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Sembrano inarrestabili le fiamme che da giorni stanno devastando il Nord della California: finora hanno ridotto in cenere 134 mila acri di terreno, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case, nonostante a contrastare i vari fronti dell’incendio – oltre 20 – vengono impiegati più di 9.300 vigili del fuoco. L’incendio più vasto copre tre contee ed è stato chiamato ‘Rocky Fire’. Dal 29 luglio ha gia’ incenerito almeno 50 strutture, tra cui 24 case, costringendo all’evacuazione almeno 12 mila persone. Questa mattina era contenuto per il 12 per cento, ma continua a minacciare oltre 6.300 abitazioni, come riferisce il Los Angeles Times. Solo li sono al lavoro oltre 2.900 pompieri, con l’impiego di oltre 180 autobotti, quattro aerei cisterna e 19 elicotteri. Si tratta di una zona che abbraccia le contee di Colusa, Lake e Yolo, e che “ha poca o nessuna storia di incendi”, ha affermato il Dipartimento della California per le Foreste e la protezione dagli incendi. Ma ad essere colpite da incendi di varie dimensioni sono anche diverse altre zone. Nella regione di Santa Barbara le fiamme si estendono su un’area di circa 50 acri, mentre nella contea di San Bernardino, scrive la Cnn, sono gia’ stati bruciati oltre 31 mila acri di terreno. In gran parte dei casi, gli incendi sono stato messi sotto controllo per almeno il 60 per cento, secondo quanto riferiscono le autorita’ locali, ma allo stesso tempo sembrano aprirsi altri fronti. A favorire le fiamme ha contribuito il caldo e il forte vento, oltre alla grave siccita’ che da almeno quattro anni affligge la California. E paradossalmente, ad innescare gli incendi in molti casi sono stati dei fulmini, scaturiti da temporali che pero’ portano pochissima pioggia e per questo sono chiamati “Dry thunderstorms”, (temporali a secco). Per mobilitare ulteriori risorse, il governatore dello stato, Gerry Brown, ha gia’ da tre giorni dichiarato lo stato di emergenza, proprio sottolineando che “la siccita’ e il gran caldo hanno trasformato la California in una polveriera”. Frattanto, nel Nord dello stato sono state chiuse due delle principali autostrade, che di fatto ora fungono da ‘barriere tagliafuoco’, mentre nelle scuole e in altri edifici pubblici sono stati allestiti centri di accoglienza per gli sfollati.

 

"Adesso parliamo di un nuovo fenomeno utilizzato dagli dèi per ottenere quello che cercano nel nostro mondo. Un fenomeno che al lettore sembrerà strano, perché probabilmente non ha mai sospettato che potesse avere un simile retroscena, anche se sono sicuro che in più di un’occasione avrà pensato a ciò con una certa angoscia o, se non vive in campagna e non può esserne colpito, almeno con un po’ di curiosità. Mi riferisco ai grandi incendi forestali. Può darsi che mi sbagli nuovamente, ma sono presenti in questo fenomeno, quando lo si consideri globalmente, molte circostanze strane. Qualche tempo fa, quando gli incendi forestali estivi costituivano, non solo in Spagna ma in tutta Europa, una vera preoccupazione, scrissi un articolo intitolato “Chi brucia i monti?”. La rivista alla quale era destinato non ne considerò prudente la pubblicazione perché pensò che era troppo audace. Oggi, vari anni dopo, quando gli incendi forestali sono diventati l’incubo di certe nazioni, senza che né le autorità né i tecnici siano capaci di trovarvi una causa o una soluzione, riaffermo più ancora il mio sospetto che dietro alle cause genuinamente naturali può esserci la mano o l’alito di alcuni di questi dèi che ravvivano le fiamme. E in molti casi credo che non ci sia stata nessuna causa naturale, bensì che essi direttamente - e a volte sfacciata-mente - sono stati gli incendiari. Prima di trascrivere alcune parti dell’articolo a cui mi riferivo, devo ricordare al lettore ciò che ho detto