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Questo è il sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Studi Ufo - A.N.S.U.

Come si noterà nella traduzione in fondo, la tesi esposta dalla prima, quella del mero inganno, non pare essere chiaramente supportata dalle testimonianze e prove raccolte all’epoca dell’evento. Infatti, la tesi demolitoria, come spesso avviene in questo tipo di congetture, tende sempre preventivamente a a semplificare fatti e ridicolizzare testimoni, perciò è buona prassi sentire cose dice il testimone diretto.
Alessandro Lattanzio




Nel maggio del 1978, un contadino di 71 anni del piccolo villaggio di Emilcin, nella Polonia orientale, iniziò a raccontare una storia su come incontrò gli alieni e fu portato sulla loro navicella spaziale. Non smentì mai. Ancora oggi, ci sono persone che sembrano credere alla sua fiaba, forse il racconto più famoso su un incontro ravvicinato polacco cogli extraterrestri…

 



Posso sentire l’energia.
Ogni anno a maggio, i credenti negli UFO del Paese s’incontrano a Emilcin, un piccolo villaggio nella Polonia orientale, per commemorare l’anniversario della visita extra-terrestre. Nel 2005, un monumento fu eretto in città, che ricorda il famoso monolite di Stanley Kubrick del 2001: Odissea nello spazio. I credenti si radunano attorno ad esso, pronunciando frasi come “Posso sentire l’energia!” o “Qualcosa d’inspiegabile sta succedendo!”. Significativo quanto basta per attirare l’attenzione internazionale, il monumento fu descritto dalla rivista online nordamericana Atlas Obscura con le seguenti parole: “Un memoriale (…) costituito da un cubo di metallo in equilibrio sulla cima di una roccia. Commemora il caso più famoso di rapimento UFO nella storia polacca, quello di Jan Wolski, verificatosi il 10 maggio 1978”. La descrizione è solo leggermente imprecisa, quando usa la parola “abduction”. Dopotutto, secondo Wolski, non fu rapito ma semplicemente invitato a visitare un misterioso veicolo, e lo fece di sua spontanea volontà…

 



Entra nella mia grande macchina bianca.
All’epoca del cosiddetto “incidente di Emilcin”, Wolski, un semplice contadino, aveva 71 anni. Questo è il modo in cui tutto si svolse, secondo un resoconto dato nel documentario del 1978 Odwiedziny, Czyli u Progu Tajemnicy (Una Visita, o Soglia del Mistero), realizzato poco dopo la presunta apparizione dell’UFO. La mattina di quel giorno memorabile, Wolski guidava il carretto nei boschi vicino a Emilcin quando notò due figure farsi avanti. Mentre stava guidando, i due salirono sul suo carretto e iniziarono a chiacchierare in una strana lingua sconosciuta. Imperterrito, Wolski continuò a guidare. Ecco cosa ricordò: “Stavano parlando a voce bassa, sconosciuta… Non capivo niente. Tutto sommato, guidavo fino a dietro quei cespugli dove c’era questo, beh, una macchina che si librava nell’aria. Mi meravigliò che un’auto potesse rimanere sospesa in aria e fluttuare su e giù di mezzo metro circa… La navetta misteriosa era grande quanto un autobus di medie dimensioni, interamente bianca e dotata di elementi che ruotavano e ronzavano”. Fortunatamente, c’era una porta che portava dentro. Wolski entrò e mentre si alzava dall’ascensore, uno degli esseri agitò la mano invitandolo a entrare. Anche se gli alieni avevano la pelle verde, le dita palmate e indossavano una tuta nera aderente, Wolski accettò l’invito. L’interno minimalista non presentava altro che alcune panchine e pareti nude. Dentro, i suoi nuovi compagni dalla pelle verde convinsero Wolski a spogliarsi e procedettero ad esaminarlo usando un paio di piattini. Dopo essersi rivestito, gli alieni furono così gentili da offrirgli un boccone di uno strano cibo simile al miele, ma Wolski non aveva fame. Mentre usciva, disse “Arrivederci!” e annuì, e gli esseri ben educati annuirono. Quindi, come si nota, l’intera faccenda era più simile a un tea party combinato con un esame medico piuttosto che a un rapimento…

 



Un’esperienza assolutamente reale, autentica.
Nonostante l’indiscutibile sciocchezza, la storia è probabilmente il racconto più famoso di “incontro ravvicinato del quarto tipo” polacco (sì, quarto, è così che gli esperti UFO lo denominarono). Lo dobbiamo in gran parte a Zdzislaw Blania, un cosiddetto ufologo della città di Lódz giunto a Emilcin dopo il 10 maggio per indagare sul presunto incidente, o più precisamente, per propagarlo a proprio beneficio. Fino a quel momento, Blania, un uomo intelligente e colto, aveva pubblicato articoli sugli UFO nella stampa polacca, tuttavia nulla di sensazionale. Quando seppe delle affermazioni di Wolski, si precipitò a Emilcin e s’ impegnò seriamente per presentare la storia come credibile. Ad esempio, reculutò uno psicologo per confermare che Wolski era sano di mente e che non mentiva. Blania riuscì a presentare un’altra testimonianza sulla comparsa dell’UFO, un bambino di 6 anni che disse di aver visto il veicolo simile a un autobus sorvolare il villaggio (oggi sappiamo che il racconto del ragazzo fu manipolato da Blania). I media ripresero rapidamente la storia. Blania era il più esperto in materia, quindi rilasciò interviste a destra e a sinistra e rapidamente si fece pubblicità. Ad esempio, il numero del 6 giugno 1978 del quotidiano Kurier Polski lo citò affermando quanto segue su Wolski: “Non credo che il testimone possa aver dato i dettagli dell’aspetto o del comportamento degli esseri usando solo l’immaginazione. Descrive, per esempio, come apparivano i loro vestiti anche se questa informazione non apparve mai nelle pubblicazioni polacche sugli UFO (…). Quindi credo che questo sia un resoconto di un’esperienza assolutamente reale e autentica”. Blania ha continuato a trarre profitto dalla storia per anni. Ancora nel 1996, pubblicato il libro Zdarzenie w Emilcinie (traduzione dell’editore: L’incidente di Emilcin) dedicato al racconto di Wolski.

