Il bambino di oggi, 5-8 anni, che maltratta gli animali, ovviamente prendendo a bersaglio quelli piccoli, e si diverte a seviziarli, potrebbe essere il serial killer di domani, o forse uno stalker, o un rapinatore o forse uno che maltratta una donna. In poche parole, una persona più facile alla devianza sociale. Perché il maltrattamento degli animali costituisce il primo gradino della scala della violenza e quell’azione può essere predittiva di quanto potrebbe avvenire in futuro. Lo dicono ricerche e studi condotti a livello mondiale, ma ora anche in Italia, dove è delineato per la prima volta il «profilo zooantropologico criminale» del maltrattore e/o uccisore di animali. Per avere un’idea dell’importanza di disporre anche di questo tipo di profilo criminale, basti dire che l’Fbi che ha addirittura creato sezioni speciali di polizia che individuano un collegamento tra quel comportamento e gli episodi di devianza sociale e di criminalità, elevando il maltrattamento degli animali da semplice indicatore di pericolosità a “Top Crime”, inserendolo nella classificazione del database nazionale dei criminali. In Italia si comincia ad avere consapevolezza di ciò grazie anche a una ricerca promossa dal Corpo forestale dello Stato ed effettuata anche nelle carceri italiane, grazie alla collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) del Ministero della Giustizia. Con il supporto di Link-Italia (associazione di promozione sociale-APS). La ricerca - presentata nella sede del Cfs - ha registrato l’adesione di 537 detenuti, individuando 942 Link, termine che in psicologia, psichiatria, criminologia e scienze investigative anglosassoni indica la stretta correlazione fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale. Il profilo che emerge disegna una figura di “maltrattatore e/o uccisore di animali” che è risultata essere tendenzialmente: maschio, con esperienze (nell’infanzia e preadolescenza) di violenza assistita e/o agita su animali; vissuti pregressi di grave trascuratezza, rifiuto, ostilità; storie precoci caratterizzate, nella preadolescenza e adolescenza, da comportamenti antisociali generalizzati, utilizzando spesso il fuoco; uno stile sadico contraddistinto da forti connotazioni psicologiche proiettive e senso di rivalsa, che si generalizzano in seguito anche estrinsecandosi sugli altri esseri umani; una forte tendenza al comportamento criminale in età adulta; deficit di empatia accurata. Tale profilo zoosadico lo si delinea negli assassini, stalker, partner violenti, appartenenti alla malavita organizzata e alle gang malavitose, estorsori, sequestratori, soggetti affetti da disturbo della condotta e disturbo antisociale, soggetti dediti all’abuso ed al traffico di sostanze stupefacenti, satanisti. Il profilo zoosadico, sovrapposto al profilo zooerasta e/o bestialista, si delinea negli quindi stupratori di donne e nei pedofili. E così dalle interviste condotte in carcere e nelle altre comunità coinvolte emerge che gli abusatori sono nella quasi totalità di sesso maschile (96%), con una preoccupante percentuale di minorenni (27%). Questa ricerca dice anche che l’87% dei detenuti intervistati ha assistito e/ maltrattato e/o ucciso animali da minorenne, e nel tempo si sono resi responsabili di episodi di malavita e di bullismo a danno spesso di donne (vittime nel 56% dei casi), minori (vittime nel 28% dei casi), anziani (3%), uomini (5%). Nel 16% dei casi, la vittima di questi episodi di malavita è deceduta. Il 64% dei detenuti in questione ha maltrattato animali da adulto, e il 48% di quelli stessi aveva già maltrattato animali da minorenne. E un ulteriore dato preoccupante è rappresentato dal fatto che il 65% dei casi le persone che subiscono violenza hanno evitato o rallentato la denuncia e l’allontanamento del partner per paura di quello che sarebbe potuto accadere ai propri animali. I serial-killer potrebbero fin da piccoli aver cominciato a «fare pratica» sugli animali domestici. Nel presentare il rapporto, il comandante del Cfs, Cesare Patrone, il responsabile del Servizio I - Polizia agroambientale del Cfs, Donato Monaco, la presidente di Link-Italia, Francesca Sorcinelli, la criminologa Flaminia Bolzan Mariotti Posocco, hanno sottolineato come per l’appunto Link sta per stretta correlazione fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale. Le minacce di violenza su animali «a volte costituiscono uno strumento per creare un clima di controllo e potere, da parte del carnefice sulla vittima umana», ha rilevato Sorcinelli, aggiungendo che «c’è un preciso percorso statistico-matematico di analisi del fenomeno, incontrovertibile fino a prova scientifica contraria» su questo legame tra i due aspetti. La crudeltà fisica su animali è tra i sintomi del “disturbo della condotta”, considerato l’anticamera del disturbo antisociale in età adulta. Per i ricercatori «chiedersi se l’autore di un reato sia mai stato violento con un animale dovrebbe diventare un interrogativo d’obbligo, su giudizio istituzionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure nel nostro Paese, tale dovere viene spesso sottovalutato o disatteso». Anche perché i maltrattamenti e/o uccisioni di animali, pur essendo contemplati nell’ordinamento giuridico penale italiano come delitti, sono percepiti come reati «minori» tanto che non vengono adeguatamente catalogati e classificati. Un fattore quest’ultimo che provoca la mancata percezione del fenomeno e delle sue implicazioni sociali. L’obiettivo del lavoro svolto in maniera congiunta dal Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali (NIRDA) del Corpo forestale dello Stato e da Link-Italia (APS), è quindi quello di fornire a livello nazionale strumenti nuovi relativi alla prevenzione e al controllo della violenza e del crimine sugli animali. Nel Global Status Report on Violence Prevention 2014, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da agenzie Onu emerge che i comportamenti antisociali causano più di 1,3 milioni di vite perse ogni anno ed un numero ancora superiore di feriti. A Roma il 18 settembre 2014 è stato sottoscritto dal Corpo Forestale dello Stato e Link-Italia il protocollo d’intesa che nel trattare il maltrattamento e l’uccisione di animali sia come grave reato da contrastare, sia come sintomo di una situazione esistenziale patogena ed efficiente indicatore di pericolosità sociale costituisce la risposta operativa ai richiami dell’Oms sulla necessità di sviluppare e attuare programmi adatti a prevenire la violenza, e a mitigarne gli effetti.
Fonte: http://www.lastampa.it