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Il caccia di sesta generazione che volerà nel 2035, secondo la Northrop Grumman, potrebbe essere senza pilota, dotato di armi laser avanzate e di resilienza informatica. Nonostante l’F-35 non sia ancora entrato in servizio (la storia operativa del caccia tattico deve ancora essere scritta), il Pentagono ha già avviato i lavori concettuali sulla nuova piattaforma di sesta generazione che andrà a sostituire l’F-22 dell’Air Force e l’F/A 18 della Marina. Basti pensare che il Raptor, nel 2035 avrà più di trent’anni di servizio: da qui la necessità di iniziare fin da subito lo sviluppo del nuovo sistema d’arma.

Sappiamo che le industrie della Difesa USA sono al lavoro da tempo sul nuovo caccia di sesta generazione. Oltre alla velocità in supercrociera ed alla ormai scontata capacità di armamento portato internamente, il nuovo caccia potrebbe avere anche una certa capacità autorigenerante. Questa caratteristica consentirebbe la permanenza del velivolo sui teatri operativi, anche dopo aver subito forti danni.

L’idea di un sistema autorigenerante non è nuova. Nel 2008, gli ingegneri aerospaziali dell’Università di Bristol, svilupparono questa tecnologia prendendo ispirazione da piante e animali. Il rivestimento, collocato in alcune parti vulnerabili del velivolo, è composto da due resine: una epossidica ed una indurente. Il concetto è semplice: colpendo l'area rivestita dal materiale, quest’ultimo fuoriesce dal foro di entrata del proiettile o della scheggia della testata esplosa. Le due resine, combinandosi tra di loro, sigillano la parte colpita, consentendo al velivolo di continuare la missione nonostante il danno subito.

Northrop, subappaltatore dell’F-35, farà un'offerta come prime contractor per il nuovo caccia di sesta generazione. La società è coinvolta in numerosi studi per determinare i parametri di performance del futuro sistema con tecnologia e design all'avanguardia. Uno dei problemi principali che il Pentagono deve affrontare è la protezione dei dati aeronautici e le linee di comunicazione in un ambiente in cui il cyber hacking rappresenta ormai la normalità. Neanche gli USA possono contrastare ogni attacco informatico, ma dovranno essere in grado di rilevare l'intrusione e prevenire i danni. Il nuovo sistema di difesa della Northrop Grumman è stato ispirato dall’organismo umano.

Spiegano dalla Northrop. "Quando il corpo umano è attaccato da un virus, reagisce grazie ai globuli bianchi che attaccano e cercano di gestire l’infezione in modo da impedire di danneggiare il corpo. I nostri sistemi, nel 2030, avranno qualcosa di molto simile".

Il concetto del “globulo bianco digitale” si basa sulla capacità di inoculare in una rete inerte una traccia dannosa prima che si propaghi nell’intero sistema. Un altro fattore chiave per l'industria è quello di trovare il perfetto equilibrio tra velocità ed autonomia. La Northrop Grumman starebbe puntando sull’autonomia del velivolo e non sulla sua velocità, posta la scontata capacità della super-crociera. I progettisti starebbero cercando di risolvere anche la gestione del calore generato dalle armi ad energia diretta. La gestione termica risulta particolarmente difficile quando si implementa un sistema ad alta potenza come il laser.

Infine, il ruolo dell’uomo a bordo. Il Pentagono non ha dato alcuna direttiva in merito. Tradotto significa che i caccia di sesta generazione potrebbero essere del tutto unmanned, anche se continua a riscuotere successo tra il militari il programma MUT. Il programma “Manned-Unmanned Teaming" concede ad un pilota che si trova su una piattaforma volante (elicottero o caccia) la capacità di controllare una formazione di droni. La nuova dottrina USA prevede infatti “un’evoluzione costante dell’automazione sul campo, con piloti umani destinati a divenire comandanti sul campo”. Se l’MUT venisse imposto dal Pentagono come specifica principale per il caccia di sesta generazione, i piloti del 2030 diverrebbero comandanti sul campo nelle retrovie.

Northrop Grumman, infine, si sta spingendo oltre con un nuovo software che possa sostituirsi al cervello umano in battaglia. Il concetto si basa sulla capacità di autocoscienza basato sull’esperienza di migliaia di scontri aerei. Secondo la Northrop, il primo caccia autocosciente potrebbe essere pronto per il 2040 ed implementato nella piattaforma di sesta generazione che avrà già completato parte del suo sviluppo.

Franco Iacch - 16/01/16

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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