alla fine del precedente capitolo riguardo all’energia vitale che si libera quando la materia viva si disintegra violentemente. La materia torna alla terra, però la vita di cui era impregnata si rilascia e si libera in forma di radiazioni o di onde di enorme frequenza, e totalmente impossibili da captare da parte degli strumenti di cui si vale la scienza. Quando si bruciano corpi di animali, questa energia si rilascia rapidamente e in abbondanza, mentre quando si brucia della materia vegetale si rilascia in ben minor proporzione; per questo, per ottenere una qualche quantità apprezzabile di questa energia sottile, bisogna bruciarne grandi quantità. Devo confessare - così cominciava il mio articolo - che fu una circostanza banale quella che mi animò a mettere per iscritto il mio sospetto che gli incendi forestali non fossero così naturali come sembravano essere. Fu un fatto che mi successe alcuni giorni prima su un monte galiziano, regione in cui si danno in abbondanza precisamente di questi incendi inesplicabili. Camminavo assieme a due anziani in un bosco di pini parlando del grande pericolo costituito oggi dagli incendi di montagna, quando l’anziana disse spontaneamente: “Deus nos libre d’unha mala fada” (“Dio ci liberi dalla fata cattiva”, anche se in galiziano “mala fada” significa anche “infortunio” o “disgrazia”). Sulle labbra dell’anziana, quella frase era solo un’istintiva eco con la quale ripeteva in maniera meccanica ciò che quasi sicuramente aveva sentito molti anni prima dai suoi genitori, e in realtà non seppe spiegarmi perché lo diceva. Ma giunto al mio orecchio ciò dette adito ad un sospetto. Insisto nel fatto che sono solo sospetti, però d’altro canto ci sono molti fatti che danno credibilità a questi sospetti; fatti che provengono da luoghi, epoche e latitudini differenti. Nel 1979 si riunì ad Ourense un gruppo di esperti dell’ambito dell’industria del legno, alquanto preoccupati dalla grande quantità di incendi forestali. L’oggetto della riunione era, soprattutto, arrivare a qualche accordo riguardo a quale potesse essere la loro origine. Le conclusioni alle quali giunsero furono sconcertanti: trovarono nientemeno che quattordici possibili cause. Ma quod nimis probat, nihil probat; ciò che troppo prova, nulla prova. Quattordici cause erano troppe per essere prese sul serio, e in certo modo si annullavano a vicenda. In realtà erano quattordici teorie allo sbaraglio che cercavano di spiegare un fatto inspiegabile. Io non nego che un bosco possa ardere per cause completamente naturali o umane, come l’azione di un piromane, il mozzicone di un irresponsabile, una scarica elettrica, ecc., però nessuna di queste cause, e neppure tutte assieme, sono capaci di spiegare l’enorme quantità di incendi che in questi ultimi anni sono divampati non solo in Spagna ma in tanti altri paesi del mondo. Una delle cause che per molto tempo si sono ammesse come possibile spiegazione è che i vetri o le bottiglie, e specialmente i fondi di bottiglie rotte abbandonate sui monti, facessero da lente, concentrando così i raggi solari e appiccando l’incendio. Questa causa fu studiata negli Stati Uniti, in special modo da un’università dell’ovest del paese, dato che anche lì si danno con notevole frequenza questi grandi incendi inspiegabili, e si trovò che di circa 5000 prove che vennero fatte (lasciando fondi di bottiglie in luoghi in cui con certa facilità potevano provocare un incendio) nessuna diede luogo ad un incendio reale. Della maggioranza delle altre “quattordici cause ourensi” si potrebbe dire qualcosa di simile. Sì che bisogna riconoscere una responsabilità maggiore ai mozziconi lanciati sulla strada dagli irresponsabili, ai resti dei falò degli escursionisti e soprattutto agli psicopatici incendiari e agli incendi dolosi; ma neppure così si spiega lo strano fenomeno in