 



Un posto su un altro pianeta.
L’ufologo riuscì non solo a guadagnarci personalmente dall’incidente di Emilcin, ma anche contribuì a farne una questione nazionale (anche internazionale, come il tempo ha dimostrato!). Per anni, la storia della presunta visita aliena, rinforzata dalla sua indagine quasi obiettiva, spinse gente da tutta la Polonia ad agire. Era abbastanza gustoso, per esempio, essere coperto dalla televisione nazionale del regime comunista, che trasmise il suddetto documentario Odwiedziny, Czyli u Progu Tajemnicy nell’autunno 1978. Ebbe un ruolo importante durante il Congresso Ufologico del 1985, tenutosi a Lublino, vicino a Emilcin, un evento che inclusa una conferenza di Wolski. Fu studiato da decine di autoproclamati ricercatori che scavarono nella storia dell’uomo anziano dando origine a numerose teorie su ciò che effettivamente accadde. Ed anche ispirò il famoso illusore Grzegorz Rosinski, dei famosissimi fumetti Thorgal, per creare una striscia intitolata Przybysze (I provenienti) pubblicata per la prima volta nel 1980 sulla rivista Relax. Lukasz Garlicki, noto attore polacco e amante dei fumetti, disse di questo lavoro di arte grafica: “Quando avevo quattro o cinque anni, lessi quel fumetto sulla rivista Relax e mi fece davvero grande impressione. Più tardi continuai a pensare a quella storia, specialmente durante un viaggio sui Monti Tatra con mio nonno. Ricordo che salì sul monte Gubalówka da soli e scesi da lassù, spaventato per tutto il tempo che da qualche parte lungo la strada, nei boschi, avrei incontrato alieni che assomigliavano a quelli di Wolski. Penso che l’ambientazione del fumetto nella campagna polacca abbia avuto molto a che farci”. Ciò che ricordava al giovane Lukasz probabilmente riecheggiò anche bel resto del pubblico: avere i nostri alieni “polacchi” doveva essere sembrato piuttosto eccitante. Soprattutto con Roswell così lontana dalla cortina di ferro da sembrare quasi inaccessibile, come un luogo… su un altro pianeta. Alla fine, alla fine degli anni ’80, la storia dell’incidente di Emilcin divenne una fatti noto più o meno generale.

 



La polizia, un copione comunista e droghe.
È interessante notare che gli adulti che scelsero di credere agli alieni in visita a Emilcin non pensavano affatto che la polizia avesse escluso qualsiasi attività extra-terrestre nell’area. A causa del trambusto causato dalle rivelazioni di Wolski poco dopo il presunto evento, le forze dell’ordine si presentarono nel villaggio per indagare e non trovarono alcuna prova a sostegno del bizzarro racconto. La polizia concluse che Wolski probabilmente ebbe un sogno. Tuttavia, è difficile determinare quale fu l’origine esatta della fiaba di Wolski, in particolare dopo che i principali attori di tutto questo scomparvero: Wolski nel 1991, Blania nel 2003. Alcuni dicono che Wolski era un narratore e che gli piaceva l’attenzione avuta con la sua storia sugli UFO. Avrebbe mostrato alla gente il sito dove presumibilmente avrebbe visto la navetta aliena negli anni seguenti. Altri dicono che fu drogato e allucinato nell’incidente. In un’altra versione l’intera faccenda sarebbe stata ideata dal regime comunista per allontanare l’attenzione pubblica dall’economia, gravemente peggiorata al momento. Quest’ultima teoria, sebbene intrigante, manca di prove tangibili, a parte forse l’effetto domino del racconto di Wolski su TV, radio e stampa. Sotto il regime comunista questi non erano, secondo gli standard odierni, indipendenti e si potrebbe obiettare che ripetessero la storia in modo sorprendentemente avido, anche se era una calamita per il pubblico. Ma il Santo Graal degli amanti della cospirazione, il coinvolgimento dei servizi segreti, va ancora dimostrata in questa storia.

 



La verità ci farà meravigliare.
Un’analisi molto completa dell’episodio di Emilcin e delle sue conseguenze fu fornita da Bartosz Rdultowski nel suo libro del 2013 Tajne Operacje PRL i UFO (Le operazioni segrete della Polonia popolare e gli UFO). L’autore decise d’acquistare gli archivi di Blania dalla sorella per esaminarli. Grazie a lui ora sappiamo che la dichiarazione del ragazzo di Emilcin fu manipolata. Ma anche dopo aver condotto quella che sembra la più ampia ricerca sul caso, e dopo aver esaminato tutte le varie teorie, l’autore afferma che non esiste una risposta definitiva alla grande domanda: “cosa successe realmente?” La spiegazione di Rdultowski è l’ipotesi che l’intera faccenda di Emilcin derivi da… uno scherzo che un ufologo provò a tirare su un altro. È giunto il momento di presentare Witold Wawrzonek, ufologo come Blania, ma di Lublino. L’autore di Tajne Operacje PRL i UFO sostiene che circa un mese prima del presunto incidente di Emilcin, i due fecero una scommessa: Blania disse che avrebbe fatto ipnotizzare qualcuno per fargli ricordare cose che non accaddero realmente, mentre Wawrzonek sosteneva che non era possibile. Alla fine, dopo una sessione in cui l’ipnotizzatore Lech Stefanski mise Wawrzonek in stato di trance, l’ufologo di Lublin si svegliò con ricordi confusi. Naturalmente, non ne fu felice e decise di vendicarsi. Perciò Wawrzonek, lui stesso ipnotista, ipnotizzò il settantenne Wolski facendogli ricordare l’incidente di Emilcin. Voleva semplicemente ingannare Blania facendogli credere una storia falsa, la falsità che Wawrzonek avrebbe svelato al momento giusto, coprendo ridicolo l’antagonista. Ma dopo che Wawrzonek informò Blania sull’incidente d’Emilcin, quest’ultimo lavorò con tanta rapidità ed efficienza affermandolo come incontro UFO credibile, che prima che Wawrzonek lo sapesse, la fiaba era già immune da ogni debunking tra i credenti degli UFO. Quindi sembra che il meticoloso intrigo di Wawrzonek sia finito, sostituito da un mito sugli alieni d’Emilcin che non scomparirà. Sembra una teoria infernale, ma questa spiegazione potrebbe essere in linea coll’iscrizione sul memoriale dell’Emilcin, che dice “La verità vi farà meravigliare”, ad essere del tutto convincenti…

