Sam, il Pehiliva, colui che è cinto di potenza e di gloria, era il re di Seistan, un regno a Sud dell'Iran. Il suo splendore e la sua gloria erano offuscate dal dispiacere di non avere una discendenza. Quando ormai aveva perso le speranze, il suo cuore si riempì di felicità. Nacque un bimbo bello di viso e dalle membra perfette, senza nessuna imperfezione o macchia, salvo che nei capelli che erano bianchi come quelli di un vecchio. Le donne dell'harem avevano timore di dare la notizia al padre, perchè temevano che Sam avrebbe rifiutato suo figlio.
Aspettarono sette lunghi giorni, prima che qualcuno prendesse il coraggio necessario per annunciare a Sam, figlio di Neriman, la nascita di suo figlio. Tutto l'harem piangeva accanto alla culla del neonato, però nessuno osava dire a Sam che la sua splendida donna, aveva dato alla luce un figlio con i segni di una vecchiaia precoce. Finché una vecchia nutrice, dal coraggio di un leone, si presentò al cospetto dell'eroe per annunciare la nascita di suo figlio. Inchinandosi con la fronte fino a terra, chiese udienza e gli parlò così:
“Felicità e gloria all'eroe Sam! Possa il Signore proteggerti e darti una lunga vita e strappare il cuore dal petto a chi medita qualcosa di male contro la tua persona! Che i giorni dell'eroe Sam siano sempre felici! Dio ha ascoltato le tue preghiere, ha realizzato il desiderio della tua anima. Oh principe avido di gloria, potente guerriero! Dietro le cortine del gineceo ti è nato un figlio, dal viso di luna, giovane eroe dal cuore di leone, che mostra già nonostante sia così piccolo la sua anima valorosa. Il suo corpo è puro argento, le sue guance fulgide come la luce del paradiso. E' inutile cercare in lui qualche difetto nelle sue membra, solo i capelli hanno la canizie di un vecchio. Sii contento del dono che ti inviato il cielo, e sii degno di lui; che la tua anima non sia ingrata e dolente il tuo cuore!"
L'eroe, dopo aver ascoltato queste parole si alzò dal trono, correndo verso l'harem per vedere quel fiore di primavera; però quando vide i capelli bianchi sulla testa del figlio, il suo cuore ebbe un sussulto, perse la speranza. Il suo orgoglio ferito suscitò in lui una violenta collera e alzando lo sguardo verso il cielo sfidò il Signore del Destino:
”Oh tu che non conosci decadenza né mutazioni! Cosa hai potuto guadagnarci da assestarmi un colpo così duro, con che volontà mi ferisci? Anche se avessi commesso qualche colpa grave, anche se avessi deviato nel sentiero del peccato di Ahrimanes, come può il Creatore del mondo non credere al mio pentimento e concedermi il suo perdono, facendomi espiare le mie colpe in segreto, senza rendere pubblica la mia vergogna”? Esprimeva così il suo profondo dolore mentre il sangue gli ribolliva nelle vene:
“Che cosa posso dire ora ai miei nemici, quando dopo aver visto d questo triste presagio verranno da me ? E' nato da qualche demonio malefico, è un leopardo o uno dei Dews di Arhiman? I satrapi rideranno di me; e io per il disonore, fuggirò dalle bellezze dell'Iran e per non essere maledetto, dirò addio a questa bella terra”
Dopo aver finito di esprimere così la sua rabbia, con il viso trasfigurato dalla rabbia, maledisse la sua sorte. Per suo ordine il bimbo fu portato via per essere esposto in un paese lontano dalle dimore degli uomini, dove svettavano le cime della montagna Elburz, più vicina al sole che agli uomini. Su quella montagna c'era il nido dell'uccello Simorgh, l'uccello delle meraviglie, aveva costruito il suo nido, di ebano e di legno di sandalo intrecciato con aloe, simile ad un palazzo di re. Lii ai piedi di quella montagna, lontano da ogni altra creatura terrena, dove neanche il dominio del male poteva arrivare, fu lasciarono il povero bimbo innocente, rifiutato ingiustamente dal suo implacabile padre.