tutta l’estensione e l’abbondanza che ha raggiunto in questi ultimi anni; e ancor più tenendo conto che alcuni di questi grandi incendi sono cominciati molto lontano dalle strade, in luoghi dove non arrivano mai i turisti domenicali (che sono i più pericolosi) e soprattutto tenendo conto della circostanza che, in molte occasioni, gli incendi sono cominciati simultaneamente o con ben poca differenza in termini di tempo lungo tutta una montagna o una cordigliera. Ecco alcuni degli indizi che mi hanno fornito la pista che ci troviamo di fronte ad un fatto paranormale di vaste dimensioni. Nell’anno 1979, quando viaggiavo da solo per una regione montagnosa ai confini delle province di Pontevedra e La Coruña, nell’arrivare alla cima di una montagna mi trovai improvvisamente di fronte ad un incendio spaventoso che stava divorando una pineta, con fiamme di più di dieci metri d’altezza e che stava avanzando minacciosamente verso la stretta strada per la quale io dovevo passare. Si stava facendo notte, e quella visione dantesca mi impressionò perché, caso strano, da almeno dieci minuti stava cadendo una pioggia torrenziale in tutta quella regione. Io, davanti allo spettacolo di quelle enormi fiamme insensibili all’acqua che cadeva, fermai il veicolo e cercai di scendere per convincermi che fosse vero quello che stavo vedendo. Riuscii solo a mettere a terra il piede sinistro, perché il mero tentativo di uscire mi lasciò bagnato fradicio. Ricordo che permasi un certo tempo con il finestrino abbassato per ascoltare il minaccioso crepitio delle fiamme e per contemplare quello spettacolo incredibile. Trascorso un mese dall’esser stato testimone di questo fatto, a migliaia di chilometri di distanza, a Los Angeles, in California, presenziai ad un altro fatto strano molto connesso con il precedente. Da uno dei quartieri di quella immensa città potei vedere come su un fronte di alcuni chilometri ardevano tutte le colline di Beverly Hills, con l’incendio che si estendeva fino in riva al mare. Questo incendio fu un fatto notorio perché tra le molte case che distrusse c’erano anche quelle di alcune star del cinema. La cosa curiosa fu che le autorità non poterono spiegare come ciò avesse potuto cominciare in così tanti punti in modo simultaneo, e come si era potuto propagare in modo tanto rapido. Conservo ancora i titoli dei giornali con le congetture e le stranezze derivate da un avvenimento così distruttore e così inspiegabile. Questa mia credenza non è così stravagante come potrebbe sembrare a prima vista, ed ha un’enorme quantità di prece-denti a suo supporto nel campo della paranormalogia. Il fatto di “produrre incendi” è qualcosa con cui ci si imbatte spesso per coloro che si dedicano all’indagine dello strano mondo del pa-ranormale. In Galizia ci sono strani incendi che i contadini chiamano “ameigados”, cioè causati da “meigas” o fate. Conosco i dettagli di uno di questi roghi nella provincia di La Coruña, dove i proprietari di una casa rurale, con la loro piccola tenuta intorno, erano perpetuamente in guardia di fronte alle fiammate che spuntavano repentinamente e spontaneamente da qualsiasi angolo della fattoria, divorando in pochi istanti tutto quello che si trovava nei paraggi e minacciando di estendersi al resto del-la proprietà se non si accorreva con prontezza. Non finiva in pasto alle fiamme solo la materia facilmente infiammabile come la paglia, ma finì avvolto dalle fiamme lo stesso carro da lavoro di materiale solido e duro, restando di esso solo i resti carbonizzati. Nei fenomeni di poltergeist che studiamo in parapsicologia, l’agente che causa rumori, rottura di oggetti, lanci di pietre e ogni sorta di strani fenomeni è di norma anche il causante di incendi. Conosco un caso in cui i pompieri di una piccola città degli Stati Uniti optarono per stazionare uno dei loro