In questo articolo ci interesseremo di una questione molto controversa e combattuta ovvero qual è l’origine degli antichi astronauti.
Pertanto esporremo le teorie di alcuni autori riguardanti tale problematica.
Fin dagli anni 50 del secolo scorso è stata forte la suggestione per tanti autori di indicare Marte e Venere come luoghi di possibile provenienza degli antichi astronauti pur non esistendo all’epoca nessuna evidenza che fossero mai esistite su tali pianeti le condizioni necessarie per l’esistenza su di essi di una razza intelligente.
D’altre parte il fascino di Marte e Venere come possibili sedi di una progredita civiltà aliena faceva da tempo capolino nella letteratura di fantascienza di quel periodo storico.
Tra gli autori che hanno indicato Marte come luogo di origine degli antichi astronauti cominceremo col citare l’archeologo Henri Lhote, il quale volle chiamare “il gran dio marziano” una delle incisioni più grandi scoperte nel Tassili.
Lhote suscitò scalpore quando azzardò che alcune figure incise sulla roccia in Algeria trovassero la loro ragion d’essere nelle visite di extraterrestri avvenute nel lontano passato.
L’archeologo francese suggerì anche che una delle rappresentazioni più grandi incisa nel Tassili (Algeria) soprannominata da Lhote “il gran dio marziano“ potesse essere una divinità proveniente da Marte.
Se dobbiamo dire che tale figura incisa sulla roccia può senz’altro essere considerata una delle più grandi pitture preistoriche fino ad oggi conosciute.
Secondo l’archeologo francese tale immagine dimostrerebbe che i marziani hanno messo piede nel Sahara molti secoli fa.
Non tutti gli autori condividono l’opinione di Lhote riguardante questa incisione sulla roccia.
Per fare un esempio Roberto Pinotti ha affermato che l’immagine descritta da Lhote con tanta enfasi non rappresenta una divinità marziana, ma un essere umano ornato di maschera con indosso un costume rituale.
Un altro autore che ha affermato che Marte è il luogo di origine degli antichi astronauti è Briensley Le Poer Trench.
Secondo tale autore Noè e altri personaggi biblici erano vissuti inizialmente nelle Eden su Marte, poiché il pianeta rosso aveva dei canali mentre la Terra no.
Ma tale autore non si ferma qui con le sue affermazioni incredibili sostenendo che ad un certo punto della storia di Marte la calotta glaciale artica marziana si sciolse e da ciò dipese la partenza per il nostro pianeta dei marziani circa 60.000 anni fa.
Naturalmente nei libri di tale autore non c’è nessuna prova a sostegno delle incredibili ipotesi avanzate.
Prenderemo ora in considerazione le ipotesi e le affermazioni di Robert Charroux uno scrittore esoterista il quale in alcuni dei suoi libri discusse da vicino anche la teoria degli antichi astronauti.
Riguardo la loro origine Charroux affermava che essi potevano venire da una zona vicina all’orbita di Marte o degli Asteroidi dove la temperatura è più bassa che non sulla Terra.
Tali esseri alieni provenienti da Marte o dagli Asteroidi si sarebbero insediati tra l’Islanda e la Groenlandia in quella che sarà ricordata come Iperborea.
Tali alieni col passare del tempo sarebbero diventati gli antenati dei celti.
Anche Charroux tuttavia nei suoi libri non porta nessuna testimonianza valida a sostegno dell’origine marziana degli antichi astronauti.
A differenza di altri autori suoi contemporanei Quirino Cardinale non indicava Marte come luogo di origine degli antichi astronauti ma Venere.
A sostegno della sua ipotesi egli adduceva che gli abitanti dell’antico Messico e del sud America veneravano la cosiddetta Stella del mattino con un calendario rituale di 260 giorni cioè il ciclo di rotazione del pianeta Venere.