Fonte estera: Marek Kepa, "Culture", 17 luglio 2017 https://culture.pl





Il caso Jan Wolski è il caso d’incontro ravvicinato alieno più famoso della Polonia. Fino a quel giorno (10 maggio 1978) Jan Wolski non aveva idea di alieni, UFO e tutto il resto. Viveva una vita semplice d’agricoltore, in un’area isolata e senza TV o radio, inoltre in un paese che era praticamente isolato dal mondo occidentale. La sua unica fonte di informazioni erano i giornali che i suoi figli gli portavano occasionalmente. Il caso acquisì molta credibilità e popolarità all’epoca in Europa orientale perché il testimone era un uomo semplice che non aveva idea dell’argomento, abituato a coltivare e a non guardava mai oltre. È considerata una pietra miliare dell’ufologia polacca, da quel giorno molti furono attratti dallo studio della possibilità che ci sia qualcosa oltre la storia ufficiale. Tale fu l’impatto della storia che un monumento fu eretto ad in Emilcin per commemorare l’evento.

 

 



La verità ci stupirà in futuro.
Bene, diamo un’occhiata a quello che è successo veramente quel 10 maggio 1978. Jan Wolski di 71 anni era vicino al villaggio di Emilcin. Erano passati solo pochi minuti dalle 8 del mattino, era un giorno di pioggia e Jan era su un carretto trainato da un mulo. Prese una scorciatoia attraverso un sentiero nel bosco per tornare a casa. Mentre si trovava nella foresta, notò due figure davanti che camminano sul sentiero. Lui poté solo vederne le spalle. Mentre si avvicinò alle figure, capì che non erano persone normali. Erano più bassi della media (circa 1,5 metri) indossavano un completo nero aderente che copriva anche la testa e camminava diversamente (a gambe divaricate). Poi vide che rallentavano e fecero spazio per permettere a Jan e al suo carretto di passare. Jan continuò a camminare e ad un certo punto gli umanoidi erano su entrambi i lati. Lui non disse nulla dato che era una persona riservata di poche parole. Improvvisamente, i due umanoidi saltarono sul retro del carretto. Jan mantenne la calma e si voltò per guardarli meglio. In quella regione era consuetudine dare un passaggio alla gente, ma questi due erano diversi. La loro pelle era verde, occhi simili come quelli di un cinese; i costumi coprivano tutto il corpo e solo il viso e le mani erano visibili. Le dita somigliano a quelle di un anfibio poiché collegate da una sorta di membrana all’altezza dell’articolazione del primo dito. Le gambe erano a penzoloni dalla carrozza indossando scarpe nere a forma di pinne. I due parlavano tra loro in una lingua sconosciuta caratterizzata da squittii da “iena”. Jan continuò a camminare vivendo un’esperienza surreale e decise di stare al gioco. Dopo qualche momento nel viaggio coi passeggeri non invitati si avvicinò a una radura. Tra gli alberi, Jan poté vedere un oggetto sospeso a circa 5 metri dal suolo. A differenza della maggior parte degli altri casi in cui gli oggetti fanno poco o alcun rumore, questo oggetto era rumoroso. Il mulo non aveva paura del suono e la carrozza continuò ad avvicinarsi all’oggetto. L’oggetto era più o meno rettangolare e delle dimensioni di un autobus. In ogni angolo aveva un cilindro a forma di vite che ruotava. Sembrava che le viti rotanti fossero il sistema di propulsione dell’oggetto. Secondo Jan Wolski i cilindri rotanti emettevano un suono simile a quello di un calabrone. Non c’erano finestre ma solo una porta al centro. Dalla porta supportata da quattro cavi era appesa una piattaforma. A una distanza di circa venti metri gli esseri indicarono a Jan Wolski di fermare il carretto. Gli esseri saltarono verso l’oggetto e indicandogli di seguirli. Scese dal carretto e li seguì. Ora camminavano verso l’oggetto sospeso; Jan in mezzo e gli esseri ai lati. La piattaforma scese e uno degli esseri salì e fece un gesto per invitare Jan, che non esitò e salì con lui. Poiché non c’era spazio, l’altro umanoide attese. La piattaforma si muoveva alla volta e si fermò davanti la porta aperta. All’interno dell’oggetto Jan trovò altri due esseri. Nel frattempo, l’essere in attesa salì sulla piattaforma ed entrò. Ora c’erano quattro esseri e notò che uno di loro aveva due dischi. La stanza era rettangolare, semplice senza luce artificiale; l’unica luce che riempiva la stanza era quella che entrava dalla porta aperta. Guardando verso la porta, si accorse che le pareti avevano uno spessore di circa 20 centimetri e che la porta non erano un pannello piano, ma in qualche modo arrotolato; simile al metallo viene arrotolato quando si apre una scatoletta di sardine. Sul pavimento vicino la porta vide una dozzina di uccelli, vivi ma che non potevano camminare o volare, come se gli umanoidi li avessero paralizzati. Alzando gli occhi si accorse che il soffitto era semicircolare e presentava un tubo nero che correva per la sua lunghezza. Senza apparire minacciosi, gli esseri gli indicarono di togliersi i vestiti. Uno di loro, persino l’aiutò a sbottonarsi la camicia ed iniziarono a esaminarlo. Uno degli esseri usò due dispositivi a forma di disco (uno per ogni mano). L’essere li avvicinò a varie parti del corpo di Jan come se lo stesse esaminando. Nel mentre li vede mangiare qualcosa. È una barra di una sostanza flessibile trasparente. L’essere gli offrì il cibo ma rifiutò. Uni degli esseri si avvicinò al muro e inserì due piccoli oggetti cilindrici in due buchi. L’umanoide continuò a girarli all’interno dei buco come se stesse regolando qualcosa. Dopo pochi minuti gli indicarono di rivestirsi. Si accorsero della sua cintura e la raccolsero per osservarla. Sembra che fosse stupiti dalla semplicità di in una cintura. Una volta vestito, capì che era ora di partire; gli esseri l’accompagnarono alla piattaforma. Jan prese il cappello, l’appoggiò sul petto e si chinò per salutarli. Gli esseri copiarono la sua movenza per salutarlo. Una volta a terra, Jan salì sul carretto. Eccitato tornò a casa per dirlo a tutti. La navetta iniziò a librarsi verso la foresta profonda. Una volta a casa raccontò a tutti della storia, a famigliari e vicini. Presto quasi tutti seppero dell’incidente. Alcuni andarono alla ricerca trovando strane impronte lungo il percorso percorso dalla carrozza di Jan. Un ragazzo si fece avanti affermando di aver visto un oggetto volante sospeso a pochi metri dalla sua testa. La descrizione del ragazzo corrispose a quella di Jan. Anche alcuni abitanti del villaggio si fecero avanti affermando di aver avuto la strana sensazione del terremoto nello stesso momento in cui l’oggetto sarebbe passato sul villaggio. Alcuni giorni dopo, una troupe della televisione pubblica polacca è arrivò nel villaggio per un’intervista e saperne di più. Si dice che quel giorno, mentre era sul luogo dell’incidente con Jan, la troupe notasse una strana figura che li spiava, nascosta tra i cespugli. La figura scappò quando capì di essere stata notata. Le descrizioni corrisposero a quelle degli esseri visti da Jan. Potevano essere uno di loro? Negli anni successivi all’incidente, Jan fu visitato da numerosi ricercatori. Confermò la testimonianza. Jan era un uomo semplice con nulla da guadagnare da questo caso. Non ebbe precedenti contatti con alieni e ufologia. Solo condiviso ciò che vide.

