“Facciamo prodotti intelligenti, che migliorano la vita del viaggiatore”. Parola di Marcello Bottino, direttore di O-Range, un’azienda dell’hinterland di Genova che punta su tecnologia e design per dare vita a un made in Italy innovativo ed ecosostenibile. Come la gamma di zaini solari, che consentono di disporre “in movimento” di panelli pronti a erogare energia pulita al proprio smartphone o tablet. Raggiunto telefonicamente da Hello!World, Bottino ci ha parlato della filosofia di O-Range e delle sfide future per la compagnia.



Parleremo dello zaino, ma prima ci racconti la vostra filosofia chilometro zero e zero emissioni.

Si tratta di una strategia semplice: scegliamo di localizzare tutti i processi sia dei singoli componenti che del prodotto finito nello stesso centro di produzione. E di approvvigionarci dei materiali necessari alla produzione in un’area con un raggio di 200 km dalla sede di Avegno, a Sud Est di Genova. Dunque, parliamo di vero Made in Italy. Il nostro progetto è basato sull’idea di realizzare prodotti innovativi e realizzati in Italia, è un dato imprescindibile. Credo si tratti di un approccio moderno perché se compro tutto intorno a me, dove sta la mia filiera, anche la movimentazione delle merci è fatta nell’ottica di evitare sprechi o esagerazioni di container che girano per il mondo e inquinano. Azzeriamo le emissioni e dunque nel nostro caso, “essere green” è una conseguenza dell’essere italiani.



Parliamo della gamma di zaini solari, i cui nomi da Ermes, ad Atlante, Apollo, Elettra, Dafne richiamano la mitologia greca: cosa li rende un prodotto tecnologicamente diverso dagli altri sul mercato?

Lo zaino diventa impermeabile grazie a una membrana inserita all’interno di due strati di tessuto incollati ed è dotato di un pannello solare completamente estraibile a strappo, composto da 5 piccole celle che sviluppano 5 watt di potenza, o 1 ampere, potenza che è sufficiente per ricaricare completamente un iPhone per esempio, se si è al sole. Il sistema dei pannelli solari ha un’uscita Usb con un’elettronica ad hoc che stabilizza il voltaggio per non rovinare i telefoni. In generale, lo zaino è adatto a ricaricare piccoli apparati usb, gps, tablet.

 





Oltre ai pannelli, lo zaino è dotato di una batteria di backup: Come funziona? E quanto impiega per ricaricare uno smartphone o un tablet?

Se è nuvolo, la ricarica diretta dai pannelli solari non è continua, ma quella della batteria di backup sì. E questo consente di avere sempre a disposizione una riserva di energia per restare connessi. La batteria non è una tecnologia proprietaria, ma è modificata con un livello di ricarica minimo piuttosto basso per poter funzionare in ogni condizione: ha l’aspetto di una power bank classica, ma è sicuramente più potente. Quanto ai tempi di ricarica, i calcoli sono presto fatti: la potenza del pannello solare, come della batteria è di 1 Ampere o 1000 mA, la batteria di un iPhone è di 2mila mA. Insomma, una ricarica completa richiede due ore in condizioni perfette. Un tablet ha una potenza di 10mila mA e dunque una ricarica completa richiederebbe dieci ore. Ma considerando che sarebbe un controsenso lasciare per un tempo così lungo lo zaino fermo, diciamo che per il tablet ha senso per vedere un video o per ottenere un 10% di ricarica necessario a consultare la mail o a risolvere un problema impellente.



Lo zaino O-range è versatile e utile: ci racconta quando e come si usa?

Ha due tasche frontali e all’interno e all’interno anche una tasca abbastanza grande per contenere il laptop. Un look minimale che rispecchi la tecnologia, dove tutto deve essere pulito per funzionare. Snello, leggero e capiente, un vero strumento di lavoro. Che ha bisogno del sole ma sfida ogni condizione atmosferica e infatti, oltre al film incastrato nel tessuto stratificato che lo rende impermeabile, anche i pannelli solari sono impermeabili e si può tranquillamente tenere lo zaino in spalla mentre si percorre in scooter la città battuta dalla pioggia. Mentre la power bank fa il suo dovere di erogare energia. Quanto a usi esotici, è chiaro che questi prodotti possono essere un grande alleato in missioni estreme come questa in Groenlandia in un’area dove non arriva corrente elettrica.



In conclusione, che cosa significa, per voi, concretamente, puntare sul “Made in Italy”?

Significa produrre in Italia, approvvigionarci della materia prima che non abbiamo (i tessuti, essenzialmente) tra Brescia, Prato e  Milano, in quell’area di 200 km di cui dicevamo all’inizio. Che è una filosofia ma anche una scelta legata all’esigenza di velocità. Abbiamo una rapidità nella produzione filiera breve che ci consente di fare una produzione just in time che segue gli ordinativi e non ci sono stock di magazzino né sprechi, facciamo una produzione precisa, non siamo nelle mani di un produttore inaffidabile, che magari abbassa il prezzo e ti dà una quantità abnorme di prodotti che poi però vanno conservati o smaltiti. Questo, anche, ci rende diversi dagli altri.

Fonte: https://www.helloworld.it

 

 

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