Nel suo primo libro l’autore in questione interpretava in maniera del tutto originale i glifi i bassorilievi e le statue delle civiltà precolombiane soprattutto i Maya riconoscendovi senza ombra di dubbio strumenti scientifici apparecchiature tecniche e astronavi appartenute a una civiltà proveniente da Venere, d’altronde Cardinale metteva in evidenza che Venere era l’astro che tutte le tribù dell’antico Messico veneravano sino all’ossessione tanto da indurli a costruire sontuosi templi in onore del pianeta Venere.
Inoltre Cardinale evidenzia che le tribù dell’antico Messico componevano almanacchi che conteggiavano simultaneamente l’anno terrestre e quello vesuviano.
Secondo lui l’imbalsamazione non era altro che una brutta imitazione di un processo di ibernazione effettuato da venusiani mentre l’offerta di cuori palpitanti alle divinità rappresentava un’assurda messinscena di operazioni di trapianto cardiaco che gli indigeni avevano visto praticare ai venusiani.
Tra l’altro Cardinale era convinto che la piramide circolare di Cuicuilco fosse davvero una rampa-parcheggio per dischi volanti venusiani, in grado di sopportare una spinta di svariate tonnellate.
Ma per Cardinale tutte le altre piramidi della Mesoamerica avevano nozioni di astroporto per i venusiani.
Un altro autore che chiama in causa Venere come luogo di origine degli antichi astronauti è Robert Charroux che chiama in causa in uno dei suoi libri la donna-pesce Orejona che sarebbe discesa dal cielo con un’astronave luccicante come l’oro e si sarebbe fermata nelle vicinanze dell’isola del Sole sul lago Titicaca.
Questa dea anfibia derivava il suo nome da una particolare caratteristica l’avere cioè delle grandi orecchie.
La mitica donna secondo Charroux sarebbe effigiata sulla Porta del Sole lo stupefacente megalite di Thiaquanaco nel mentre discende dall’astronave per creare il genere umano.
Si dice che la donna spaziale venusiana si sarebbe accoppiata con un tapiro per dare alla luce le prime 70 creature della specie umana.
Poi un giorno compiuta la sua missione o forse stanca della terra e desiderosa di tornare su Venere si sarebbe recata sulla sua astronave per tornare su Venere.
Come si vede queste affermazioni di Charroux non sono assolutamente convincenti
come ha messo in evidenza Peter Kolosimo nei suoi libri un altro autore che
prenderemo in considerazione è Walter Raymond Drake seguace di Fort.
Dobbiamo dire che l’approccio di Drake non si discostava molto da quello degli altri autori in quanto suggeriva che le civiltà del passato non fossero state altro in gran parte che colonie di alieni che a lungi andare non disposero più di risorse tecnologiche.
Pur concentrando molto delle sue attenzioni all’interpretazione ufologica della Bibbia Drake suggeriva che il dio nella Genesi ricordava l’Oannes dei Babilonesi e l’Osiride degli Egizi tanto da poter considerare plausibile l’ipotesi che gli alieni nei tempi passati avessero dominato il mondo intero.
Secondo Drake gli alieni provenivano da un pianeta orbitante intorno a Sirio.
Drake per dar forza a questa sua ipotesi che poggiava quasi esclusivamente sulla rielaborazione dei racconti mitologici si rifaceva come molti altri autori a precedenti lavori del contattista George Hunt Williamson e dell’occultista Helena Blavatsky.
A loro volta Kalondan e Dana sostennero che gli alieni fossero giunti sulla terra attraverso una delle tre aperture presenti nella Cintura di van Hallen provenienti dalla costellazione di Cassiopea.
Jean Sendy uscendo un po’ dal seminato di quei tempi propose come luogo di origine degli antichi astronauti la costellazione del Sagittario.
Inoltre Sendy affermò che i viaggiatori interstellari avevano comunque fatto una tappa intermedia attorno a Marte sostenendo che i satelliti del Pianeta Rosso fosse un satellite artificiale costruito da una progreditissima civiltà aliena.
