Un gruppo di ricerca dell’Università statunitense di Carnegie Mellon è riuscito ad utilizzare una normale stampante 3D, di quelle a basso costo per uso comune, per la creazione di strumenti in plastica che, quando si riscaldano, possono piegarsi in varie forme. Le stesse forme possono essere scelte a priori. In vari esperimenti gli scienziati sono riusciti a produrre plastiche ha avuto piegandoti che assumono la forma di una rosa, di una barca o anche di un piccolo coniglio. L’obiettivo è quello di rendere l’auto assemblaggio “più democratico, accessibile a molti utenti”.
Secondo Lining Yao, professore presso l’Human-Computer Interaction Institute e direttore del Morphing Matter Lab, e uno degli autori della ricerca, si tratterebbe, tra l’altro, di un primo passo verso i cosiddetti “mobili flat-pack” che, presumibilmente dopo l’acquisto, assumono la forma predeterminata grazie all’utilizzo di una banale pistola termica. E non solo, con questo metodo estremamente a basso costo potrebbero essere prodotti anche scafi di imbarcazioni ed altri prodotti in vetroresina.
Il processo è abbastanza semplice: una volta che gli oggetti emergono dalla stampante, risultano essere fatti di una plastica piatta e dura. Una volta immessi nell’acqua calda cominciano a diventare morbidi e gommosi anche se non riescono a sciogliersi del tutto. È proprio in questo momento che viene attivato il processo di piegatura. “Riteniamo che l’algoritmo generale e i sistemi di materiali esistenti dovrebbero consentirci di realizzare oggetti auto-pieganti di grandi dimensioni, come sedie, barche o persino satelliti”, dichiara Jianzhe Gu, altro autore della ricerca.
La differenza di questo approccio rispetto ad altri per quanto riguarda i materiali autoreplicanti e che il metodo di Yao e dei suoi colleghi si basa su una tecnica non complicata e soprattutto poco costosa dato che utilizzava normali stampanti 3D e anche di quelle più economiche.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it