Trovarsi di fronte a un ebreo o a un islamico che rifiuta di mangiare carne di maiale o di bere alcolici è spesso il primo modo con cui l'italiano si rende conto delle differenze religiose . L'osservanza dei divieti alimentari caratterizza quasi tutte le religioni ; solo il cristianesimo non conosce un codice alimentare vero e proprio.
E' dunque possibile partire dal cibo e dalla tavola per capire le religioni.
Alcune religioni orientano i fedeli verso un regime alimentare che non contempla alcun tipo di carne: il vegetarianesimo è il tratto più comune di induisti, buddhisti e jainisti : se l'islamismo proibisce solo alcuni tipi di carne, l'ebraismo si distingue per una normativa alimentare dettagliata e obbligante su diversi aspetti.
Mettendo assieme norme alimentari , caratteristiche e differenze, ricette e tradizioni delle scelte alimentari, si tenta una conoscenza delle religioni sotto una luce un po' insolita, ma centrale per il comportamento e la cultura ; può essere un modo nuovo e concreto per capire la società sempre più pluralistica in cui viviamo.
IL TABU' DELLA CARNE.
Buddhisti, jainisti e induisti non possono cibarsi di carne. Questo perché tutte le religioni dell'oriente condannano la violenza, la guerra e la crudeltà. Tuttavia sono consentite alcune deroghe al divieto della carne: è consentito il consumo negli ospedali, nelle caste più basse dell'induismo (come i paria, gli intoccabili, che addirittura consumano la carne di cavallo, spesso rifiutata da altre caste inferiori come quelle dei lavoratori del cuoio e degli spazzini) che costituisce una sorta di marchio sociale (la dieta vegetariana è riservata alle caste più alte, la cui osservanza determina in qualche modo lo status sociale) in quanto i diversi regimi alimentari corrispondono spesso alla divisione della società.
In genere anche i buddhisti tollerano l'uso della carne , ma solo se chi la mangia non ha partecipato all'uccisione degli animali.
I jainisti , invece, condannano l'uccisione di qualsiasi animale e seguono una dieta puramente vegetariana. Secondo gli insegnamenti di alcune sètte jainiste è necessario usare scope per aprirsi il " cammino onde evitare la calamitosa eventualità di uccidere anche una sola formica ".
E questo perché i jainisti considerano sacra la vita : essa condivide una anima con tutta la natura ( in altre parole, gli addetti al culto che sacrificano animali non sono migliori degli assassini). Da questa dottrina, che si chiama "panpsichismo", (secondo questo pensiero tutto ciò che esiste possiede un'anima, gli animali come le piante, gli uomini come i minerali) deriva il comandamento più importante: il rispetto per ogni forma di vita. I sacerdoti sono soliti camminare per vie e sentieri preceduti da assistenti, che servendosi di fasci di ginestrone, scopano via insetti e ragni che potrebbero venir calpestati accidentalmente. Sono inoltre soliti coprirsi la bocca e il naso con mascherine per evitare di inspirare, quindi uccidere, mosche e zanzare e non bevono acqua senza filtrarla.
"Sento che il nostro progresso spirituale ci porterà a smettere, prima o poi, di uccidere altre creature per soddisfare i nostri bisogni materiali."
(Mohandas Gandhi 1869-1948)
"Qualsiasi offerta di una foglia, fiore, frutto o acqua fatta a me con devozione da un'anima pura Io l'accetto con amore."
(Krishna)
Ricordiamo, infine, che tutte le religioni dell'India prevedono il rifiuto delle bevande alcoliche anche perché l'ebbrezza è capace di sottrarre all'uomo il controllo del suo corpo.
Prima di presentare alcune ricette è importante ricordare un termine che caratterizza l'ambito religioso indiano: prasada. Ogni cibo perché sia consumato deve essere prasada, cioè deve essere cucinato con devozione per Dio, per piacere a Dio, che in particolare prende il nome di Krishna. E poiché Krishna gusta l'offerta, il cibo viene spiritualizzato e purifica chiunque lo mangi. Questo, che è un rito antichissimo, ora viene proposto ai fedeli per rafforzare la solidarietà tra i partecipanti riuniti come se Krishna fosse presente tra loro.
EBRAISMO.
Kashrut è il termine che gli ebrei usano per indicare il cibo che essi possono consumare.
Gli animali possono essere tahor, leciti, oppure tame, proibiti.