Così abbandonato tutto quello che poteva fare era quello di succhiare il dito ed emettere qualche vagito. Il Simorgh che viveva in alto nel suo nido insieme ai suoi piccoli, volò dal nido, e dall ' alto vide il piccolo che piangeva; giaceva a terra, la nuda roccia era la sua culla, il suolo la sua nutrice, il suo corpicino era privo di vestiti e le sue piccole labbra prive di latte. Attorno a lui solo una natura triste e desolata, mentre dall'alto il sole risplendeva con i suoi raggi di fuoco... Il Simorgh vide il bambino e volò dal suo nido, e afferrato il bimbo tra i suoi artigli lo portò sulla cima del monte Elburz dove aveva il suo nido, e lo portò ai suoi piccoli affinché potessero cibarsene. Ma Dio ispirò nell'uccello predatore un sentimento di pietà, perché la vita di quel bimbo era necessaria , Una voce risuonò :
"Oh Simorgh ! Uccello fortunato, abbi cura di questo povero bimbo ; da lui discenderà una stirpe di eroi forti e valorosi come leoni furiosi. Lo affido a te, aspetta e vedrai quello che succederà nel tempo”. Il Simorgh e i suoi uccellini contemplarono quel viso così bello che piangeva disperato, scegliendo la preda più delicata ne aprì le vene per cibarlo con il sangue invece che con il latte. Intanto il bimbo cresceva, nutrito da quella strana balia. Diventò un giovane pieno di forza e bellezza, alto come un cipresso, l'emblema della libertà ; il suo petto sembrava una montagna d'argento e la vita era flessibile come una canna di bambù. Le carovane che passavano per quelle montagne lo conobbero come il giovane dai capelli bianchi, e la sua fama si sparse per tutta la terra, perché né il bene né il male sono impossibili da ignorare per sempre. Il racconto di quel giovane glorioso e fatale giunse fino alle orecchie di Sam, figlio di Neriman . Una notte, quando già la piaga occultata nel suo cuore stava per rimarginarsi, le vicissitudini della fortuna giunsero a turbare il cuore di Sam. Vide cavalcare verso di lui un uomo che montava un superbo cavallo arabo. il cavaliere si avvicinò a Sam dandogli notizie di suo figlio e gli rivelò la grandezza dei suoi prodigi. Svegliatosi di sorpresa, Sam , chiamò i suoi Mubids per interpretare il sogno. "Potete dirmi se questo bimbo vive ancora o se morì di fame e di stenti sotto il potente sole di Tammuz?” Tutti i sacerdoti parlarono all'eroe in questa maniera : "Tu sei stato ingrato nei confronti del Signore. Le tigri e i leoni, nella terra e tra le rocce, i pesci e i coccodrilli nell'acqua curano tutti con affetto i propri figli, tutti hanno un segno di riconoscenza verso Dio. Tu hai infranto l'alleanza con il Signore , che ti aveva inviato un dono così prezioso e abbandonasti come una cosa inutile quell'innocente. I suoi capelli bianchi, causa del tuo dolore , come avrebbero potuto mai essere causa di disonore in un corpo così perfetto? Non dire che è morto; alzati e corri in cerca di quel tuo figlio , perché né il freddo nè il gelo né le fiamme possono nulla contro colui che è protetto dal Signore . Rivolgi a Dio le tue scuse ; Egli ripartisce il bene tra gli uomini e mostra loro la strada." Dopo aver ascoltato quelle parole convocò i saggi, fece montare a cavallo i capi dell'esercito e mossero verso il monte Elburz in cerca del figlio, li proprio sul luogo dove aveva dato l'ordine di esporlo. Vide una montagna così alta che la sua cima quasi tocca le Pleiadi. Su un picco di quella vetta il Simurgh aveva costruito un nido prodigioso, fatto di ebano e legno di sandalo intrecciato con aloe, un rifugio sicuro per Sam simile al palazzo di un re. Riparo sicuro la cui cuspide toccava la costellazione di Simak la spiga , senza temere né gli uomini né gli elementi della natura. Sam vide il nido, vide l'uccello delle meraviglie e vide in alto un giovane che passeggiava. A tale vista Sam si prostrò a terra e ringraziò il Signore per aver