A sua volta Zecharia Sitchin introdusse l’idea dell’esistenza di un dodicesimo pianeta del nostro sistema solare orbitante con una rivoluzione differente rispetto agli altri corpi celesti.
Secondo Sitchin gli antichi astronauti Anunnaki raccontati dalla letteratura mesopotamica provenivano da questo pianeta chiamato Nibiru.
Robert Temple cercò di convincere i suoi lettori che gli alieni anfibi chiamati Nommo fossero originari di Sirio provenienti però da una misteriosa “stella della decima luna”, cioè Sebo ovvero il decimo satellite di Saturno, che sarebbe stata quindi una vera e propria base spaziale aliena.
Più tardi anche Murry Hope ritornò sull’ipotesi Sirio che secondo lei doveva avere una grande importanza nella terra dei Faroni.
È fuori dubbio che quegli autori che sostennero la venuta degli antichi astronauti da Sirio si rifacessero alle ricerche sul campo di Marcel Griaule e Germain Dieterlen.
Tali studiosi pubblicarono i loro studi sui Dogon, una popolazione africana che aveva una complicata mitologia incentrata sul sistema stellare di Sirio comprese le compagne invisibili che le ruotavano attorno.
Robert Bauval propose la cosiddetta Teoria della correlazione di Orione (TCO) tale teoria partiva dal presupposto in vero sbagliato che esisteva una correlazione tra le piramidi della piana di Giza e le stelle della costellazione di Orione
Per dirla in un altro modo Bauval sostenne che gli antichi astronauti provenivano dalla costellazione di Orione, una rappresentazione celeste del dio degli inferi egizio Osiride.
Secondo tale autore tali alieni sarebbero quindi all’origine della nascita di antiche civiltà come quella di Atlantide e inoltre tali alieni sarebbero anche gli artefici della costruzione delle piramidi e della Sfinge in Egitto.
Andrew Collins sostenne invece che le costruzioni sulla piana di Giza non riflettevano le stelle della costellazione di Orione ma quelle della costellazione del Cigno, dicendosi certo non solo che gli antichi astronauti provenivano da tale costellazione ma che la vita avesse avuto origine tra quelle stelle.
Inoltre Collins sostenne anche che i grandi cambiamenti dell’umanità fossero dipesi dalle radiazioni cosmiche provenienti da Cygnus X-tre una stella collassata della costellazione del Cigno.
Anche Charles Fort propose le sue ipotesi sull’origine degli antichi astronauti nel suo libro “Il libro dei dannati”.
Per “dannati” Fort intendeva quelli che rifiutano le verità fornite dalla scienza e che per questo atteggiamento sono considerati maledetti.
Secondo Fort gli antichi astronauti provenivano dal pianeta Genesistrine che a detta di tale autore era un pianeta gemello della terra posto in una zona del cosmo che Fort denominò “mare dei Super Sargassi”.
Fort sostenne che i primi esseri antropomorfi fossero arrivati sulla terra da tale gemello della terra stessa cosicché l’evoluzione sul nostro pianeta era stata indotta da influenze aliene esterne.
Infine alcuni autori hanno studiato l’enigmatica civiltà dell’Indo-Sarasvati sostenendo che alieni provenienti dalle Pleiadi avessero dato origine a tale antichissima civiltà.
Come si vede esistono numerosi punti di vista sul luogo di origine degli antichi astronauti.
Tuttavia dobbiamo precisare che gli scienziati che si sono occupati di tale questione non hanno mai indicato un preciso luogo di provenienza degli alieni.
Tra l’altro alcuni scienziati come ad esempio Jacque Vallée e Allen Heinecke che hanno sostanzialmente sostenuto una ipotesi parafisica basata sulla convinzione che gli antichi astronauti provenivano da dimensioni parallele alla nostra.
Prof. Giovanni Pellegrino.