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Sui grandi serpenti costrittori e sulle loro presunte dimensioni e capacità, circolano da sempre racconti impressionanti e letteralmente incredibili, che molto probabilmente hanno ben poco a che vedere con la realtà: la fervente immaginazione di romanzieri e cineasti ha contribuito a lasciare, nel corso degli anni, immagini di rettili smisuratamente lunghi estremamente voraci e feroci, capaci di uccidere ed inghiottire un bufalo ed anche esseri umani.

 

 

Naturalmente la realtà dei fatti si discosta notevolmente dai modelli cinematografici e letterari, anche se con qualche eccezione ben documentata e testimonianze apparentemente attendibili alle quali però non è ancora stato possibile dare conferma e su cui torneremo in seguito, dato che prima sarà necessario sfatare alcuni miti sui protagonisti di questo articolo.

Per prima cosa, per quanto concerne il primato di lunghezza conosciuto per un serpente esistono opinioni molto contrastanti anche tra i ricercatori, sebbene tutti concordino sul fatto che un tale campione possa essere ricercato solo tra i Bòidi ed i Pitonini. Per quel che riguarda la prima famiglia è comunemente accettato che solo l’anconda (Eunectes murinus), diffuso nelle foreste umide e tropicali del Sudamerica sia in grado di superare i sette metri di lunghezza, mentre nella sottofamiglia dei Pitonini le specie più grandi sono tre: il pitone reticolato (Python reticulatus), tipico delle Filippine e della regione dello Sulawesi, Indonesia, il pitone indiano (Python molurus) ed il pitone delle rocce, o pitone di Seba (Python sebae) originario dell’Africa. Le varie discordanze tra le misure massime, riscontrabili anche nei più rigorosi trattati di zoologia, sono dovute al fatto che determinare le esatte dimensioni di serpenti di questo genere al di fuori dell’esperienza dei giardini zoologici, non è affatto un’impresa facile.

Innanzi tutto simili animali si muovono continuamente allungando e contraendo il proprio corpo in qualsiasi punto ed è quindi evidente che in tale modo si possono raggiungere soltanto misure approssimative. Inoltre al contrario di altri Ofidi come ad esempio le vipere, i Bòidi non sono in grado di allungare il corpo in modo da tenerlo completamente teso. Difficoltà non minori si riscontrano nella misurazione di esemplari appena morti, infatti, conservando il corpo una certa elasticità, esiste il pericolo di tenderlo in misura eccessiva rispetto a quella naturale, né tanto meno si possono considerare attendibili gli esemplari da museo, in quanto, conservati in alcool e formalina sono invetiabilmente "contratti" e "raggrinziti" oltremisura. Causa di numerosi equivoci ed esagerazioni sono state inoltre le pelli conservate dei serpenti abbattuti, che possono raggiungere, se adeguatamente “stiracchiate”, dimensioni del 25% maggiori di quelle originarie. Stando a quanto riportato da Heuvelmans è comunque possibile riconoscere se una pelle ha subito un tale trattamento esaminando la disposizione e la forma innaturale delle squame.

Quali sono dunque le misure massime ufficialmente accertate dalla scienza ed i canoni per stabilirle? Richard Carlson, che ha passato 30 anni della sua vita lavorando con i boa ed i pitoni, oltre a stabilire una classifica degli Ofidi più grandi attualmente misurati, ha anche compilato una sorta di scaletta dei requisiti necessari per considerare come ufficialmente valida la misurazione di un serpente. Per fregiarsi di tale carica la misurazione deve rientrare in almeno uno dei seguenti parametri:
1) Essere eseguita su di un serpente catturato vivo.
2) Essere eseguita su di un serpente immediatamente dopo la sua morte in presenza di testimoni con allegate fotografie o video che ne mostrino la misurazione.
3) Un filmato o una foto di un serpente vivo prossimo ad un oggetto di lunghezza conosciuta, con testimoni presenti.

Risulteranno invece vane le seguenti prove:
1) Le pelli degli esemplari abbattuti, che come abbiamo visto possono essere facilmente manipolabili.
2) Serpenti morti misurati senza testimoni che ne confermino la misurazione subito dopo la morte. Un serpente morto può infatti crescere in dimensioni durante i processi di decomposizione e la sua carcassa può essere allungata più del normale.
3) Filmati e fotografie ottenute senza la presenza di testimoni, in quanto facilmente falsificabili.
4) Serpenti misurati nel loro ambiente naturale con testimoni presenti, ma senza prove fotografiche o filmate.
5) Misurazioni basate su di un’avvistamento. Molte persone, tra cui anche gli erpetologi più esperti, trovano difficoltà a stimare la reale lunghezza di un serpente in libertà.