Fonte estera: "History Disclosure" del 25 maggio 2019 https://www.historydisclosure.com





Il 10 maggio 1978 Jan Wolski, contadino di 71 anni, stava attraversando la foresta vicino a Emilcin, nella Polonia orientale, sul suo carretto trainato da cavalli quando notò due individui avanti, camminare nella stessa direzione, ma con “salti morbidi” come subacquei sul fondo del mare. Quando uno di loro si avvicinò a una palude, i suoi piedi sembravano scivolare sul fango. Quando Wolski li raggiunse, camminarono per un po’ a fianco del carretto e poi saltarono a bordo sedendosi su ciascun lato, facendo cenno a Wolski di continuare. Wolski proseguì mentre gli alieni scambiavano alcune parole in una lingua sconosciuta. Poco dopo, mentre il carretto si avvicinava a una radura nella foresta, apparve uno strano oggetto bianco quasi trasparente, sospeso in aria a 70 metri di distanza e che emetteva un debole ronzio. Wolski descrisse l’oggetto come simile a un autobus corto, ma con tetto simile a un granaio, lungo circa 5 metri, largo tre metri e alto circa 2,5 metri. Brillava, come se nichelato. Non vide finestrini. Ai quattro angoli, e a metà strada verso l’esterno, barili con aste verticali nere li attraversavano recando ciò che sembravano spirali che ricordavano piuttosto dei cavatappi. Queste aste nere ruotavano molto velocemente. I “cavatappi” emettevano una gamma di colori, e sembravano essere la fonte del ronzio. Quando si avvicinò all’oggetto, Wolski disse che il suono era simile a quello dei bombi in volo. La superficie del velivolo era liscia, inossidabile e senza cuciture. A un’altezza di circa 50 cm da terra fu sospeso a un ascensore sostenuto da quattro cavi sottili attaccati sopra l’ingresso del mezzo, e sceso mentre il trio si avvicinava. Salendo sulla piattaforma, una delle entità invitò Wolski a bordo, indicandogli che avrebbe dovuto afferrarsi ai cavi. Dopo essere salito rapidamente, l’ascensore si fermò di fronte all’apertura e a Wolski fu fatto cenno di entrare. All’interno, Wolski entrò in una stanza con pareti quasi nere e vide altri due esseri identici ai primi due. La camera era rettangolare. Non c’era altra illuminazione interna oltre alla luce del giorno dalla porta aperta. Le pareti, il pavimento e il soffitto erano di un nero grigiastro dello stesso colore della tuta degli occupanti. Il pavimento brillava, come se fosse lucido. Le pareti erano lisce e resistenti al tatto e costituite da un materiale simile al vetro. Contro le quattro pareti c’erano sedili, ognuno fissato da due cavi neri. Nel mezzo non si vedeva alcun apparato, ad eccezione di due tubi neri spioventi che correvano da un muro all’altro e da due fori, a circa 30 cm di distanza, in ciascuno dei quali una delle entità inseriva alternativamente una piccola asta nera. Dal pavimento al soffitto, l’altezza era di circa 1,8 metri. Sul pavimento di questa cabina c’erano una decina di corvi o tordi che sembravano paralizzati, sebbene potessero muovere la testa e gli occhi. I quattro esseri identici, di sesso indeterminato, erano alti 1,4-1,5 metri e avevano figure delicate e snelle. Indossavano abiti aderenti e flessibili di un pezzo di gomma nera grigiastro, che copriva tutto il corpo tranne volto e mani. Non notò tasche, cinture o elementi di fissaggio. Le gambe sembravano più spesse di quelle degli uomini normali, e dal modo in cui questi si curvavano quando gli esseri si sedevano nel carro con le gambe penzoloni, sembravano membra prensili. Una gobba era visibile sulle spalle, come se qualcosa fosse contenuto sotto la tuta. Le mani sottili e verdastre avevano cinque dita, tra le quali c’erano membrane sottili, ad eccezione dello spazio tra il pollice e l’indice. Le teste erano relativamente grandi, coi volti di una tonalità verde oliva o marrone verdastro dagli zigomi alti che gli dava un aspetto asiatico. Gli occhi, a forma di mandorla, molto lunghi, erano scuri e sembravano privi del bianco. Al posto del naso, c’era solo una leggera protuberanza con due piccole aperture verticali. La bocca era diritta e esigua. I denti erano bianchi. Nessun pelo era visibile sul viso. Quando gli esseri sorrisero, la bocca si piegava su un lato come smorfia. Il loro discorso era rapido e sommesso. Avevano un contegno gentile e Wolski non provava paura. Gli esseri indicavano a Wolski che avrebbe dovuto togliersi i vestiti, e uno di loro l’aiutò a sbottonarsi la camicia. Di fronte a lui a meno di due metri di distanza, uno degli esseri teneva in ogni mano un oggetto a forma di disco grigio che sembrava attaccato alla mano da qualcosa come una ventosa. I dischi vibravano e emettevano un sordo suono rantolante. Wolski fu posizionato con un lato verso l’entità che reggeva i dischi, quindi con la schiena rivolta verso di essa e infine dall’altro lato. Le braccia di Wolski furono sollevate alternativamente dalle entità, le cui dita erano molto fredde. Durante ciò sentì un odore simile a quello del zolfo che brucia; un odore che impregnò i vestiti per giorni. Quando fu pronto, gli fu mostrata l’uscita, inchinandosi gli disse addio. Anche gli esseri s’inchinarono sorridendo. L’ascensore lo portò giù quasi a livello del terreno, così fu costretto a un breve salto. Raggiunto cavallo e carretto, Wolski si voltò per guardare l’aggeggio. Due o tre esseri l’osservavano dall’ingresso. Non li vide partire.



