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Nuovi scavi nell'enigmatico sito di Baalbek hanno portato alla luce un blocco monolitico lungo 19,60 metri dal peso stimato di circa 1.650 tonellate. Gli archeologi del Deutsches Archäologisches Institut ora indagano sul perché l'enorme pietra è stata lasciata nella cava e con quali mezzi poteva essere trasportata.

 

 

Nell’estate del 2014, il Dipartimento Orientale del Deutsches Archäologisches Institut ha iniziato un nuovo scavo nel sito megalitico di Baalbek.

Come noto da tempo, nel sito di Baalbek fu ritrovato il megalito noto come “Hajjar al-Hibla”, un enorme blocco di pietra, lungo circa 20 metri e con i lati di 4 metri, lasciato dai costruttori nella cava, forse nel timore che si sarebbe spezzato durante il trasporto.

L’obiettivo degli scavi era quello di capire quali tecnologie sono state usate per il taglio della pietra e quali gli strumenti utilizzati per il suo trasporto.

 

 

 

 

Tuttavia, come rivela l’articolo pubblicato dall’istituto tedesco, durante gli scavi, nello strato inferiore a quello di Hajjar al-Hibla, e accanto a questo, è stato trovato un altro blocco di pietra che ne supera notevolmente le dimensioni: è lungo 19,60 metri, largo 6 metri e profondo 5,5 metri.

Il peso del megalito Hajjar al-Hibla è stimato in circa 1000 tonnellate, mentre il nuovo blocco, in proporzione, pesa circa 1650 tonnellate. Si tratta dunque del più grande megalito conosciuto dell’antichità.

Con i suoi 5 mila anni di storia, Balbeek presenta le costruzioni realizzate con i più grandi blocchi di pietra mai osservati.

 

 

La sacralità del luogo era riconosciuta da tutti i popoli dell’antichità. Tant’è vero che quando i romani conquistarono la regione, vi costruirono un tempio dedicato al dio Baal-Giove, un ibrido tra l’antica divinità cananea di Baal (Signore) e Giove romano.

Il tempio è stato costruito su un ‘tel’, cioè un tumulo, segnale di un luogo ritenuto a lungo importante, anche se non si sa a cosa fosse dovuta la sua sacralità.

Ad infittire il mistero c’è il fatto che la parte più antica delle rovine di Baalbek non è assolutamente riconducibile a nessuna cultura conosciuta. Inoltre, originariamente il sito è stato impiegato per scopi che attualmente rimangono avvolti nel mistero.

 

 

Le origini di Baalbek risalgono a due insediamenti cananei che gli scavi archeologici al di sotto del tempio di Giove hanno permesso datare all’età del bronzo antica (2900-2300 a.C.) e media (1900-1600 a.C.).

L’origine del nome è oggetto di discussione da parte degli archeologi. Il termine Baal significa semplicemente ‘Signore’ o ‘Dio’, titolo utilizzato in tutto il Medio Oriente arcaico. La parola Baalbek potrebbe significare ‘Signore della Valle’, o ‘Dio della Città’, a seconda delle diverse interpretazioni.

Nel periodo seleucida (323-64 a.C.) e romano (64-312 a.C.), la città fu conosciuta con il nome di Eliopoli, la ‘Città del Sole’. Con la costruzione del tempio, Baal-Giove divenne la divinità centrale del culto della regione. Qualunque fosse la natura del culto preromano, la costruzione del tempio creò una forma ibrida di venerazione del dio Giove, generalmente indicato come Giove Eliopolitano.

 

 

Antiche leggende affermano che Baalbek era la città natale di Baal. Altre tradizioni vogliono che Baalbek sia il luogo del primo arrivo di Baal sulla Terra.

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it

 


 

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