camion-pompa di fronte ad una casa nella quale ogni quarto d’ora si denunciava un incendio inspiegabile. In demonologia - che non solo nella mentalità popolare, ma in tutta la sua profonda realtà è imparentata con tutti questi bizzarri fenomeni -, il “causare fuoco” è qualcosa che viene costantemente attribuito al “demonio”. (E scrivo “demonio” tra virgolette perché non lo ammetto come ci viene presentato dal cristianesimo, vale a dire come un nemico personale di Dio. Sì che lo ammetto però come uno di questi esseri sovrumani di cui precisamente stiamo trattando in questo libro e le cui mani-festazioni sogliono essere negative per gli uomini). È significativo il titolo del capitolo 13 del libro Demonolatriae libri tres di Nicolai Remigii, pubblicato nel 1595: “I demoni danno fuoco alle case e agli edifici. Alcuni esempi”. Remigii fornisce esempi su esempi di fuochi che secondo la mentalità di quei tempi erano attribuiti al “demonio”. Naturalmente in parapsicologia dobbiamo saper distinguere bene tra la spiegazione che i diversi popoli e persone possono dare a questi strani fatti e la realtà innegabile dei fatti stessi. Nella vita di San Giovanni Maria Vianney (un santo francese del XVIII secolo) ritroviamo che il “demonio”, furioso perché il santo non cadeva nelle sue trappole, causava strani e repentini incendi in casa sua. Nel campo dell’ufologia troviamo ugualmente che i fuochi sono un aspetto molto relazionato con questi misteriosi visitatori, e non solo nel causarli, ma anche nello spegnerli, confessando però che sono molto più abbondanti i casi in cui questi intrusi spaziali, invece di spegnere fuochi, li appiccano. Dell’ondata del 1975 di Porto Rico, dove assieme ad una grande quantità di OVNI si videro nel cielo altre strane creature somiglianti a grandi uccelli (fenomeni successi anche da altre parti in concomitanza agli avvistamenti OVNI), conosco da vicino il caso di una piccola capanna sulla quale si posò uno di questi grandi “volatili”, la quale capanna finì inspiegabilmente in fiamme quando la creatura scomparve. Ma il caso più istruttivo in questo particolare è il famoso “fuoco di Peshtigo”, più conosciuto come l’“incendio di Chicago” per essere stata questa una delle sue conseguenze più famose. Molta gente non sa che la stessa notte in cui Chicago andò a fuoco (l’8 ottobre del 1871) arsero anche molti altri piccoli paesi e persino delle città, come l’oggi popolosa Greenbay, dove morirono bruciate circa 3000 persone. E quella stessa notte arsero enormi estensioni di terreno in almeno sette stati degli Stati Uniti, comprendendo una superficie equivalente alla metà della penisola iberica. La causa di questo fantastico incendio? Né più né meno che quello che oggi chiamiamo un OVNI; una palla di fuoco che passò a nord e a nord-est degli Stati Uniti dallo stato del Nebraska fino a quello della Pennsylvania, seguendo una linea retta di non meno di 2000 chilometri e causando al suo passaggio enormi conflagrazioni in migliaia di chilometri quadrati. Secondo i testimoni oculari, un calore opprimente scese improvvisamente dal cielo, soffocando chiunque si trovasse in una spianata priva di un posto nel quale ripararsi. Questo è quanto ho recuperato dal mio articolo non pubblicato. Da allora ho continuato a raccogliere dati che hanno accresciuto i miei sospetti. Si leggeva sull’Excélsior del Messico il giorno 29 settembre 1979: “Un totale di 25.000 ettari di pascoli e boschi di San Pedro Mártir e Sierra Juárez, nel municipio di Ensenada, furono distrutti da incendi durante la stagione estiva”. Notizie come questa se ne possono trovare in tutti i giornali di buona parte delle nazioni del mondo, soprattutto di quelle in cui abbondano i boschi. Nei momenti in cui scrivo queste righe, un gigantesco incendio forestale imperversa già da quattro giorni su boschi e paesi