INSERIRE LE 5 SCHEDE
Come è possibile osservare dalle schede, la normativa ebraica sembra porre la sua attenzione soprattutto sulla carne. Diverse norme regolano il modo di cucinare la carne e il pesce; altre riguardano i vini.
Una cucina kasher deve dotata di pentolame, utensili, posate e vasellame diversi e facilmente riconoscibili da usare per la carne, e altre da usare per il latte e i suoi derivati. Tutti gli utensili usati per la preparazione dei piatti di carne devono essere riposti in mobili e cassetti diversi da quelli in cui vengono riposti gli utensili usati per la preparazione o il consumo dei piatti contenenti latticini. Lo stesso vale per gli spazi in cui questi ingredienti vengono conservati, normalmente in frigo. Tradizionalmente gli utensili, i piatti e i canovacci usati per la carne erano contrassegnati dal colore rosso, mentre quelli per il latte e i suoi derivati erano contrassegnati dal colore blu; entrambi poi possono venire usati per il pesce.
Tutte queste prescrizioni sono seguite dagli ebrei che abbiano raggiunto la maggiore età, precisamente 13 anni per i maschi e 12 anni per le femmine. E' evidente che ai genitori spetta un compito impegnativo: far apprezzare gradualmente l'importanza delle regole alimentari per consentire, una volta raggiunta l'età adeguata, la piena accettazione della legge biblica.
Pur vietando la carne di molti animali, la dieta alimentare degli ebrei non è vegetariana: il consumo della carne di animali kasher è lecito. Tuttavia, per consumare la carne degli animali permessi, è previsto un rito particolare, senza il quale l'ebreo è costretto a rifiutare ogni tipo di carne.
CRISTIANESIMO.
Il cristianesimo, diversamente da altre fedi, non classifica gli animali in leciti e proibiti. Come in altre religioni, tuttavia, conosce un periodo durante il quale il fedele deve osservare alcune norme alimentari.
L'astinenza è il precetto secondo il quale è proibito mangiare carne i venerdì di quaresima, mentre gli altri venerdì durante l'anno l'astinenza dalle carni può essere sostituita con opere di preghiera o carità.
Il mercoledì delle ceneri segna l'inizio della quaresima (periodo di penitenza della durata di 40 giorni in preparazione della Pasqua e termina il mercoledì santo).
Il periodo che precede la quaresima viene chiamato carnevale. Il termine pare indicare la vigilia della quaresima, derivando da carne-(le) vare, con chiaro riferimento al mercoledì delle Ceneri. Gli ultimi giorni di carnevale sonno anche chiamati martedì-giovedì grasso: il riferimento al grasso rimanda al consumo di carne che dopo pochi giorni o il giorno successivo sarà proibito.
Con il mercoledì santo termina la quaresima e inizia la grande festa di Pasqua. Tra i simboli che meglio rimandano alla risurrezione di Gesù c'è l'uovo di Pasqua, che difficilmente in quel giorno manca sulle tavole, anche se si è ormai perso il suo valore simbolico, divenendo appannaggio del mondo consumistico. L'uovo è un potente simbolo, presente in molte religioni. Nell'antichità era simbolo di fertilità e vita, presente a Roma sia durante i riti celebrati in onore di Venere che in quelli offerti alla dea Cerere, dea dell'agricoltura. Con l'avvento del cristianesimo, le tradizioni pagane vennero svuotate del loro contenuto e inglobate nel sistema monoteistico con una diversa connotazione: "Nel cristianesimo l'uovo è considerato simbolo di risurrezione, perché Cristo uscì dal sepolcro come il pulcino dall'uovo."
Il digiuno eucaristico. Esiste un'ultima forma di digiuno: quello che precede l'eucarestia, astenendosi da cibo e bevande per almeno 1 ora prima della sacra comunione, fatta eccezione soltanto per l'acqua e le medicine.
ISLAMISMO.
Per l'Islam il digiuno e l'astinenza rappresentano uno dei cinque pilastri della fede in Allah.
Nel mese di Ramadan il musulmano, durante il giorno, si astiene completamente da cibi solidi e liquidi (per gli scrupolosi, l'astinenza contempla anche il fumo, l'uso di profumi, la deglutizione della saliva). Il periodo può durare dai 28 ai 30 giorni. Il calendario dell'Islam, diversamente da quello Occidentale che è solare, si divide
in mesi lunari, quindi ogni anno i giorni di Ramadan non cadono mai con la stessa frequenza.
Fonte: http://www.scuolidea.it