La vita è il fenomeno più incredibile dell'Universo. Una straordinaria scoperta conferma che la vita è più tenace di quanto si potesse immaginare: alcuni batteri sono rimasti sepolti "vivi" dalla bellezza di 86 milioni di anni nelle profondità dell'oceano. Sono sopravvissuti sotto gli strati di sedimento dei fondali dell'oceano Pacifico, grazie alla presenza di piccole quantità di ossigeno.
Li ha scoperti, e descritti sulla rivista Science, una spedizione guidata da Hans Roy, dell’università danese di Aarhus. I ricercatori hanno prelevato "carote" di sedimenti estratte dai fondali dell'oceano Pacifico settentrionale e, quando ne hanno analizzato il contenuto hanno scoperto la presenza dei microrganismi, che da milioni di anni sopravvivono senza alcun contatto con il mondo in superficie.
"Sono le prime forme di vita microbica con respirazione aerobica, che per vivere utilizzano l'ossidazione del carbonio. Altri tipi di batteri antichi sono sopravvissuti con un diverso metabolismo", commenta Bianca Colonna, microbiologa dell'Università di Roma La Sapienza.
Il batterio non è stato ancora isolato, ma i ricercatori sono riusciti a rilevare che c'é stata utilizzazione di ossigeno dovuta, secondo gli autori della ricerca, ad "una prima forma di respirazione: probabilmente si tratta di archeobatteri’’, le più antiche di forme di vita procariote, ossia organismi formati da un’unica cellula priva di nucleo.
Strato dopo strato, i sedimenti che costituiscono il fondo dell'oceano si sono accumulati nel tempo ed hanno lasciato integri ed isolati gli strati più antichi. Si ritiene che ben il 90% degli organismi unicellulari presenti sulla Terra, viva in queste condizioni.
"La vastità degli oceani – rilevano i ricercatori - consente di calcolare che gran parte di questi organismi si trovi nei fondali, ma dei microrganismi microbici esistenti ne conosciamo soltanto lo 0,1%: quello nascosto in fondo agli oceani è un mondo tutto da scoprire".
Utilizzando strumenti in grado di rilevare le variazioni nella quantità di ossigeno, i ricercatori hanno scoperto che i batteri che 'abitano' questi sedimenti, risalenti ad 86 milioni di anni fa hanno un ciclo di vita estremamente lento, al punto che la loro massa varia ad un ritmo compreso tra le centinaia e le migliaia di anni.
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