Esiste un batterio, Shewanella oneidensis MR-1, che può vantare una rara abilità. Questo microrganismo può infatti vantare una sorta di sistema di back-up che si attiva quando l’ambiente circostante è a corto di ossigeno: continua a produrre energia utilizzando vari metalli, come il ferro e il manganese. Un nuovo studio, portato avanti da John Hogan e Michael Dougherty dell’Ames Research Center della NASA, intende studiare in dettaglio proprio le modalità che questo batterio utilizza per attivare la classica reazione a catena che produce energia nelle cellule, alimentata con il trasferimento degli elettroni nelle molecole di ossigeno.
Secondo gli scienziati, infatti, questi batteri potrebbero essere utilizzati nelle future missioni spaziali per vari scopi, dalla generazione di elettricità fino al trattamento delle acque reflue. Probabilmente esperimenti in tal senso si terranno nel prossimo futuro sulla Stazione Spaziale Internazionale. Secondo gli scienziati, lo Shewanella forma delle biopellicole su superfici contenenti metalli, come ad esempio le rocce, riuscendo poi a entrare in contatto diretto con le molecole del metallo stesso usando delle appendici molto sottili, veri e propri nanofili batterici, sottili solo 10 nanometri (10.000 volte più sottili di un capello umano).
Grazie a queste appendici, i batteri sono in grado di trasportare l’elettricità su quella che può essere considerata comunque una lunga distanza, dal punto di vista del batterio stesso. Inoltre gli stessi batteri possono connettersi l’uno con l’altro usando gli stessi nanofili in modo da passare gli elettroni agli altri membri della comunità. Un esperimento al riguardo potrebbe già tenersi durante la prossima 15ª missione di rifornimento con cargo della SpaceX per la Stazione Spaziale Internazionale.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it