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Il Kongamato è un criptide che deve la sua fama ad un libro pubblicato nel 1932 di Frank Welland, esploratore del periodo, in Zambia, in cui egli descrive questo essere. Il kongamato è descritto da Welland e da numerosi testimoni come una grande creatura alata priva di peli o penne, con la pelle di colore rossastro oppure completamente nera, con becco appuntito, la sua descrizione ricorda i famosi Pterodattili, rettili volanti o pterosauri apparsi alla fine del periodo Triassico e che solcarono i cieli per oltre 65 milioni di anni, oppure può ricordare un drago o un pipistrello gigante. Il kongamato è l'eponimo usato per il Kongamato Saxum, struttura geologica dell'asteroide 101955 Bennu.

Fonte: https://it.wikipedia.org



Negli antichi racconti delle popolazioni dello Zambia e dello Zimbabwe ricorre spesso la presenza di una gigantesca creatura volante chiamata Kongamato, simile ad una lucertola, con ali da pipistrello ed un becco con una serie di denti affilati. Diverse spedizioni nelle grandi paludi che ricoprono quei territori hanno portato a credere che in quelle zone vivano ancora degli pterodattili. Tra il 1911 e il 1922 l’inglese Frank Melland ricoprì la carica di magistrato distrettuale per le autorità coloniali dell’attuale Zambia, in Africa. Nutriva un vivo interesse per la storia naturale ed era stato nominato membro del Royal Anthropological Institute, della Royal Geographical Society e della Zoological Society. Nel 1923, quando tornò in Inghilterra, pubblicò il libro “In Witch-bound Africa” (Magia in Africa), uno studio sullo sciamanesimo tribale che aveva avuto modo di osservare negli anni di residenza nella colonia. Melland racconta che, un giorno, gli venne descritto un particolare incantesimo usato per attraversare i fiumi in modo da evitare gli attacchi di una creatura molto temuta che gli indigeni chiamavano kongamato; il racconto risvegliò immediatamente il suo interesse per la zoologia. Quando chiese che cos’era un kongamato, ricevette una risposta sorprendente: i suoi interlocutori dissero che era una specie di uccello o, piuttosto, una creatura volante simile a una lucertola con ali da pipistrello che raggiungevano un’apertura anche di due metri e un becco con una serie di denti affilati. Melland scrisse: “Mandai a prendere due libri che avevo a casa con alcune illustrazioni di pterodattilo; tutti gli indigeni le riconobbero e le identificarono, immediatamente e senza nessuna esitazione, con il kongamato“. A quanto dicevano, viveva nelle paludi della giungla, in particolare quelle lungo il fiume Mwombezhi, che nasce vicino al confine con lo Zaire. Anche più a sud, nello Zimbabwe, si raccontavano storie su questa creatura. Il giornalista inglese G. Ward Price riferì che un funzionario coloniale, la cui zona amministrativa includeva una grande palude, gli raccontò che la popolazione locale temeva l’animale a tal punto che si rifiutava di attraversarla. Un uomo però si dimostrò abbastanza audace da avventurarvisi. Ne uscì poco dopo con una profonda ferita sul petto e disse che era stato attaccato da un grande uccello con un lungo becco. Il funzionario riuscì a procurarsi un libro con le figure di alcune creature preistoriche, che fece vedere all’uomo ferito; lui lo sfogliò senza fare commenti ma, quando vide la figura di uno pterodattilo, cominciò a gridare e fuggì immediatamente. Il funzionario disse a Price che gli sembrava “alquanto probabile che in quella vasta zona inesplorata vivessero ancora degli pterodattili“. Gli indigeni della regione, comunque, non sono i soli ad aver visto queste strane creature; nel 1941 un ufficiale dell’esercito britannico e i suoi uomini ne scorsero una che volava sopra le loro teste. Quell’anno il tenente colonnello A. C. Simonds era in Sudan agli ordini di Orde Wingate, che stava preparando l’invasione dell’Etiopia per reinstaurare sul trono l’imperatore in esilio Hailè Selassiè. Come atto strategico preliminare Simonds, al comando di un piccolo gruppo di ufficiali e soldati semplici, venne mandato a sud. Lui e i suoi uomini lasciarono la città di Roseires, nel Sudan meridionale, e attraversarono il confine con l’Etiopia dirigendosi a est, attraverso la giungla, verso l’altopiano di Belaya, dove giunsero quindici giorni dopo. Fu durante la marcia che tutti videro una strana creatura volante che corrispondeva alla descrizione di uno pterodattilo. Nelle sue memorie private dedicate alla figlia, il tenente colonnello Simonds descrisse quanto accadde: “Durante la marcia, sentivamo e vedevamo continuamente molti animali selvatici e, una volta tornato alla civiltà, raccontai questa storia, ma nessuno mi credette. A un certo punto, vedemmo planare su di noi un uccello enorme: sulla punta delle ali aveva due piccole escrescenze, come due mani, o, piuttosto, come se avesse due paia d’ali, uno grande e uno piccolo. Quando arrivai al Cairo, ne parlai con vari naturalisti che, dopo aver controllato ciò che gli avevo detto, conclusero che avevo visto uno pterodattilo, un animale estinto da più di un milione di anni“.

Fonte: https://www.viaggionelmistero.it

 

 

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