creato un simile uccello, riconoscendo che Dio il Potente, il Benefico, il Giusto, l'Altissimo, Padrone e Signore di tutto quanto c'è di più elevato. Cercò una strada per scalare i quella montagna ma tutti i suoi sforzi furono vani . "Oh ! Dio che Sei Superiore ad ogni forma di elevazione e di ogni comprensione tra esseri più saggi, Tu che Sei più alto del sole e della luna ; mi prostro ai Tuoi Piedi supplicandoti, con il timore che invade la mia anima. Mostra al Tuo servitore il modo di ascendere quella montagna, non rifiutare il Tuo servo carico di peccati, rendimi il figlio che io rifiutai." La preghiera fu accolta nel cielo. Il Simorgh vide che quegli uomini erano in cerca del giovane per riportarlo a casa e non per fargli del male . Allora parlò così al giovane :
"Nella mia casa hai conosciuto l'affetto , io ti ho allevato e fatto da padre e nutrice, ti ho dato il nome di Destan Zend (ingiustizia vivente) perchè tuo padre ti trattò con ingiustizia. Quando avrai lasciato questa dimora conserva sempre il nome che ti ho dato. Tuo padre è ai piedi della montagna, io ti condurrò da lui." Gli occhi del giovane si riempirono di lacrime e l'anima di dolore . Aveva visto pochi uomini ma il Simorgh gli aveva insegnato l'arte del discorso. Invocò l'aiuto di Dio e rispose al Simorgh :
"Sei stanco di me, del tuo compagno? La tua dimora è il mio trono, e le tue ali lo splendore della mia corona . Dopo Dio, solo a te devo elevare le mie lodi e i miei ringraziamenti, solo per te le più ardue delle imprese si sono rivelate facili."
Il Simorgh replicò :
"Quando ti troverai davanti al trono con la corona e il diadema dei Caianiani , forse questa dimora non ti piacerà più. Va' e prova le vicissitudini della fortuna, non voglio allontanarti dalle battaglie e dal tuo impero. E' stato dolce per me averti come amico, però adesso è giunto il momento di separarci. Porta con te una delle mie piume, e quando avrai bisogno sarò sempre con te e accorrerò in tuo aiuto. In qualsiasi brutta situazione tu venga a trovarti, getta questa piuma nel fuoco e immediatamente vedrai la mia gloria, perché io ti ho allevato sotto le mie ali. Va' e non ti dimenticare del tuo maestro, il cui cuore si spezza per l'affetto che ha per te." Tranquillizzato il giovane con queste parole si alzò in volo e depositò Zal li dove c'era suo padre. Costui vedendo il corpo di suo figlio robusto come quello di un elefante, con le guance fresche come quelle della primavera pianse e inclinò la fronte davanti al Simorgh, offrendo la sua preghiera di ringraziamento:
"Oh regina degli uccelli! Ti conceda Dio la giusta gloria, potere e forza, a te che sei sostegno degli infelici, generosa dispensatrice della giustizia. Chi ti vuol male rimanga sempre miserevole, duri in eterno la tua forza." Il Simorgh , spiccò il volo seguito dagli occhi di Sam e dei suoi uomini. Dopo il principe guardò il giovane e lo trovò degno della corona dei Caianiani:
forza di un leone, aspetto solare, cuore di cavaliere, mano avida di spada, ciglia nere, occhi come pece, labbra di corallo, guance rosate. Eccetto i capelli bianchi , non aveva il benchè minimo difetto . Il cuore di Sam assaporò la felicità del paradiso e dopo mille benedizioni esclamò :
"Oh figlio mio! Apri il tuo cuore, dimentica il passato, non serbarmi rancore. Sono l'ultimo dei servi del Signore. Da quando ti ho incontrato ho promesso al cielo di non lasciare più che il mio cuore si indurisca verso di te; tutto quello che farò, d'ora in poi è di farti felice e soddisfare i tuoi desideri." Mise sulle spalle un mantello da cavaliere e si allontano dalla montagna. Montò il suo cavallo e vestito come Cosroe si allontanarono, mentre in città al grido dei cavalieri si aprì una marcia trionfale, perchè non si era mai visto prima di allora un cavaliere così.
Fonte (continua in un file Pdf): http://www.demetra.org