Basandosi su questi rigorosi requisiti, i più grandi serpenti sulla Terra per quanto concerne la lunghezza, sono i seguenti: il pitone reticolato (10 metri), il pitone indiano (7,92 metri), il pitone di Seba (7,62 metri) e l’anaconda (6,4 metri). Queste misure, benché impressionanti, soffrono probabilmente di troppa accademicità e non è detto che, specialmente per quanto concerne gli anaconda, non possano essere superate. E' necessario ad ogni modo specificare che sebbene i pitoni possanno raggiungere maggiori lunghezze gli anaconda sono i serpenti più grandi per quanto concerne la circonferenza ed il peso corporeo.

Come precedentemente ribadito la maggior parte delle nostre conoscenze ed esperienze su questi animali, proviene dagli ambienti dei giardini zoologici e non ci permettono nemmeno di stabilire con certezza la longevità degli individui. Il record in tale senso sembra spettare di diritto ad un anaconda ospitato allo zoo di Washington che sopravvisse fino all’età di 28 anni, ma è auspicabile che allo stato libero, tali animali possano raggiungere anche i 40-50 anni di età. Quindi se risultasse vero che nei Bòidi, (come in certe specie di coccodrilli) il processo di accrescimento si conclude solo con la morte dell’individuo, non sarebbe da escludere l’ipotesi che in remote regioni tropicali sia effettivamente possibile imbattersi in esemplari di dimensioni inaspettate (Grzimek 1968).

Per quanto concerne la pericolosità nei confronti degli esseri umani, gli erpetologi sono propensi a credere che solo un Ofide lungo dai 6 ai 10 metri potrebbe essere in grado di sopraffare un uomo e comunque i dati ufficiali parlano di soli due casi documentati in cui dei serpenti, il pitone reticolato e il pitone di Seba, hanno inghiottito delle persone, mentre, benché circolino numerosissime leggende e rapporti a riguardo, citati come attendibili in un articolo di Bruno apparso sul terzo numero del bollettino ufficiale del Gruppo Criptozoologia Italia incidenti del genere, sebbene sicuramente possibili, non sono mai stati verificati ufficialmente con gli anaconda.

Questi enormi serpenti acquatici del Sudamerica sono particolarmente studiati dai criptozoologi in quanto pare che oltre alla comune Eunectus murinus possa esisterne anche un’altra specie sconosciuta, che gli indios del bacino delle Amazzoni chiamano sucuriju gigante (Heuvelmans, 1955). Il primo sostenitore occidentale dell’esistenza di un grande serpente acquatico sudamericano, “più grande della più grande anaconda”, fu Lorenz Hagenbeck, ai tempi direttore dello zoo di Hamburgo. Divenuto amico fidato di due padri missionari, Padre Heinz e Padre Frickel, raccolse da loro testimoniane di prima di mano delle quali non osò mai dubitare nemmeno per un momento, ma che a ben vedere, ammesso e non concesso che siano veritiere, contengono con ogni evidenza più di un’esagerazione, ma passiamo ai fatti...

Padre Heinz riferì che durante la grande alluvione del 1922, il giorno 22 maggio, stava attraversando un tratto di fiume in canoa diretto a Obidos quando la sua attenzione fu attirata da qualcosa che si muoveva in acqua a poco meno di trenta metri di distanza. Il missionario riconobbe un serpente acquatico gigante, che a sua detta, possedeva un corpo grosso quanto quello di un barile d’olio ed era lungo almeno 24 metri. I locali gli dissero che se il mostro non si fosse precedentemente cibato di numerosi capibara, probabilmente avrebbe assalito e divorato l’equipaggio della canoa. A questa incredibile testimonianza se ne aggiunge un’altra, ancora più sbalorditiva, dato che il 29 ottobre del 1929 Padre Heinz ebbe un secondo incontro con uno di questi mostri. In quella data, verso le 19 di sera, stava discendendo in barca il Rio delle Amazzoni diretto ad Alemquer, quando fu distratto da quelli che sembravano essere due fari accesi. All’improvviso qualcosa iniziò a nuotare nell’acqua, creando un fragore tale che sulle prime il Padre pensò che potesse trattarsi di un battello a vapore. Un attento esame della “cosa” alla luce delle lanterne gli fece però cambiare opinione: si trattava di un serpente gigante di dimensioni immani e la luce dei fari era in realtà prodotta dalla fosforescenza dei suoi occhi.

