Poco dopo aver confermato lo sviluppo della tecnologia a sciame, il Cremlino ha reso noto, tramite le società KRET, che la versione senza pilota del caccia di sesta generazione sarà equipaggiato con armi a microonde. Nonostante la Russia non abbia ancora reso operativo il suo caccia di quinta generazione, Mosca conta di far volare una piattaforma ipersonica entro il 2025. Dichiarazioni impossibili da confermare, ma da Mosca precisano che la fase di progettazione è ben avviata, con concept finale già validato. Secondo la KRET, attualmente responsabile dell’electronic warfare del T-50 (foto), il caccia senza pilota che volerà nel 2025, sarà equipaggiato esclusivamente con armi a microonde.
L'impulso elettromagnetico – secondo la KRET - è così potente da rendere vano qualsiasi tentativo di proteggere il pilota. Non importa quanto bene possiamo schermare la cabina – dicono dalla KRET alla TASS - l’impulso sarebbe in grado di causare gravi danni al pilota. Non esiste modo per schermare il pilota e proteggerlo al 100% dalle radiazioni. Secondo le specifiche rivelate dalla KRET, la versione senza pilota del caccia di sesta generazione sarà in grado di raggiungere velocità ipersoniche e di operare a quote prossime allo strato esterno dell’atmosfera. Così come la controparte americana, i russi puntano sul concetto MUT per la futura flotta di sesta generazione. Il programma Manned-Unmanned Teaming dell’esercito americano, concede ad un pilota che si trova su una piattaforma volante (elicottero o caccia) la capacità di controllare una formazione di droni. La nuova dottrina USA prevede infatti “un’evoluzione costante dell’automazione sul campo, con piloti umani destinati a divenire comandanti sul campo”. Se l’MUT venisse imposto dal Pentagono come specifica principale per il caccia di sesta generazione, i piloti del 2030 diverrebbero comandanti sul campo nelle retrovie. Sappiamo che le industrie della difesa statunitense e russa sono al lavoro da tempo sul nuovo caccia di sesta generazione. Oltre alla velocità in supercrociera ed alla ormai scontata capacità di armamento portato internamente, il nuovo caccia potrebbe avere anche una certa capacità autorigenerante. Questa caratteristica consentirebbe la permanenza del velivolo sui teatri operativi, anche dopo aver subito forti danni. L’idea di un sistema autorigenerante non è nuova. Nel 2008, gli ingegneri aerospaziali dell’Università di Bristol, svilupparono questa tecnologia prendendo ispirazione da piante e animali. Il rivestimento, collocato in alcune parti vulnerabili del velivolo, è composto da due resine: una epossidica ed una indurente. Il concetto è semplice: colpendo l'area rivestita dal materiale, quest’ultimo fuoriesce dal foro di entrata del proiettile o della scheggia della testata esplosa. Le due resine, combinandosi tra di loro, sigillano la parte colpita, consentendo al velivolo di continuare la missione nonostante il danno subito.
Uno dei problemi principali che i progettisti della difesa dovranno affrontare è la protezione dei dati aeronautici e le linee di comunicazione in un ambiente in cui il cyber hacking rappresenta ormai la normalità. Nessun paese al mondo è in grado di contrastare ogni attacco informatico, ma Northrop Grumman sta sviluppando un nuovo sistema che trae ispirazione dall’organismo umano. Spiegano dalla Northrop. "Quando il corpo umano è attaccato da un virus, reagisce grazie ai globuli bianchi che attaccano e cercano di gestire l’infezione in modo da impedire di danneggiare il corpo. I nostri sistemi, nel 2030, avranno qualcosa di molto simile". Il concetto del “globulo bianco digitale” si basa sulla capacità di inoculare in una rete inerte una traccia dannosa prima che si propaghi nell’intero sistema. Un altro fattore chiave per l'industria è quello di trovare il perfetto equilibrio tra velocità ed autonomia. La Northrop Grumman starebbe puntando sull’autonomia del velivolo e non sulla sua velocità, posta la scontata capacità della super-crociera. I progettisti starebbero cercando di risolvere anche la gestione del calore generato dalle armi ad energia diretta. La gestione termica risulta particolarmente difficile quando si implementa un sistema ad alta potenza come il laser. Il Pentagono conta di rendere operativo il primo caccia autocosciente (vedere l'articolo) per il 2040 ed implementato nella piattaforma di sesta generazione che avrà già completato parte del suo sviluppo. La capacità di apprendimento del nuovo software, attualmente in via di sviluppo, si basa sull’esperienza di migliaia di scontri aerei.
Fonte: http://www.difesaonline.it