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NEW YORK - Siamo tutti parenti: neri, bianchi o gialli discendiamo dagli stessi padri, che sono tre nella ricostruzione della storia dell'umanità fatta da ricercatori americani, come tre sono i figli di Adamo ed Eva nella Bibbia. Studiando l'evoluzione del Dna umano, paleontologi dell'Emory University di Atlanta sotto la guida di Douglas Wallace e della Stanford University guidati da Peter Underhill, sono arrrivati alla concusione che la storia comincia circa 150.000 anni fa nel cuore d'Africa con un'Eva primordiale, forse la nota Lucy il cui scheletro venne trovato negli anni Ottanta nella Rift Valley fra Etiopia e Kenya.

 

 

Eva che, nel suo schema sull'evoluzione del Dna femminile, Wallace individua con la lettera L. Da questa linea genealogica, stando agli studi coordinati da Underhill, riferiti da Luca Cavalli-Sforza nel libro «Genes, People and Languages» appena uscito, emergono tre rami centrali maschili, chiamati L1, L2 ed L3, esattamente come tre sono i figli di Adamo ed Eva: Caino, Abele e Seth. La prole di L1 ed L2 è rimasta in Africa, mentre 45.000 anni fa circa, attraverso il Medio Oriente alcuni dei figli di L3 si spinsero in Europa. Altri discendenti di L3, 65.000 anni fa circa sarebbero invece arrivati fino al Mar Caspio. Gli europei, i discendenti della prima migrazione, sarebbero divisi in due rami principali: H, I, J e K, più T, U, V, W e X, accomunati dalla lingua 'eurasiatica'.

Asiatici, aborigeni australiani e indiani d'America sarebbero invece figli della seconda ondata migratoria che da un ceppo base M ha prodotto rami definiti con lettere dalla A alla G. Gli amerindi sono A, B, C e D. A, C e D, presenti tutt'oggi anche in Siberia, sarebbero arrivati in America attraverso lo stretto di Bering, mentre quelli del ramo B, assenti oggi in Siberia, vi sarebbero arrivati attraversando il Pacifico. Nel Dna di indiani d'America come Sioux e Ojibiwa c'è però traccia del ramo X, presente solo in Europa, suggerendo che alcuni abitanti del Vecchio Continente riuscirono a raggiungere l'America prima di Colombo. Attraverso l'Atlantico, oppure attraverso l'Asia come gli altri. Su questa base si arriva a proporre due schemi paralleli, uno femminile e uno maschile, che riconducono i gruppi etnici e linguistici a 18 progenitori femminili e dieci maschili. Ci vorrà molto ancora per integrare i due schemi che da due angoli diversi raccontano la storia del Dna: quella del nucleo delle cellule e quella dei mitocondri (centrali d'energia nelle cellule).

Il Dna del nucleo si forma dalla fusione di quello paterno con quello materno (XX la donna e XY l'uomo) e all'originale maschile si risale studiando il cromosoma Y. Nel mitocondrio il Dna è invece solo materno e rimane inalterato, salvo errori di riproduzione o legati all'ambiente. A queste ricerche peraltro si affiancano quelle condotte dal biologo Brian Sykes, di Oxford, il quale ha raggruppato gli europei in sette rami principali. Sykes da tempo lavora in questo campo e i suoi studi sul Dna mitocondriale hanno permesso di stabilire che l'homo sapiens è il nostro unico progenitore, non essendosi mai mischiato con l'uomo di neanderthal che non ha lasciato eredi. Sykes ha istituito anche un sito Internet cui chiunque può rivolgersi per sapere da quale progenitrice discende. Per saperne di più: http://www.oxfordancestors.com .

Fonte: "La Sicilia" del 02/05/2000.

 


 

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