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Da troppo tempo si affrontano con disinvoltura le più disparate notizie riguardanti programmi di riarmo od aggiornamento delle dotazioni nucleari. Si pubblicano articoli su bombe, missili o semplici testate nucleari come si trattasse di un argomento ordinario. Chi scrive ha vissuto la propria adolescenza durante la “guerra fredda”, un’era in cui era il terrore di un nuovo confronto mondiale a segnare un limite invalicabile. Stiamo parlando di un sentimento “sano”: la consapevolezza delle tremende, attendibili e certe conseguenze di un olocausto nucleare. Non sto considerando conflitti moderni in cui la menzogna è la causa scatenante o quantomeno il fertilizzante della paura di qualcosa che non si comprende o non esiste. Sto semplicemente ricordando la verità di un recente passato.



1983: lo choc.
Ricordate “The Day After”? Doveva essere un film per la televisione, quindi con ambizioni limitate. L’effetto fu invece globale e devastante. “The Day After” nel 1983 ha rappresentato per il pubblico mondiale un punto di svolta. Il film racconta l’esperienza della follia atomica dalla parte di persone comuni: la vita quotidiana, il crescere delle tensioni internazionali, il lancio di missili balistici, la risposta, gli effetti… Furono (anche) le conseguenze realistiche dell’uso di ordigni nucleari mostrate in quel lungometraggio a innescare il ripensamento dei programmi nucleari? Mi piace pensarlo. Negli anni '80 non si era figli di Hiroshima e Nagasaki, ne avevano sentito parlare e visto le immagini i nonni, reduci comunque di una tremenda guerra. I nostri genitori avevano vissuto il serio rischio della fine del mondo con la crisi dei missili di Cuba: il pacifico e domocratico Kennedy aveva minacciato l'Unione Sovietica di utilizzare il proprio arsenale strategico se non fossero stati rimossi gli assetti nucleari dall'isola. I sovietici fecero un passo indietro ottenendo tuttavia una contropartita maggiore: lo smantellamento dei missili Jupiter dalla Turchia e dall'Italia (Gioia del Colle)... Oggi si ragiona in termini di “nucleare tattico” o di “testate scalabili”. Lo si fa talvolta come ragazzini (deficenti!) di fronte ad un videogioco. Oggi non si vedono più folle in piazza a protestare contro arsenali che terminerebbero la vita sulla Terra. Oggi si lavora per il futuro impiego di missili di potenza limitata o limitabile. Questi ordigni saranno utilizzati operativamente, a differenza dei precedenti sono realizzati a tal fine. A quel punto un'intera generazione non avrà bisogno di "immaginare" o "temere" le conseguenze sul fisico e la mente delle radiazioni. Le vivrà.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 

 

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