«Il Gruppo interistituzionale suppone plausibile, allo stato attuale e salvo risultanze diverse, l’origine non naturale dei fenomeni». Ancora. «In particolare si è valutata l’ipotesi che la zona potrebbe essere stata interessata da emissioni elettromagnetiche impulsive (EMP) ed episodiche di origine artificiale, capaci di generare una grande potenza concentrata in frazioni di tempo estremamente ridotte». Ancora. «In questa direzione si sta valutando tuttora l’ipotesi che il punto sorgente delle emissioni possa essere localizzato in mare, al largo della costa di Caronia (presumibilmente a NNW dell’Isola di Alicudi)».
Ancora. «Sono emersi spontaneamente taluni interrogativi sulla possibilità che alla base di questi fenomeni possano anche esserci applicazioni sperimentali di tecnologie industriali, non escludendo i più recenti sistemi d’arma elettromagnetici». Ancora. «La singolare portata dei fenomeni e soprattutto degli effetti sul territorio, unitamente alla consapevolezza delle possibili conseguenze sulla salute umana conseguenti all’impiego di eventuali tecnologie ad energia diretta, impongono un proporzionale livello di attenzione». Sono queste le reali “conclusioni” sul mistero di Caronia che tracciò il Gruppo interistituzionale di studio creato nell’aprile del 2005 e “stoppato” nel 2007. Al paragrafo numero 5, quello fondamentale che la Gazzetta ha letto, si parla infatti di “Plausibilità dell’origine non naturale dei fenomeni”. E si danno delle spiegazioni dopo due anni di studi molto approfonditi e seri sul piano scientifico, quindi non si tratta di chiacchiere da bar. Una relazione che non si comprende bene perché, o si capisce molto bene, è stata sepolta e “secretata” e che nessuno, solo pochi, fino ad oggi, ha potuto leggere. Una relazione che contiene anche una serie fondamentale di allegati, compreso l’avvistamento di «oggetti in quota rilevati direttamente» dagli scienziati durante le giornate di studio e non dai passanti, e anche da «ufficiali delle forze dell’ordine», oggetti fotografati quindi senza alcuna possibilità che ci siano state manipolazioni chimico-fisiche, o interferenze visive, o giochi di luce. E lì ci si è fermati, a queste sconvolgenti “conclusioni”, senza un barlume di verità di Stato per una delle più incredibili storie accadute in Italia e nel mondo negli ultimi decenni. A due passi e mezzo dalla verità, quando bisognava creare una rete di sensori collocati tra la costa di Caronia, le isole Eolie, la punta della Calabria e perfino a Ustica, così come aveva progettato per lo step successivo da affrontare il team di scienziati messo al lavoro nel 2005. S’era perfino cominciato ad installare i primi sensori sulla terraferma, con uno scopo ben preciso: dopo due anni passati a studiare soltanto gli effetti, tra contatori sciolti e animali morti inspiegabilmente, bisognava cioé provare ad intercettare queste emissioni, registrare con gli strumenti il “momento in cui” e non soltanto il “dopo”. Eppure «ci hanno accecati all’improvviso e contro la nostra volontà», hanno bloccato la rete di monitoraggio «non per volontà del Gruppo». A parlare è il prof. Francesco Mantegna Venerando, che ha presieduto dal 2005 al 2007 il Comitato interistituzionale per studiare i misteri di Caronia, un team di scienziati ed esperti di primo piano. Che dice anche: «nessuno può escludere sperimentazioni di sistemi d’arma elettromagnetici» quando gli si chiede di dare una spiegazione a tutto quello che è successo dal 2004 fino ad oggi in un bellissimo lembo della Sicilia a due passi dal mare. E aggiunge che «per quanto riguarda le nuove armi il Mediterraneo è una palestra, ma mentre in Italia non si tratta di tecnologie preminenti, ci sono altri stati che in questo campo sono molto più avanti di noi, perché studiano queste possibilità da oltre 10-15 anni». Poi ribadisce due concetti, ovvero «fenomeni non naturali» e «emissioni elettromagnetiche impulsive» Lo stop alla rete di monitoraggio è arrivato dalla Regione Siciliana e dal Dipartimento nazionale della Protezione civile. Ma si è trattato soltanto di una “banale” mancanza di fondi oppure c’è dell’altro, per esempio il fatto che qualcuno conosce perfettamente una verità impronunciabile? La via del Mare a Canneto di Caronia rimane un budello di cemento non asfaltato tra due file di case colorate a due passi dall’inferno e dalla ferrovia, dove accadono ancora oggi cose “impossibili”. La gente che ci vive, e ci muore, ha il diritto di sapere.
15/10/2014
Nuccio Anselmo
Fonte: http://www.gazzettadelsud.it