Prima di passare all’esame critico di queste due testimonianze, sarà utile ascoltare anche ciò che ebbe da dire Padre Frickel circa le sue presunte esperienze con lo sucuriju gigante. Questo francescano, prete di Oriscima, stava navigando il Rio Trombetas quando s’imbatté nella testa di un enorme serpente che stava riposando nell’acqua presso la riva. Con estremo coraggio scese dall’imbarcazione e si avvicinò al mostruoso rettile per potere osservarlo meglio, i suoi occhi, come ebbe modo di scrivere in seguito, erano grandi come piatti...

Che peso dare a questi racconti? Le testimonianze dei Padri missionari sono senza dubbio sbalorditive, ma non sono certo le più incredibili che circolano in Sudamerica sugli anaconda giganti. Se si volesse credere a tutte le testimonianze e alle fotografie che sono state fatte circolare in questi ultimi anni dovremmo ammettere che nei recessi della foresta Amazzonica possano trovare rifugio serpenti lunghi anche 50 metri, una misura davvero difficile da digerire anche per il più accanito sostenitore dell’esistenza d’ogni sorta d’animale misterioso. Paragonato a queste misure fantascientifiche il serpente di 24 metri di Padre Heinz sarebbe già più accettabile, ma personalmente mi è alquanto difficile credre che nelle foreste del Pianeta possano strisciare Ofidi lunghi più di 20 metri. Inoltre il fatto che queste testimonianze provengono da due ecclesiastici non deve necessariamente farci credere che siano veritiere, stranamente la criptozoologia ha intrecciato spesso la sua strada con numerosi testimoni oculari appartenenti a questa categoria, che spesso e volentieri si sono rivelate persone tutt’altro che attendibili...

Quello che voglio mettere in dubbio non è certo il fatto che Padre Heinz possa essersi effettivamente imbattuto in un enorme serpente, quanto la stima della lunghezza da lui attribuitagli. Abbiamo già spiegato come valutare le dimensioni di Ofidi di questo tipo allo stato naturale non sia certo un’impresa facile anche per l’osservatore più esperto, Heuvelmans, che non lasciava mai nulla al caso, cita un importante avvenimento utile a fare capire al meglio questo concetto:

Il grande esperto in rettili Hyat Verril, mentre stava esplorando la Guiana, si imbatté in un grosso anaconda raggomitolato al sole su delle rocce e chiese alle persone che si trovavano con lui quanto potesse essere lungo. Il cameraman, alla sua prima esperienza nella jungla disse 18 metri, un missionario che aveva speso gran parte della sua vita in quelle zone e che aveva potuto osservare molti grossi serpenti disse 12 metri mentre le stime degli indigeni variavano dai 6 ai 12 metri. La questione fu ignobilmente risolta da un colpo di pallottola, che “...mise fine alla carriera dell’anaconda e quando lo distendemmo e lo misurammo raggiungeva una lunghezza di 5,95 metri...”. Nemmeno le più famose fotografie devono trarre in inganno: tralasciando quelle palesemente artefatte, ve ne sono alcune senza dubbio autentiche, nelle quali però la lunghezza degli esemplari immortalati non combacia con le misurazioni ufficialmente fornite. In numerose opere è spesso riportata la fotografia di un “anaconda lungo quasi dieci metri”, che era custodito nel Giardino Zoologico di S. Paolo, in Brasile. L’immagine mostra il grande rettile sorretto da 10 persone, che sebbene di dimensioni notevoli, non sembra però essere più lunga di 7 metri.

 

Anaconda ospite del Giardino Zoologico di S.Paolo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo.



Nel 1959, periodo in cui Bernard Heuvelmans scambiava corrispondenza con il Professore Paul Bonnivair dell' Istituto Agronomico belga di Gembloux, quest'ultimo gli spedì due fotografie inviategli dal figlio Georges Bonnivair tenente-colonnello medico presso la base di Kamina, (Congo Belga) perché fossero al più presto poste all'attenzione dello zoologo. A commento delle immagini c'era il seguente testo (le omissioni tra parentesi quadre sono opera del sottoscritto).

