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Di avvistamenti avuti da persone “comuni” la memoria storica, la letteratura ufologica e il web ne contano una miriade impressionante da non riuscire a catalogarli e menzionarli tutti. Ma quando ad avere un avventura degna di nota sono militari, poliziotti e persone con un mestiere che fa da “garante” la cosa si fa più seria. Quello che vi racconto in questo articolo, anche se un po’ datato ha dell’incredibile. Questi i fatti raccolti dal web e tradotti da me dall’inglese.

 

 

Alle 23 circa di venerdì 3 settembre 1965, nella località di Damon (Texas, Stati Uniti), il vice sceriffo Bob Goode, 50 anni all’epoca dei fatti, stava guidando la sua auto di pattuglia a sud di Damon verso West Columbia sulla Highway 36. C’è da fare una premessa che alla fine avrà l’impatto di mistero al pari del’avvistamento stesso. Il giorno prima lo sceriffo Goode aveva subito una ferita provocata da un morso all’indice della mano sinistra da un cucciolo di alligatore, ed aveva chiesto al suo collega di pattuglia Billy McCoy, 38enne (sempre all’epoca dei fatti…) di guidare per lui nel caso in cui il dolore si sarebbe riacutizzato con la sua guida. Durante il loro turno di pattuglia improvvisamente McCoy fu attratto da una luce viola brillante all’orizzonte a sud-ovest, a circa 5-6 miglia di distanza. In un primo momento i due pensarono che poteva trattarsi di qualche problema nei campi petroliferi vicini, forse una piattaforma petrolifera di perforazione o da un problema alla rete elettrica. Dopo qualche istante una seconda luce questa volta blu, dal diametro inferiore a quella viola emerse dal basso per spostarsi verso destra per poi fermarsi appaiata all’altra. Entrambe le luci rimasero ferme per un po’ prima di iniziare a spostarsi verso l’alto con un movimento che i due agenti definirono “galleggiante”, e continuò fino a che gli oggetti raggiunsero un’altezza di 5-10 gradi sopra l’orizzonte. Goode guardò le luci attraverso il suo binocolo, ma non riuscì a capire di cosa potesse trattarsi. Spinti dalla curiosità e dal senso del dovere i due agenti proseguirono sulla strada cercando di avvicinarsi il più vicino possibile al luogo dell’avvistamento. Quindi con la dovuta cautela si fermarono di nuovo ad una distanza di sicurezza per osservare meglio quello che stava succedendo, ma questa volta le luci improvvisamente piombarono nella loro direzione, coprendo la distanza che intercorreva tra loro in 1-2 secondi, fermandosi di colpo pressapoco sulla loro autovettura che venne avvolta (assieme al terreno circostante) da una luce viola molto brillante e calda. I due poterono cosi vedere che la luce viola e quella blu erano attaccati alle estremità opposte di un enorme oggetto di circa 150 metri di lunghezza, a circa 100 metri di altezza. Nella sua successiva dichiarazione alla Air Force, McCoy descrisse così ciò che vide:
“Il grosso oggetto era chiaramente a me visibile e sembrava essere di forma triangolare con una luce viola luminosa sull’estremità sinistra e la più piccola blu, meno brillante, all’estremità destra. L’oggetto sembrava essere scuro, di colore grigio senza altre caratteristiche distintive, di circa 150/200 metri di larghezza e 40-50 metri di spessore in mezzo, si assottiglia verso entrambe le estremità. Non c’era nessun rumore nell’aria circostante. La luce viola brillante illuminava il terreno direttamente sotto e l’area di fronte ad essa, tra cui l’autostrada e l’interno della nostra auto di pattuglia. L’erba alta sotto l’oggetto non sembra essere disturbata da vento o altro. C’era la luna luminosa fuori che proiettava l’ombra dell’oggetto sul terreno immediatamente sotto di esso.” Per entrambi gli uomini, l’oggetto sembrava essere “grande come un campo di calcio.” Goode sentiva un forte calore che l’oggetto emanava sul suo braccio sinistro, attraverso la camicia che sporgeva dal finestrino. Dopo pochi secondi, con lo strano oggetto a librarsi direttamente sulle loro teste, fuggirono spaventati in direzione Damon, come dichiararono: “Il più veloce possibile, fino a 110 miglia all’ora.” McCoy continuò a tenere lo sguardo monitorando dal lunotto posteriore della vettura per 10 a 15 secondi l’UFO che continuava ad oscillare restando nello stesso punto. Poi bruscamente come se fosse stato sparato via, si diresse nella direzione da cui era venuto. “Dopo essere arrivato alla sua posizione originale,” McCoy riferì che l’oggetto si diresse dritto in aria e scomparve a 25-30 gradi sopra l’orizzonte. La loro fuga si fermò a Damon, ma gli agenti ripresero la calma e decisero di tornare indietro per indagare o perlomeno di cercare di capire cosa avessero visto inizialmente senza trovare nulla di significativo. Ma ad un certo punto l’oggetto, con uno strano movimento galleggiante si ripropose loro in lontananza. Temendo un’altro incontro ravvicinato i due agenti presi dal panico scapparono nuovamente. Goode e McCoy continuarono il loro turno tra incertezze e dubbi fino alle tre del mattino circa, per poi fermarsi per la prima colazione in un bar. Goode nel momento di pausa notò che la ferita alla sua mano non era più dolente, e quando si tolse la benda scoprì con stupore che il gonfiore era sparito e che la ferita era quasi rimarginata del tutto. Il giorno dopo, la ferita si mostrò praticamente senza cicatrici. Gli agenti fecero rapporto ai loro superiori e inoltre riferirono dell’accaduto al Maggiore Laurence Leach, Jr. della Base di Ellington Air Force, arrivato apposta l’8 settembre 1965 per intervistare McCoy e Goode e prendere una loro dichiarazione ufficiale. Il rapporto del Maggiore Leach alla sede “Progetto Blue Book” a Wright-Patterson Air Force Base, faceva trapelare la sua intenzione di credere senza perplessità al racconto dichiarando successivamente “Non ho alcun dubbio nella mia mente. Sicuramente hanno visto un oggetto strano e vissuto un fenomeno insolito… Entrambi gli ufficiali sono persone mature, intelligenti e ad un livello mentale in grado di un ottimo giudizio e di ragionamento.” Successivamente dell’accaduto se ne occupò oltre all’Air Force, il Project Blue Book file e Donald E. Keyhoe e Gordon IR Lore, Jr. del NICAP. L’accaduto pian piano è poi scivolato come altri nell’oblio restando un fatto di cronaca, ma che comunque all’epoca suscitò non poche perplessità e interesse da parte delle forze armate statunitensi. La curiosità che più colpisce è la completa e istantanea guarigione della ferita che lo sceriffo Bob Goode si era procurato il giorno prima con il morso di un alligatore. La cosa apre uno scenario sulle possibili tecnologie che l’UFO utilizzava per la propulsione. Onde elettromagnetiche o qualcosa di simile ma comunque un energia per il proprio movimento basato su qualche forza magnetica, che a tutt’oggi a noi è ancora sconosciuta che possiamo riscontrare però anche in altri casi.

Articolo di Raffaele Di Grazia

Fonte: http://incontriravvicinati.altervista.org

 

 

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