Gli asini di Santorini sono un esempio dell’indifferenza verso la sofferenza degli animali da parte di molti turisti. Ma generalizzare è sempre un grosso errore. Ci sono persone che non salirebbero mai in groppa a un asino, specie se destinato a sfiancarsi sui gradini di una salita infinita. Sotto il sole a picco. Sono molte più di quelle che fanno la scelta opposta, ma non fan rumore. Pensate però che fra quelli che non monterebbero sopra l’asino, in nome del rispetto per gli animali, ce ne sono alcuni che sono indifferenti alla sofferenza dei loro simili, magari sulla base del colore della pelle o della provenienza. La sofferenza però è sempre una, come lo è la fame. E gli uomini che hanno avuto il dono dell’empatia sanno che la sofferenza non è solo una condizione della loro specie, ma è una situazione comune che avvicina gli uomini a tutte le creature viventi. Così come gli uomini sanno, o dovrebbero saperlo, che la sofferenza non è solo una condizione fisica ma spesso è ancora più intensa quando colpisce l’anima.
I turisti hanno grandi responsabilità nelle loro scelte.
L’anima non intesa in senso religioso, ma come essenza dello spirito che ogni essere vivente ha e che può venir piegato e distrutto da violenze non fisiche. Altrimenti tutto si esaurirebbe in una bastonata, in un calcio, nell’infliggere una ferita. Ma non è così, non lo è per gli uomini e non lo è per gli animali. Se capiamo questo, avremo capito molto intorno al mondo del dolore. Se questo non solo lo capiamo, ma se riesce a entrare nel nostro sentire, alimenta, da voce, rende concreta l’empatia e sarà questa a farci scegliere di rispettare le creature viventi. Certo con diverse sfumature e visioni, alcune più totalizzanti e altre meno, ma tutte le persone empatiche sono sempre unite nella condanna della sofferenza altrui. Questo è quello che impedisce a molti di salire sulla groppa di un asino o su quella di un elefante, di andare al circo, di fare il bagno con i pinguini allo zoo oppure di restare indifferenti di fronte alla violenza, alla fame, alla povertà. Se cercassimo di imparare a vivere da viaggiatori del mondo, e non da turisti, saremmo attenti a essere rispettosi, a non strappare e a non pretendere, a non usare senza criterio e a non maltrattare uomini e animali. Capita spesso di leggere che la nostra è la peggior specie del creato ma non credo sia giusto: ogni giorno, ogni minuto, tantissimi uomini si battono contro le violenze, sugli uomini e sugli asini di Santorini, per fermare la corrida ma anche io sfruttamento nei campi. Uomini che lottano per un mondo migliore.
L’empatia verso i viventi è una virtù da coltivare.
Ci sono esseri umani che hanno speso la loro vita in questa direzione, altri che sono morti per difendere un’idea, con determinata consapevolezza. E mi piace pensare che l’umanità sia molto meglio di quanto appare. Dobbiamo fare si che spariscano gli asini dalle scalinate roventi di Santorini e tutti gli altri animali costretti a fare una vita miserabile per divertire o per servire l’uomo. Ma dobbiamo smettere di pensare che il mondo ci appartenga, sia nostro e non debba essere condiviso. Sono millenni che facciamo guerre inutili e il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi. Per far scendere i turisti dalla groppa degli asini di Santorini serve che avanzi una diversa cultura, un modo rispettoso e educato di convivere. Serve solo rispetto, educazione, empatia e voglia di condividere. Non è poco, certo però è un obiettivo raggiungibile.
Fonte: https://ilpattotradito.it