Microrganismo nascosto in un cristallo "resuscita" dopo 250 milioni di anni.
A cura del corrispondente Stefano Trincia.
NEW YORK - Non e' un dinosauro di Jurassic Park, ma la sua parte pella preistoria la fa piu' e meglio dei mostri resuscitati da Steven Spielberg.
Si chiama infatti "batterio Matusalemme" ed ha 250 milioni di anni. Ha finora dormito, in un letargo cominciato nell'era paleozoica, in un cristallo di sale. Rinvenuto dagli scienziati dell'Universita' della Pennsylvania nella viscere della terra,a 600 metri di profondita' in un deposito di scorie radioattive in Nuovo Messico, il batterio e' stato "resuscitato" in laboratorio. Ed e' ora a pieno titolo la piu' antica cretura vivente sulla terra. I risultati dello straordinano ritrovamento sono stati illustrati nella rivista scientifica Nature. Secondo i ricercatori il batterio sarebbe entrato in letargo dopo aver dato luogo ad una spora - un involucro protettivo - in seguito ad un profondo mutamento geologico : il prosciugamento di un bacino idrico salato all'interno dei quale era nato e vissuto. Sfruttando una piccola quantita' di umidita' contenuta nella spona il batterio Matusalemme e' riuscito a sopravvivere fino ad ora, quando gli scienziati mericani lo hanno risvegliato. La sua sopravvivenza prova due cose, hanno spiegato i ricercatori dell'Universita' della Pennsylvania. Innanzi tutto la possibilita' che la vita sulla terra sia arrivata in forma batterica da altri pianeti. O che viceversa la vita primordiale terrestre abbia contaminato altri corpi celesti viaggiando per milioni di anni. In secondo luogo, e' una testimonianza di immortalita' a livello di microrganismi: "Se un batterio puo' sopravvivere tanto a lungo non vedo perche' debba in ultima analisi morire", ha dichiarato il professor Russell Vreeland, capo della equipe che ha recuperato il Matusalemme. Il batterio e' innocuo, hanno rassicurato gli scienziati americani, e' apparentemente un antenato di una specie di batteri molto comune nel terreno e nell'acqua. Gli studiosi americani stanno cercando di capire in che cosa esso differisce dai cugini odierni al fine di ottenere indicazioni utili sulla vita del periodo paleozoico, cento milioni di anni prima dell'apparizione dei dinosauri.
"Il Messaggero" del 20 ottobre 2000.