Trascrizione dell’intervista al Signor Jan Wolski
di Henryk Pomorski e Krystyna Adamczyk

HP:… Comune di Opole Lubelskie. Parliamo col signor Jan Wolski, età…
JW: 71 [settantuno]

HP: Ha per noi molte cose interessanti da dire… Ha incontrato degli extraterrestri. Puoi dirci cos’è successo?
JW: Non posso affermare con certezza che fossero extraterrestri perché erano simili a noi, e penso fossero minuscoli, delicati, di piccola altezza, circa 150 cm.

HP: Come li ha incontrati?
JW: Beh… Stavo guidando da Komaszyce, da quella parte. In effetti stavo tornando dal villaggio di Dabrowa, ma l’incontro con loro è avvenuto da questa parte di Komaszyce, in un mio campo.

HP: Quando li hai visti per la prima volta?
JW: Li ho visti tutte e due che si dirigevano verso il mio carretto… Quelle persone [gli esseri] non mi avevano notato prima. Quando mi videro, cominciarono a guardarmi e poi a poco a poco rallentarono sempre più. Quando mi avvicinai si divisero su entrambi i lati (uno andò in una direzione e il secondo nell’altra) e io passai mentre loro nel frattempo saltarono sul carretto in movimento.

HP: Si sono seduti vicino a lei, vero?
JW: Sì … Tuttavia, non proprio vicino a me ma dietro di me (anche il secondo) mentre ero seduto al centro. Le loro gambe penzolavano. [Il Sig. Wolski non li insultò né fuggì perché un simile modo di viaggiare era tradizione e sarebbe scortesia rofitarla. Inoltre, non sapeva chi fossero in realtà.]

HP: Può descriverne l’aspetto?
JW: Sembravano così: abiti neri che coprivano la fronte e da qui a qui e al mento, ed erano verdi.

HP: E i loro volti?
JW: Avevano anche facce verdi e mani palmate, da qui. In questo modo.

HP: in quale lingua hanno parlato? Le hanno detto qualcosa?
JW: Hanno parlato in qualche lingua (huh) ma sono stupito che si potessero capire parlando così “… petete petete te…”. Le loro parole erano brevi e veloci e non so come potessero capirsi
[Gli essero comunicavano col signor Wolski a gesti, quando erano con lui a terra e a bordo del loro velivolo. Al contrario di molte segnalazioni su rapporti di passeggeri di UFO in cui alcuni testimoni parlavano di una qualche comunicazione mentale].

HP: E dopo nel viaggio? Cosa è successo dopo?
JW: Andammo avanti per un po’ e poi mi ordinarono di fermarmi, non lo dissero a parole, ma si espressero con le mani a fermarsi. Così ho capito e iniziai a sollecitare il cavallo a fermarsi ma lui [uno degli esseri] prese le redini e tirò indietro costringendo il cavallo a fermarsi (aveva paura del velivolo). E quando si fermarono, scesero dal carretto, nello stesso modo con cui erano saliti e mi fecero segno con le mani di andare con loro. Legai il mio cavallo, e scesi andandogli dietro verso quella macchina. C’era un piccolo ascensore di un qualche tipo per due persone, forse non poteva trasportare due persone grandi, ma sicuramente piccole… E poi andò avanti e mise piede su questo piano, lo seguii e subito si sollevò rapidamente fino davanti la porta del velivolo. E l’intera mezzo poteva essere di circa 4 m. massimo forse 4,5 m.