dell’Australia, e ha consumato fino a questo momento una superficie di circa 3000 chilometri quadrati. Naturalmente, le persone che vivono in città si rendono conto appena di queste enormi conflagrazioni e per loro non è altro che una notizia qualsiasi del giornale o della radio. Quando nell’anno 1982 attraversai il Portogallo da Oporto fino alla città di Castelo Branco, lo feci passando per chilometri e chilometri di monti completamente arsi sui quali non rimanevano segni di vita. Il Brasile è molto probabilmente la nazione che conta la maggior quantità di boschi vergini di una frondosità impenetrabile. Orbene, negli anni ’60 arse una superficie di bosco comparabile alla superficie di tutta la Spagna. Nel caso del Brasile si sa di molta gente interessata a questa pratica barbara con il fine di ottenere che gli indios che abitano in certe zone si ritirino più all’interno dell’immenso Mato Grosso e lascino il terreno libero agli sfruttatori. (Questo genocidio è stato denunciato ripetutamente alle Nazioni Unite, ma i militari che mal governano quel paese sono molto occupati a torturare “comunisti” e leaders operai e non hanno tempo per queste piccolezze). Sebbene sia vero che, come abbiamo detto anteriormente, in moltissimi casi si potrà trovare una causa perfettamente u-mana e naturale per questi fenomeni, è anche vero che la faccenda degli incendi forestali è una qualsiasi di quelle in cui questi esseri “superiori” coprono le loro attuazioni sul nostro pianeta sotto le apparenze di fenomeni naturali, quando in realtà sono fenomeni causati o accentuati da loro. Inoltre in certe occasioni fanno esattamente il contrario, vale a dire che ci fan-no credere che qualcosa sia soprannaturale quando in realtà è qualcosa di perfettamente naturale, ma che dovuto a cause che noi ignoriamo e che essi usano come gli pare per impressionarci (cominciando dai loro stessi personaggi, i quali ci han-no fatto adorare come se fossero dèi quando in realtà sono solamente altri esseri intelligenti dell’Universo). Tuttavia ci sono casi in cui non c’è dubbio su chi siano stati i causanti dei fuochi. Nelle righe anteriori abbiamo portato alcuni di questi casi. E affinché il lettore veda che questi fatti non so-no solo cosa del passato, trascriverò questa notizia apparsa sul quotidiano Crónica di Buenos Aires il giorno 14 agosto del 1982, riferitami da parte del ricercatore portoricano Noel Rigau: «UN OVNI INCENDIARIO A CATAMARCA. Un incendio registrato oggi nella località di Londres e frazioni ha colpito 11 abitazioni e ha causato delle ferite a due persone oltre a importanti perdite in piantagioni di alberi di noce, di citrus e di vigneti; e sebbene le forti raffiche di vento che si registravano in quel momento fecero temere la popolazione per la propria sicurezza, il fuoco si allontanò poi verso le colline, dopo che il vento aveva cambiato direzione. Tuttavia, quando l’origine del sinistro non andava al di là di semplici congetture, un comunicato ufficiale lasciò perplessa la popolazione. In effetti, il Comando di Polizia ha informato questa sera che un incendio registrato nel-la città di Londres era stato causato da un oggetto volante non identificato (OVNI) che in due occasioni era riuscito a mettersi in contatto con la terra.» Il comunicato dato attraverso il Dipartimento di Pubbliche Relazioni del Comando di Polizia diceva così: «Nella località di Londres, circoscrizione di Belén, si alzò ieri sera un vento zonda di una velocità approssimativa di 150 chilometri orari, provocando copiosi danni, tetti scoperchiati, caduta di alberi e di pali della luce. Alle ore 3:50 è stato osservato un OVNI che si spostava da ovest ad est ad un’altezza di 7 metri, illuminando la popolazione con una luce gialla di una circonferenza di 50 metri. Posteriormente si è posato a terra in u-na tenuta per poi rialzarsi in volo