Fotografia scattata a circa 40 dal suolo su di un elicottero della base di Kamina dall' aiutante meccanino Kindt. L'elicottero era pilotato dal colonnello aviatore B.E.M. Van Lierde DFC. Il colonnello B.E.M. Gheysen che era seduto accanto a lui stava sonnecchiando. L'elicottero volava a circa 125 metri dal suolo quando il colonnello Gheysen credé di vedere muoversi una sorta di grosso tronco d'albero [...] L'elicottero scese a circa 40 metri dal suolo e la foto fu scattata con una 35mm. Va notato che la vegetazione circostante è la savana arbustiva del Katanga che è costituita di arbusti alti in media due metri. Il luogo dell'avvistamento si trovava a 100 km nord-ovest di Kamina. La foto fu scattata nell'agosto 1959 all'ora di mezzogiorno. Il quarto membro dell'equipaggio a bordo dell'elicottero era il maggiore paracadutista Debefve DSO (Distinguished Service Order).

La stima delle quattro persone è la successiva: serpente di circa 14 metri, della larghezza di un uomo, testa triangolare con grosse "guance" simili a quelle di un cavallo. Gli indigeni del Kasai e dell'ovest Katangais conoscono questi grandi serpenti che chiamano Moma.

Intervistato diversi anni dopo l'accaduto per una puntata di un documentario sui misteri della natura presentato dal geniale scrittore Arthur C. Clarke, l’ammiraglio Remy Van Lierde, che si trovava a bordo dell’elicottero, fornì la testimonianza che segue: “Avevamo una macchina fotografica a bordo, per cui decisi di sorvolare alcune volte la buca in cui si trovava il serpente per tentare di fotografarlo. Passai sopra la buca almeno quattro o cinque volte. Nel 1959 volavo già da 25 anni, quindi avevo una grossa esperienza in materia di valutazioni della grandezza degli oggetti a terra e direi che il serpente si avvicinava ai sedici metri. Si muoveva all’interno della buca ed era di colore verde scuro, quasi marrone, con il ventre bianco. Quando mi abbassai per avvicinarmi, a circa 6 ,7 metri di altezza, il serpente si sollevò di circa tre metri e potei vedere da vicino la testa che mi guardava. Sembrava quella di un grosso cavallo con mascelle triangolari. Sono certo che se fossi stato alla sua portata mi avrebbe assalito, riuscivo a vedere benissimo il ventre che era largo almeno 60 cm e lungo quasi un metro, avrebbe potuto facilmente mangiare un uomo”.

Le immagini giunte sino a noi lasciano ben pochi dubbi interpretativi sul soggetto che ritraggono: un enorme serpente che gli specialisti hanno riconosciuto in un pitone di Seba. Purtroppo non si conosce l’altezza esatta da cui fu scattata la fotografia, che dovrebbe essere comunque stata superiore ai 35 metri, ma secondo un calcolo di Heuvelmans l’animale doveva misurare all’incirca 12 metri, misura inferiore ai 16/14 attribuitagli da Van Lierde, ma che comunque permetterebbe di stabilire un nuovo primato per quanto concerne la lunghezza massima conosciuta per quest’Ofidio. Comunque per i motivi precedentemente esposti tale misura non potrà essere ufficialmente riconosciuta e resta il rammarico che l’equipaggio belga, benché si sia avvicinato notevolmente al serpente, non abbia potuto scattare altre fotografie.

Il pitone di Seba più grande ufficialmente misurato non raggiungeva gli 8 metri di lunghezza, ma anche una dimensione del genere viene considerata eccezionale dagli erpetologi. La popolazione locale dello Zaire crede all’esistenza d’enormi pitoni lunghi 15 metri chiamati poumina, che distinguono dalle altre specie, la foto dell’equipaggio belga sembrerebbe confermare queste leggende, ma benché il soggetto ritratto sembri davvero enorme, gli esperti che lo hanno esaminato hanno identificato il serpente in un pitone di Seba. Non è impossibile che lo stesso discorso possa essere applicato anche agli anaconda del Sudamerica: i testimoni e gli indios avrebbero potuto osservare realmente enormi serpenti lunghi più di dieci metri, ma avrebbe potuto trattarsi di “comuni” anaconda di dimensioni eccezionali piuttosto che di esemplari appartenenti ad una specie tutt’ora sconosciuta.

Concludendo, per quanto concerne le possibili dimensioni massime raggiungibili dagli anaconda, anche considerando la fotografia dell’esercito belga, la quale però rappresentava un pitone, con uno sforzo di immaginazione non indifferente si potrebbe accettare che alcuni individui di anaconda sproporzionatamente giganteschi possano superare i 10 metri di lunghezzi, ma anche una misura così contenuta rispetto a quelle riportate da alcuni testimoni, risulta comunque impressionante, considerando che persino i resti fossili del Gigantophis, il più grande serpente mai apparso sulla Terra, suggeriscono una lunghezza massima inferiore ai venti metri...

Fonte: http://www.criptozoo.com

 


 

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