HP: L’aereo era sospeso in aria, vero? Per favore, descriva il modo in cui si muoveva e come appariva?
JW: Era un velivolo tutto bianco all’esterno.

HP: E per dimensioni e forma?
JW: Poteva essere 4,5 forse a 5 m. un altezza e lungo quanto un autobus, quindi sembrava così. Non vidi nessuno… [non chiaro, ma il velivolo era privo di qualsiasi caratteristica esterna come luci, giunti, ecc.] [Jan Wolski in altre occasioni disse che c’erano 4 “barili” agli angoli del velivolo con “trapani” (come diceva Wolski). Quegli oggetti neri simili a trapani sembravano fatti di materiale nero e ruotavano attorno al loro asse a grande velocità, sebbene senza creare smuovere l’aria. Generando il ronzio da Wolski menzionato].

HP: Era sospeso in aria, vero? Quando fu sulla piattaforma insieme a lui, il minuscolo ascensore la portò rapidamente all’interno del velivolo…?
JW: No, no, no … (Ci portò sul posto) dall’ingresso del velivolo… [Non dentro.] L’ascensore era all’altezza dell’ingresso del velivolo… Non dal sotto, ma da un lato.

HP: Si ritrovò dentro… Cosa poté vedervi?
JW: All’interno potevo vedere solo diversi corvi, i nostri uccelli neri …

HP: neri, come i nostri corvi…
JW: Quindi erano sdraiati sotto la parete, non all’ingresso ma sul lato opposto. Secondo me sembravano paralizzati, muovevano ali, gambe e teste ma non del tutto.

HP: Ok … ha incontrato due esseri [a terra]. Ce n’erano altri all’interno?
JW: All’interno ce n’erano anche due. Quando siamo saliti a bordo, ce n’erano altri due all’interno.

HP: c’erano altri strumenti a bordo? Forse alcuni indicatori o cose per dormire o sedersi…
JW: C’erano solo alcuni banchi a bordo… Da 8 a 10, non ricordavo. Banchi di qualche tipo per sedersi.

HP: Cosa le successe?
JW: Mi ordinarono di svestirmi…

HP: Gesticolando?
JW: Sì, mi mostrarono di togliermi i vestiti. Quando ero mezzo nudo, fino alla vita, forse non del tutto perché quando mi stavo spogliando mi tolsi la giacca, poi 4 bottoni della camicia… E quando cominciai a sbottonare i due superiori, l’essere che era sull’ascensore mi sbottonò i due dal basso. Quando mi spogliavo, apparve un quarto essere, quello rimasto a terra. […] Bene, quando fui parzialmente svestito (fino alla vita) e mi misi in posizione, ricevetti l’ordine di spogliarmi completamente. Così mi tolsi le scarpe. Uno degli esseri poi si mise davanti a me con un apparecchio a forma di due piatti combinati in mano. Avvicinò “i dischi” alla mia fronte, poi mi girò leggermente tenendo il braccio. Poi alzò il braccio e cominciò a fare qualcosa sul mio fianco con quei piatti… Poi dietro e dall’altra parte. Poi mi indicò di vestirmi. Dopo questo ordine iniziai a vestirmi e a guardarmi intorno ma non c’erano né finestre né luci visibili.

HP: Forse avevano alcuni prodotti alimentari?
JW: Non potei vedere nulla. (Avevano qualcosa che poteva essere cibo) sotto forma di ghiaccioli che sbriciolavano in scaglie che si mettevano in bocca. Indicò col dito la cosa a forma di ghiacciolo e mi chiese, non a parole ma gesticolando, che potevo mangiarlo.

HP: Volevano intrattenerla con questo …
JW: Sì, volevano intrattenermi con quello. Ma fu un po’ strano e scuotendo la mia testa mostrai che non avrei mangiato quella cosa.

HP: Le ordinarono di vestirti dopo averla esaminata… Qual era il colore dell’interno del velivolo: bianco, verde, nero…?
JW: Sembrava nero. Era dello stesso colore dei loro vestiti, nero, sebbene con qualche sfumatura grigiastro.

HP: Può descrivere l’aspetto esteriore del velivolo?
JW: Era trasparente bianco, come alluminio lucido.

HP: Ha detto che gli esseri indossavano abiti neri e avevano facce verdastre. E i loro occhi e le altre caratteristiche del viso?
JW: Avevano gli occhi leggermente obliqui… Gli zigomi sporgevano. Una volta ho visto dei cinesi e loro [gli esseri] li ricordavano un po’. Ma i cinesi sembravano più massicci e alti… Poi mi mostrarono di vestirmi così feci e stavo per andarmene dal velivolo. Quando stavo per farlo, tornai indietro e mi tolsi il berretto dicendogli: “Arrivederci”. Tutti fecero un inchino. Poi feci un passo avanti e mi ritrovavo a terra. E questo è tutto. [Jan Wolski usava anche definire gli esseri “mostri”].

HP: Che ci dici dell’altezza in cui il velivolo era sospeso?
JW: Circa 5 m. Forse 4 o 4,5 m. Non sono sicuro. Fu difficile stabilirlo allora…

HP: Quindi si è precipitato a casa e detto a familiari e vicini di andare lì a cercare…
JW: Sì, è vero. Quando arrivai a casa, entrai subito ma mio figlio non c’era, solo mia moglie… Le chiesi: “Dove sono i ragazzi?”. Rispose che erano fuori in giro. Corsi da casa. Mia moglie chiese: “Cos’è successo?” Risposi: “Niente”. “Forse ha qualcosa la giumenta?”, chiese. Poi corsi fuori e vidi i miei figli che venivano dalla stalla. Li chiamai dicendo: “Correte al campo e vedrete un velivolo in aria”. L’ho persino descritto come “macchina” in aria, qualcosa di straordinario. Quindi corsero ad allarmare due vicini e poi insieme si precipitarono verso il campo. Il mio terzo figlio apparve dopo e gli dissi: “Dovresti andare a vederlo”. Dopo un po’ mi unì a loro per curiosità. Ma quando arrivai sul posto insieme ai miei figli non c’era nulla, solo erba calpestata coperta di rugiada e sentieri da tutte le direzioni… Quando vidi che era scomparso, mi voltai e tornai a casa. Gli altri rimasero nel sito a controllare le orme ecc. Presto altri due uomini si unirono a loro. Stavano ispezionando le impronte, videro delle orme… [Come si è scoperto, l’area era piena di strane impronte. C’erano anche indizi che indicavano che avessero prelevato campioni di suolo. Le impronte erano di forma quasi rettangolare, anche se furono calpestate dagli abitanti locali e dalle forze dell’ordine].