dirigendosi verso nord-ovest, scendendo nuovamente a intervalli da due a tre minuti, potendosi osservare come immediatamente si produceva un vorace incendio nel luogo presso il quale si era posato. Tale sinistro si è espanso a causa del forte vento...» E continua il quotidiano Crónica per un’intera colonna dando maggiori dettagli dell’avvenimento. Nel caso avessimo dei dubbi sul fatto che si tratti solo di una notizia sensazionalistica qualsiasi, quattro giorni più tardi il quotidiano Clarín, ancora di Buenos Aires, si dilungava sul fatto dopo una propria indagine: «PAURA NELLA CATAMARCA PER UN OVNI INCENDIARIO... I movimenti dell’OVNI sono stati seguiti con preoccupazione dall’auto di pattuglia della polizia degli agenti provinciali Andrés Soria e Ramón Carpió mentre stavano effettuando un giro di routine per il paese. Tutta la provincia della Catamarca è in agitazione a causa dello strano incendio nei campi che si è prodotto in una estremità della località di Londres a partire da una grande fiammata emessa da un oggetto volante non identificato (OVNI), secondo quanto informa la stessa polizia locale. Mentre cominciava a soffiare un forte vento, gli agenti di polizia videro l’oggetto fermo e posato su una strada all’incrocio delle vie Zurita e Calchaquí. Quando essi fermarono il loro veicolo, l’OVNI si alzò rapidamente, e dopo un percorso a zigzag produsse un violento scoppio da cui derivò una immensa fiammata...» Il quotidiano Clarín continua la sua informazione apportando ancora resoconti di testimoni oculari e terminando con questa descrizione intimoritrice: «Alberto Seleme, un caratteristico abitante del posto, corroborò quanto espresso e aggiunse: “Era qualcosa di dantesco; la terra, il vento, il fumo, il pianto della gente che correva, le fiamme. La polizia suonava le sirene. Era tutto un inferno.» Al contrario, come dicevamo, in certe occasioni si sono visti questi misteriosi visitatori dello spazio che spegnevano fuochi. Conosco da vicino un caso accaduto a Tolima (Colombia), in cui il rancho di una giornalista molto conosciuta fu salvato dall’essere divorato da un incendio grazie all’opportuno e manifesto intervento di un OVNI. La giornalista era atterrita; in compagnia di un’amica, entrambe videro come le fiamme avanzassero inghiottendo tutto e come fossero già a poca distanza dalla casa quando un apparecchio di forma di disco si avvicinò lenta-mente verso le fiamme ad altezza molto bassa. In pochi istanti si sentì un freddo intensissimo che non solo fece tremare lei e tutti i peones della proprietà che stavano lottando per impedire che il fuoco avanzasse, bensì fece che le enormi fiamme si estinguessero in pochi secondi. La stessa proprietaria della tenuta mi spiegò in dettaglio com’era avvenuto l’incredibile fatto, e mi mostrò una copia del quotidiano El Tiempo nel quale aveva narrato in un’intera pagina quanto era successo. Quando nell’anno 1931 ci fu un grande incendio forestale presso il misterioso Mount Shasta (in California), che avanzava rapidamente per su un versante del monte divorando ogni cosa, secondo molti testimoni si vide apparire una stranissima nebbia che inspiegabilmente lo placò. Il punto dove il fuoco si fermò si poté vedere per molti anni come una curva perfetta-mente tracciata nel mezzo della montagna. Ammetto la possibilità di essere in errore e che tutti i miei sospetti non siano altro che mie immaginazioni; però, di nuovo, constatando nella Bibbia e nella storia di molti popoli antichi l’interesse e l’insistenza che gli dèi avevano per la cremazione delle offerte che esigevano, fossero queste di animali o di vegetali, mi riaffermo nei miei sospetti."

 
Tratto da: "Difendiamoci dagli Dei" di Salvador Freixedo, Risveglio Edizioni

Fonte: http://coscienzaliena.blogspot.com

 


 

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