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“Caccia, droni e velivoli sorprendenti”. Al di là dell’attuale situazione tattica siriana, le dichiarazioni di pochi minuti fa del portavoce ufficiale del Ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, potrebbero aver svelato l’utilizzo di velivoli sperimentali in forza al Pentagono o comunque in sviluppo negli USA.

 

 

Nel solito appuntamento quotidiano sullo sforzo militare in Siria e sull’accordo che dovrebbe entrare in vigore a breve tra Mosca e Washington per evitare incidenti aerei sui cieli della Siria, le dichiarazioni di Konashenkov (ogni singola parola è studiata e valutata, quindi proferita non a caso) potrebbero aver svelato l’impiego di piattaforme volanti segrete o spinto in tal senso. “Lo scorso dieci ottobre i nostri caccia hanno identificato un aereo statunitense nel cielo siriano. Non è il primo, non sarà l’ultimo. I nostri piloti identificano continuamente caccia e droni americani. Alcuni droni identificati sono sorprendenti”. Cosa ha spinto il Ministero della Difesa russo ad utilizzare questa parola nel discorso di Konashenkov? Non bisogna sottovalutare la possibilità che sia una strategia per uso interno, in un momento in cui il popolo russo aspetta di capire la portata dell’intervento in Siria (guerra lampo o di logoramento). Se così fosse, l’obiettivo dei russi sarebbe chiaro: far passare il messaggio della superiorità russa che ha costretto gli USA ad impiegare i velivoli segreti. Se così non fosse, quale sarebbe il velivolo sorprendente intercettato dai russi? Ufficialmente soltanto USA e Gran Bretagna stanno sviluppando degli Unmanned Combat Air Vehicle (UCAV). Oltre al Taranis del Regno Unito, c’è il Northrop Grumman RQ-180. Gli Stati Uniti testano tutti gli UCAV in una delle nove basi come l’Area-51 disseminate in territorio americano.

 

 

L’RQ-180.
L’RQ-180, le cui specifiche tecniche non sono ancora state rese note, dovrebbe avere un’apertura alare di 39/42 metri, comunque superiore a quella di un 737. Dovrebbe aver già volato in missioni ISR in Afghanistan e potrebbe essere testato anche in Iraq ed in Siria. Simile all’X-47B (corpo centrale rialzato ed ali sottili - foto apertura), ma con un’apertura più ampia, l’RQ-180 sfrutterebbe il know-how in termini di bassa osservabilità acquisito con l’esperienza maturata con gli F-117 Nighthawk (foto sopra) e F-22 Raptor, unito ad un’aerodinamica più efficiente. Ciò dovrebbe migliorare tutti gli aspetti in termini di efficienza aerodinamica per una maggiore altitudine, raggio d’azione e stazionamento. Il suo motore potrebbe essere più potente rispetto a quello del Global Hawk, il Rolls-Royce AE3007H. Si pensa possa essere il medesimo, seppur opportunamente modificato, dell’X-47B. L’RQ-180 è ritenuto in grado anche di compiere attacchi elettronici. La piattaforma deriva dal progetto Joint Unmanned Combat Air System della Northrop Grumman, cancellato alla fine del 2005 per divergenze di requisiti tra l’Air Force e la Marina.

 

 

Discorso a parte merita il Taranis.
Si sa che Taranis ha completato con successo un volo di prova, registrata e pubblicizzata il 10 agosto dello scorso nel poligono militare di Woomera, nel sud dell’Australia. Taranis ha volato per 15 minuti, compiendo manovre a varie quote ed a differenti velocità prima di atterrare. Una settimana dopo, il 17 agosto, è stato effettuato un altro volo di prova. Da allora si stima che altri voli supplementari siano stati eseguiti. Il prototipo, che ad oggi ha toccato la ragguardevole cifra di 316 milioni dollari, mira a sviluppare un velivolo invisibile senza pilota per missioni C4ISTAR per la sorveglianza, la raccolta di informazioni e la guerra elettronica in territorio nemico. Le ali del Taranis presentano un elevato angolo di freccia positiva con un'apertura che misura 33 metri di larghezza. Secondo BAE Systems il Taranis è il non plus ultra dell’ingegneria e progettazione aeronautica. l 15 luglio dello scorso anno, al Farnborough International Airshow, BAE Systems ha annunciato che il drone ha completato la seconda serie di voli di prova. In particolare, gli operatori hanno valutato le capacità di guerra elettronica, i sistemi di comunicazione criptati, l'integrazione tra il motore e la capacità furtiva del velivolo per eludere i rilevamenti radar. Taranis, nome del dio celtico del tuono, rientra nel progetto anglo-francese noto come Future Combat Air System (FCAS). FCAS ha l'obiettivo di sviluppare un nuovo drone da combattimento stealth, con paesi membri che contribuiscono in parti uguali alla metà del bilancio del programma. Il Taranis rimane un programma top-secret, ma alcuni dettagli sono stati declassificati per il pubblico dalla BAE Systems. Sappiamo che la maggior parte della tecnologia del drone è stata sviluppata in Inghilterra, ma diverse aziende americane, tra cui General Electric e il Gruppo Triumph, hanno progettato gran parte dei sistemi di volo. Il primo volo del Taranis si è svolto tra l’ottobre 2013 ed il marzo del 2014. Il drone ha dimostrato la sua capacità di rullare autonomamente verso la pista per il decollo, decollare e volare sino alla zona di destinazione. Taranis sarebbe quindi in grado di generare un piano di volo fino al bersaglio, individuarlo e ritornare alla base. Il velivolo inoltre ha compiuto una valutazione simulata dei danni arrecati al target prima di eseguire un atterraggio. Il tutto senza l’intervento umano. I 316 milioni dollari del Taranis sono stati coperti per il 30% dalla BAE e dal Ministero della Difesa britannico per il restante 70 per cento. Il Taranis è stato presentato al pubblico nel luglio del 2010. I primi test classificati a terra sono iniziati nel 2013. Taranis è stato progettato per la guerra asimmetrica e per il combattimento aria-aria ed aria-terra. Verosimilmente è già operativo.

 

 

E se invece...
Siamo nel campo delle mere congetture, ma sappiamo che gli USA stanno sviluppando un nuovo aereo spia senza pilota soprannominato SR-72 (foto a dx). Da tempo in fase di sviluppo presso la divisione ‘Skunk Works’, che cura i programmi avanzati della Lockheed Martin, sarà il successore del famoso SR-71(foto sotto) che l’Air Force ha utilizzato per decenni, ma ritirato dal servizio quasi venti anni fa. Un velivolo ipersonico, armato con missili (ipersonici), potrebbe penetrare qualsiasi spazio aereo nemico del pianeta in meno di un'ora. La velocità – secondo la Lockheed Martin - è la prossima frontiera della tecnologia per contrastare le minacce emergenti nei prossimi decenni.

 

 

14/10/15 di Franco Iacch

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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