HP: Erano visibili le impronte lasciate dalle persone del velivolo?
JW: Sì, lo erano. I ragazzi le controllarono e uno di loro paragonò l’impronta dell’essere ai suoi piedi… Non so se fosse più piccola o più grande (dei suoi piedi).

HP: A causa di questo evento molto interessante, ha sicuramente avuti molti visitatori che vogliono sapere della vicenda. Ho sentito che fu visitato dal nostro scienziato, Signor Blania di Lodz, un ufologo. Qual è la sua opinione?
JW: Pensi, dopo tutte le mie descrizioni e gli incidenti, dopo le risposte alle domande sul ronzio del mezzo, hum …

HP: Ma la navetta non ronzava come il motore di un’auto, ad esempio?
JW: No, era una specie di brontolio. Qualcosa come: “…zzzzz…”. Gli ho risposi [a Blania] e non so chi le abbia detto che anche qualche bambino del villaggio poté sentire il rumore, un forte ronzio. Così andarono dalla famiglia Popiolek, dal figlio di Popiolek. Lui (Adam Popiolek) disse al signor Blania di aver visto un oggetto in aria, un pallone (spiegò) o una macchina, secondo la sua descrizione. Corse in casa e urlò alla madre: “Mamma, vieni qui perché potrebbe distruggere la casa c’è un aereo in volo”. La donna uscì, ma dopo un po’ tornò in cucina e non vide il velivolo.

HP: Qual è il nome del ragazzo?
JW: Popiolek.
[Adam aveva circa 5 anni al tempo. Dopo un po’ si scoprì che molti altri abitanti di Emilcin avvistarono UFO ma non volevano parlarne. Molti ricordarono di aver sentito forti rumori] .

HP: Lui è di qui? Vive a Emilcin?
JW: Sì.

HP: Il velivolo all’interno era oscuro o illuminato? Non c’erano finestre nello scafo?
JW: No, non ce n’erano. La luce entrava solo dalla porta del mezzo illuminata dalla luce del giorno.

HP: E la porta?
JW: La porta non si chiudeva come la nostra, ma si arrotolava come un pezzo di stoffa, in quel modo.

Krystyna Adamczyk: Erano visibili altre caratteristiche sul volto degli esseri, come sopracciglia, denti?
JW: Non vidi sopracciglia… Non so cosa avessero in effetti, trucco o maschere. Solo occhi obliqui. Potei vedere un po’ di bianco agli angoli degli occhi. E i loro denti erano anche bianchi.. Questo è tutto.

KA: Ha visto scomparire il velivolo mentre tornava da quel luogo?
JW: Non vidi niente, Poteri osservare il velivolo solo a una distanza di 15 m, perché poi si nascose dietro alcuni cespugli. Avevo fretta di raggiungere casa e informare i miei figli dell’incidente … Questo è tutto…

KA: Può descrivere come le presentarono il cibo a forma di ghiacciolo? Sentì dei suoni quando li fecero a pezzettini?
JW: Non sentì suoni. Questo cibo veniva spezzato come pasta indurita, senza alcun suono.

KA: Fu un’esperienza terrificante o qualcosa di estremamente importante per lei?
JW: Solo un po’ [terrificante], ma non sono affatto un uomo pavido… quindi non fui molto spaventato.

KA: Chi erano secondo lei? Chi sono costoro? Sono di origine terrestre o extraterrestre?
JW: Non posso dire nulla al riguardo e non la penso così dato che non sono uno scienziato ma un semplice contadino. Pertanto, non lo so. Ho notato che erano piccoli, della stessa altezza e piuttosto vivaci. Ma non so nulla della loro origine.

KA: Ha detto che avevano certi costumi e facce verdastre. C’erano altri dettagli specifici che li rendevano diversi da noi?
JW: Ho notato quindi una cosa, cioè attorno ad ogni dito c’era una pinna sottile e minuscola [intende mani palmate]. Ma non so il numero delle loro dita poiché non le contai, le vidi solo. E sul collo, nel dove i capelli iniziano, avevano qualcosa di simile a grumi, rotondi e sporgenti, ma non so cosa, se fosse una parte anatomica o se avessero qualcosa nascosto.

KA: Ha notato qualche pelo o capelli sui loro corpi?
JW: Non notai alcun pelo perché tutto il loro corpo era coperto dalla tuta che copriva parte della fronte. Ma non avevano le sopracciglia, credo… Erano completamente vestiti, lo stesso vestito monopezzo copriva dalle gambe alla testa. Non avevano scarpe.

KA: Puo’ dirci finalmente quando l’incidente è avvenuto?
JW: Era il 10 maggio, prima delle 8, perché quando tornai mia moglie guardò l’orologio, ed erano circa le 7:50 del mattino

KA: Il giorno in cui è successo era…
JW: 10 maggio [chiedendosi]… mercoledì …

HP: Abbiamo registrato questa conversazione con Jan Wolski di Emilcin il 6 luglio 1978. Col signor Wolski hanno parlato Henryk Pomorski e Krystyna Adamczyk. Grazie signor Wolski e a presto!
JW: Benvenuti!

HP: Arrivederci!
JW: Arrivederci!



