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Diciotto isole, delle quali diciassette abitate da circa 45.000 persone, poste in mezzo al nord Atlantico, su una superficie complessiva di 1.400 Km², a metà strada fra Norvegia ed Islanda, non lontano dalle coste nord occidentali della Scozia. Questa è la carta d'identità delle Isole Faroer, appartenenti politicamente alla Danimarca, ma fiere della loro autonomia, tanto che il loro territorio non fa parte dell'Unione Europea: si tratta infatti di una regione autonoma associata alla Danimarca, forse perché i suoi orgogliosi abitanti sono più affini agli antichi Vichinghi ed ai popoli scandinavi che al continente Mitteleuropeo.

 

 

E di leggende vichinghe è piena la tradizione delle Faroer, come ci informa Pablo Ayo sul sito Edicola Web, il portale del mistero in internet e precisamente alla pagina http://www.edicolaweb.net/ds170601.htm , dove si narra di numerosi riferimenti ad esseri leggendari, in particolare gnomi e folletti, tramandati attraverso l'epica tradizione orale, almeno fino alla fine del XIX secolo.

Esseri fatati, saggi gnomi portafortuna, folletti dispettosi e soprattutto il mitico "Popolo dei Grigi", rappresentazione leggendaria di entità potenti e ostili alla natura, sono gli interpreti principali di favole centenarie giunte fino ai nostri giorni grazie agli affascinanti racconti dei pescatori locali. I Grigi hanno abitudini inconsuete ed inquietanti, fra le quali quelle di dimorare sottoterra o in caverne o scomodi anfratti, e non sanno nuotare, attitudine piuttosto insolita per chi vive in un territorio interamente circondato dal mare.

 

 

E' proprio lo gnomo di una famosa leggenda locale il protagonista di una storia delle Faroer, dove viene descritto come una sorta di magico personaggio bene augurante che aveva permesso ad un pescatore dell'isola di Streymoy di gonfiare di pesci le sue reti al punto tale da poter sfamare l'intero villaggio. Per riuscire nel suo intento, lo gnomo era riuscito a vincere le forze negative, gettando in acqua lo spirito Grigio; quest'ultimo però, trovò la forza di vendicarsi, trasformando la barca ed il pescato in uno scoglio.

Leggenda o no, resta il fatto che la storia è molto simile a due episodi che sarebbero accaduti in epoca recente, il primo in Siberia nel febbraio 1988, quando un incontro ravvicinato fra soldati russi in esercitazione e piccoli alieni Grigi, la cui astronave era stata abbattuta dai militari, si concluse tragicamente: i cinque alieni fuoriusciti dal disco volante, infatti, si fusero in un unico oggetto sferico, che emanando un lampo bianco accecante trasformò i soldati in qualcosa di simile alla pietra, alterandone la struttura molecolare, come riferisce il giornale russo TERNOPIL VECHIRINIY.

Qualcosa di analogo si sarebbe verificato in epoca successiva nella base militare americana di Dulce, nel New Mexico, come racconta il Dr. Michael Wolf, secondo il quale alieni Grigi avrebbero risposto al fuoco di militari americani, utilizzando una sorta di energia psichica, in grado di staccare di netto o di far esplodere la testa dei soldati, come in un film di fantascienza.

La realtà delle Faroer non è meno leggendaria, almeno dal punto di vista naturalistico: interminabili distese di prati verdi che si interrompono improvvisamente nell'azzurro del mare tempestoso; maestose cascate che compaiono inaspettatamente fra le valli e che si tuffano nell'oceano, fra imponenti scogliere e tenebrosi faraglioni, dove dimorano migliaia di uccelli marini, il cui stridio interrompe il silenzio della solitudine, inframmezzato unicamente dall'incessante sibilo del vento.

 

 

E' proprio la caratteristica forma geografica delle Faroer a creare panorami unici, grazie al fatto che nessun luogo delle isole dista dal mare più di cinque chilometri, che la montagna più alta non supera i 900 metri di altezza e che la quasi totale mancanza di alberi consente allo sguardo di spaziare senza limiti verso un orizzonte di 360°, comunicando a chi osserva una duplice sensazione di solitudine e di intima e totale appartenenza allo sconfinato universo del Creato.

Nel web ho trovato diversi racconti di viaggio di turisti italiani affascinati dalla natura selvaggia delle Faroer, alla pagina http://www.cisonostato.it/stato.php?id=67 , dove si raccontano fra l'altro alcuni aneddoti circa le abitudini di vita quotidiane degli ospitali abitanti delle isole. Ad esempio quando fa capolino il sole estivo dopo una delle tante giornate di pioggia e come per incanto compaiono improvvisamente decine di mamme con relativi passeggini per le strade di Thorshavn (la capitale dell'arcipelago che prende il nome dal dio norvegese Thor), che si ripopola anche di bambini festanti e gioiosi che giocano fra le pozzanghere, senza fermarsi neppure se riprende a piovere.

Del resto, un popolo abituato a vedere la luce solo per poche ore durante il lungo inverno, approfitta di ogni momento utile per stare all'aria aperta durante la bella stagione. Le Faroer sono infatti attraversate dal 7° meridiano ad ovest di Greenwich e dal 62° parallelo a nord dell'Equatore, a pochi gradi dal Circolo Polare Artico, ma il loro clima è mitigato dalla Corrente del Golfo, che rende le temperature invernali non molto diverse da quelle di Milano, grazie ad un mare sempre sgombro di ghiacci, mentre l'estate somiglia ad una lunga e umida primavera, con temperature che oscillano fra i 10 e i 15 ° centigradi.

Allo stesso indirizzo internet, si trovano interessanti consigli circa l'interpretazione dell'ostica lingua locale e dell'etimologia di alcuni nomi: Streymoy, Vagar, Bordoy, Sandoy, Suduroy, Svinoy, Mykines, Skuvoy, sono soltanto alcuni dei nomi delle isole che compongono l'arcipelago, i cui suoni gutturali ben si conciliano con il mistero delle antiche leggende vichinghe.

Anche lo stesso nome che identifica le isole può essere trovato nel web in modi diversi: Foroyar (in faroese), Faeroer (in tedesco), Feroe (in spagnolo); ma anche Faer Oer e Faroe.

Fonte: http://www.globalgeografia.com

 


 

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