I cambiamenti climatici in corso potrebbero, tra i vari effetti negativi, portare ad un netto cambiamento della vegetazione mondiale nel corso dei prossimi 100-150 anni, secondo una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell’università dell’Arizona, ricerca pubblicata su Science. Secondo Connor Nolan, un dottorando del Dipartimento di Geoscienze della UA, almeno il 70% degli ecosistemi mondiali ha subito grossi cambiamenti per quanto riguarda le specie viventi che li popolano e questo dovrebbe essere solo l’inizio. La ricerca si è basata sull’analisi di 594 siti in tutto il mondo che coprono il periodo che va dall’età glaciale (circa 21 mila anni fa) fino all’era preindustriale. I maggiori cambiamenti si sono avuti dove maggiori sono stati gli aumenti delle temperature. Secondo lo studio, inoltre, la Terra si è riscaldata di 4-7 °C dall’ultima era glaciale e, secondo le proiezioni, si scalderà ancora di tanto nei prossimi 100-150 anni se le emissioni di gas serra non si ridurranno nettamente. Si parla dello stesso aumento di temperatura in gradi centigradi avvenuto in 10 o 20.000 anni che avverrà in un secolo o due. L’idea di questo studio è nata quando ci si è accorti, studiando fossili di piante e di pollini, che 14.000 anni fa, dopo la fine dell’era glaciale e con un riscaldamento globale in corso, ci furono notevoli cambiamenti nella vegetazione in tutto il mondo.
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