Talos, acronimo di Tactical Assault Light Operation Suit, ma più comunemente nota negli ambienti militari Usa come tuta “Iron Man”. Come la sua analoga russa – il sistema di protezione individuale “Ratnik” – si tratta di una sorta di “super armatura” il cui utilizzo sarà, per il momento, riservato alle forze speciali americane. Secondo quanto riferisce il colonnello James Miller, direttore della Joint Acquisition Task Force Talos, il primo prototipo dell’innovativa tenuta da combattimento dovrebbe essere pronto per la fine del 2018 con la consegna ai reparti fissata tra 18 mesi.
Perché Talos?
L’idea, come riportato dallo stesso colonnello Miller, è quella di “inserire un uomo dentro un robot” per poter raggiungere un livello di integrazione uomo-macchina rivoluzionario, in modo da soddisfare diversi requisiti operativi riscontrabili durante le missioni delle forze speciali, ma non solo. Innanzitutto dovrà avere un’adeguata protezione balistica, fornire impareggiabili capacità tattiche e aumentare l’efficacia strategica degli operatori delle forze speciali.
In cosa consiste Talos?
L’impianto generale è quello di un esoscheletro a cui si aggiunge un elmetto di nuova concezione dotato di visiera tipo Hud (Head Up Display) associato ad un impianto di refrigerazione/riscaldamento, ci sarà inoltre una suite di sensori in grado di comunicare in tempo reale i parametri biomedici dell’operatore ad un centro medico avanzato. Talos sarà ad architettura “open”, intendendo con questo termine la possibilità di implementarne le dotazioni in modo pressoché immediato ogni qualvolta dovessero essere disponibili nuovi sistemi. L’esoscheletro, che rappresenta il secondo livello dell’armatura dopo quello dedicato alla “climatizzazione”, sarà composto da circa 800 parti costruite in un materiale composito di fibra di carbonio, ma per il momento il prototipo utilizza il titanio. Oltre a fornire la base su cui si agganceranno i vari sistemi elettronici della tuta, avrà anche degli attuatori elettrici che simuleranno la muscolatura umana sia per la parte superiore sia per quella inferiore del corpo. L’idea comunque non è quella di utilizzare la tuta per rendere un qualsiasi soldato un “super uomo” ma di essere utilizzata solo da personale con requisiti fisici già di alto livello, del resto il peso massimo stimato della dotazione completa deve essere inferiore ai 180 chilogrammi. Il livello finale è quello rappresentato dalla protezione balistica, che per il momento prevede una distribuzione in 26 pezzi distinti che andranno a coprire il petto, la schiena e la testa, lasciando quindi scoperte le gambe. Si sta considerando anche l’idea di una sorta di “mandibola” corazzata da applicare all’elmetto in modo da proteggere l’intero volto dell’operatore. Un’altra sfida è rappresentata dalla visiera, che oltre a dover essere dotata di sistema Hud – quindi trasparente – ed in grado di scurirsi per proteggere gli occhi dal sole o dall’abbagliamento improvviso (dato ad esempio da riflettori o bengala), dovrà essere a prova di proiettile. La potenza sarà fornita da una batteria montata sulle piastre della schiena che dovrà fornire 12 kW di energia per un periodo non inferiore alle 12 ore, e si ritiene che sia proprio questo il limite maggiore nello sviluppo di Talos: una tale potenza per una tale durata potrebbe voler dire molto peso in più rispetto a quanto preventivato.
La modalità di sviluppo “open source”.
In questo momento al sistema Talos stanno lavorando 35 soggetti tra compagnie private, laboratori finanziati dal Dipartimento della Difesa e istituzioni accademiche, ma la vera novità è stata l’apertura – ad aprile del 2014 – del programma a quelle industrie che fossero in grado di fornire un apporto concreto. In quell’occasione per due mesi è stato organizzato un evento di “rapid prototyping” per accelerare lo sviluppo della tecnologia della tuta e trovare nuove idee per il progetto. Secondo quanto riporta un comunicato ufficiale del DoD più di 200 persone hanno partecipato all’evento tenutosi a Tampa. Il programma, considerata la complessità, ha avuto tutto sommato un ritardo accettabile. Sempre il colonnello Miller riferisce che originariamente Talos avrebbe dovuto essere pronta per agosto di quest’anno dopo cinque anni di sviluppo che hanno richiesto un investimento di circa cento milioni di dollari.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it