Burzaco (Argentina), 4 ottobre 1972.
Gilberto Gregorio Cossioli, un signore argentino di mezza età, si svegliò, insospettito da strani rumori. In realtà aveva una cagnolina a guardia del suo giardino che aveva l’abitudine di uscire di notte per farsi un giro intorno al quartiere. Al ritorno, però, non rientrava attraverso un varco nello steccato ma, abbaiando, pretendeva che il suo padrone gli aprisse il cancello. Accese la luce e vide che l'orologio indicava le 3:15 del mattino. Credendo che fosse l’animale, si alzò dirigendosi verso la porta. Sua moglie continuò a dormire, sapendo come andavano le cose. Arrivato alla porta, armeggiò con il lucchetto per aprirne lo stipite destro. Nel farlo, fu investito da una luce molto intensa che lo abbagliò e gli fece perdere istantaneamente conoscenza: non ebbe modo di capire cosa fosse successo alla sua cagnolina.
Si risvegliò in un piccolo ambiente, dall'apparenza metallica, nel quale non si vedevano né porte né finestre, né alcun tipo di varco. Notò, sulle pareti, delle tubature di forma poligonale, mentre il soffitto appariva di color argento, molto brillante, illuminato da luci così forti che era impossibile guardarle. Forse proprio a causa si quell’intensa luminosità, il senso della vista gli parve offuscato, tanto che non riuscì a distinguere bene i colori. Attorno a lui c’erano parecchi esseri: non riuscì a capire quanti erano. Stimò che erano alti più di due metri, mente la loro larghezza, esigua, fu stimata sul 20 cm. Lo fecero stare davanti a un banco la cui altezza era regolabile su di un sedile circolare. Il banco emetteva luci di vari colori. Con un apparecchio a forma di ventosa, senza alcun ago, gli prelevarono un pò di sangue. Il volto di quegli esseri era rigido, lo sguardo forte, tanto che non poté guardare i loro occhi vuoti e profondi. Il naso era largo e schiacciato e le labbra sottili. Erano vestiti con una sorta di muta da sub: un’uniforme color verde oliva. Le loro facce erano molto lunghe. L'inespressività' dei volti lo indusse a pensare che portassero una maschera. Indossavano anche un cinturone con quadretti dotati di luci intermittenti.
La comunicazione si stabilì verbalmente. L'essere col copricapo (gli altri non l'avevano) gli disse: “State tranquillo, non vi succederà niente”. In realtà era molto spaventato e quella frase contribuì a calmarlo. furono gentili e le loro voci erano molto dolci. Il primo che udì parlare sembrava essere il capo poiché, oltre al copricapo, indossava una specie di giubbotto con bavero. Mentre era lì, sentì dei bambini piangere e chiamare la mamma. Non seppe dire da dove provenisse quel pianto, poiché non vide bambini. Guardandosi intorno vide delle pietre ammucchiate sul pavimento e chiese se poteva prenderne qualcuna. L’individuo con cui interloquiva gli rispose di no poi, dopo uno sguardo d’intesa con un altro essere, si chinò, raccolse una pietra e gliela diede. Gilberto, preoccupato, gli domandò se era radioattiva, ma lui rispose che poteva prenderla tranquillamente: non gli sarebbe successo niente. La pietra, in seguito esaminata, si dimostrò un minerale di pirite da cui si estrae il ferro. Quando ebbe la pietra, Gilberto chiuse la mano e si ritrovò di nuovo a casa.
“Ero tranquillo – disse - in piedi e con la pietra in mano. Se non avessi avuto quella pietra, quell’episodio mi sarebbe parso come un sogno. La mia cagnolina è strana – aggiunse – è diversa, spaventata, mangia pochissimo: non so cosa gli sia accaduto ma, con la sensibilità propria della sua specie, deve aver avvertito il pericolo.”
Il giorno dopo soffrì di capogiri e continuò a soffrirne per altri due o tre giorni. La sua testimonianza fu raccolta, dieci giorni dopo, dagli ufologi argentini del SADIE (Servizio Argentino Da Investigaciones Extraterrestres).
Fonte: https://francocacciapuoti.blogspot.com