Informazioni aggiuntive.
Per Wolski, la crescente popolarità divenne un problema serio: “Sa cosa hanno poi detto le persone di me? Mi definivano alcolizzato o che avevo solo sognato! Peggio, anche se viaggiatori iniziarono a venire qui. A volte ce n’erano fino a 14 pullman di turisti alla volta. Mi molestavano e non mi lasciavano lavorare. E mi calpestavano il prato…” Il caso fu accuratamente studiato dall’allora ufologo Zbigniew Blania-Bolnar, scomparso nel 2003. Lui e il suo team di ricercatori, molti di diverse aree professionali (psichiatra, psicologo, biologo, ipnotizzatore, medico, fisico, ecc.) condussero una delle indagini meglio documentate sull’argomento. Wolski rilasciò l’intervista a Henryk Pomorski e Krystyna Adamczyk nel 1978, due mesi dopo la sua esperienza. Scienziati e sociologi dell’Università di Lodz studiarono attentamente la storia di Jan, e decisero che fosse vero ciò che disse di aver fatto. Wolski morì nel 1990, affermando la totale veridicità della sua bizzarra esperienza fino alla fine. Un altro testimone sembra aver visto lo stesso (o identico) velivolo, sebbene luogo e tempo fossero diversi. Henryk Marciniak vide un oggetto sulla cittadina di Golina (Polonia centro-occidentale) il 27 settembre 1978. Nel pomeriggio di quel giorno andò a raccogliere funghi in una radura. All’improvviso vide un velivolo insolito. Con un po’ di ritardo, alla fine prese la moto e guidò verso lo strano oggetto. In un attimo vide una porta aperta (che prima non c’era) e due esseri ergersi ai lati di Marciniak, allungò la mano per un saluto. Gli alieni si interessarono alla moto di Marciniak e ai gesti gli chiesero di fare un giro. Nel frattempo un ronzio proveniva dall’interno del velivolo, e gli esseri lentamente ritornarono sull’oggetto che poi si alzò e scomparve. Non è la fine degli eventi di Emilcin.
– Wolski non fu l’unica persona in Emilcin a vedere strani mezzi e creature; anche due ragazzi, Adam e Agnieszka Popiowek li videro.
– Il proprietario di una fattoria a Emilcin, a circa 200 metri dalla radura, sentì un rumore insolito!
– Due uomini, guidando da Varsavia a Opole Lubelskie, videro uno strano oggetto in cielo.
– Tadeusz Baranowski, un artista che ha fece schizzi durante le indagini ad Emilcin, trovò piume di uccelli neri tagliati in modo strano!



Conclusione.
La profondità delle indagini intraprese dal sociologo Dr. Blania Bolnar e dal Dr. Ryszard Kitlinsky, psicologo dell’Università di Lodz, è davvero ammirevole. Alcuni test somministrati a Wolski inclusero un test di percezione del tema, un test del QI per gli adulti nella scala di Wechsler, una misurazione psicogalvanometrica della tensione psichica (poligrafo), oltre a test oftalmologici e clinici. Ci fu anche un check-up fisico completo, che rivelò che Wolski era in ottima salute nonostante l’età e che aveva “un’eccezionale qualità della vista, raramente incontrata in quel gruppo di età”. Il rapporto di Bolnar sul libro del Professor Zigel, “Valutazione psicologica e sociologica di Jan Wolski”, comprende sezioni su “Motivi dal punto di vista di un’ipotesi della menzogna” (nessuna secondo il rapporto), sue Emozioni, Memoria, Sviluppo mentale, Suscettibilità alla suggestione, Capacità di fantasia, Inclinazione a mentire, Testimone come membro di un gruppo sociale, Testimone e mass-media, Tempo libero, Interessi, Vizi, Religione e infine “Valutazione della testimonianza dal punto di vista dei risultati dell’esperienza”. Gli scienziati scoprirono che Wolski era un testimone assai credibile. Ad esempio, scrisse Bolnar, “i risultati del test di percezione tematica indicano pienamente che il testimone non ha alcuna capacità d’inventarsi storie di alcun tipo. La sua creatività non è evidente. Non sa raccontare una storia fittizia, nemmeno semplice”. Allo stesso modo, ampie domande e verifiche rivelarono che “il testimone è una persona onesta, veritiera e rispettabile, e questo fu confermato in un contro-esame”. Nella sua comunità non era noto bere alcolici, fumare o esibire altro vizio sociale. Soprattutto, è proprio la personalità pratica e concreta di Wolski ad essere più convincente. Il testimone mostrò una generale “bassa inclinazione alla paura” e “non riconobbe la situazione in cui si trovava come minacciosa”. Sul comportamento degli esseri, “il soggetto notò in diverse occasioni che erano educati e lo trattavano con cortesia e considerazione”. I Dr. Kitlinsky e Bolnar infine esaminarono e valutarono varie ipotesi tra cui burla, allucinazione o sogno, apparizione religiosa, suggestione o coercizione da una terza parte, sbarco di un elicottero o velivolo sperimentale, ecc. Tali ipotesi furono valutate estremamente basse dagli scienziati (di solito 1 o 2%). L’eccezione era ciò che chiamavano “ipotesi riassuntiva: l’evento col testimone era una realtà oggettiva. Nel momento cruciale, si notò e dichiarò la sua esperienza in accordo con la realtà, descrivendo il comportamento degli esseri, l’organizzazione e il comportamento del velivolo, lo sviluppo degli eventi, ecc”. Questa ipotesi fu valutata al 90% da Kitlinsky e al 98% da Bolnar. La loro “ipotesi conclusiva” era che “questo caso indica l’esistenza di un fenomeno sconosciuto alla scienza”.

Fonte estera: "The Church of Ufology" del 19 dicembre 2010 http://thechurchofufology.blogspot.com



Questo monumento fu nell’area dell’avvistamento per commemorare l’esperienza di Wolski.



Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte: http://aurorasito.altervista.org

 

 

 

 

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