per tutti quei ricercatori che raccolgono informazioni riguardanti le varie specie di insetti che abitano determinati ecosistemi, sostanzialmente i prati ricchi di fiori. Tenere traccia di queste “visite” può infatti a volte rivelarsi problematico. Analizzando 50 fiori provenienti da sette diverse specie di piante, Philip Francis Thomsen e Eva Egelyng Sigsgaard del Dipartimento di Bioscienza dell’Università di Aarhus hanno scoperto che fiori erano stati visitati, precedentemente, da almeno 135 specie diverse di vari insetti tra cui farfalle, api, falene, mosche, afidi, scarafaggi e altri ancora. Si tratta di una scoperta che apre nuove possibilità per quanto riguarda lo studio delle interazioni tra piante e insetti come specifica Thomsen: “Il metodo eDNA potrebbe fornire una panoramica completa degli insetti coinvolti nell’impollinazione di varie piante. In precedenza il focus era quasi interamente su api, farfalle e sirfidi, ma abbiamo trovato il DNA di una vasta gamma di altri insetti come falene e coleotteri che potrebbero essere anch’essi importanti impollinatori”.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it