Un team di astronomi ungherese ha dimostrato l’estistenza delle nubi di Kordylewski, ammassi di polveri siti a 400mila chilometri di distanza dalla Terra.



Dopo decenni di ricerche e clamorose smentite è stata finalmente confermata l'esistenza delle misteriose "nubi di Kordylewski", agglomerati di polveri che fluttuano a circa 400mila chilometri di distanza dalla superficie terrestre. Il loro nome deriva da quello dell'astronomo polacco Kazimierz Kordylewski, che per primo ne annunciò la scoperta nel 1961 suffragandola con controverse prove fotografiche. Queste prove, per diverse ragioni, non sono infatti ben accolte dalla comunità scientifica, tanto che lo scetticismo si è protratto sino ai giorni nostri. Kordylewski iniziò le osservazioni nel 1951 sulla base di teorie fisiche, secondo le quali in specifici punti orbitali (detti di Lagrange) del sistema Terra-Luna si sarebbero potuti formare simili ammassi di polveri fluttuanti. In parole semplici, i punti di Lagrage sono punti di equilibrio tra i campi gravitazionali della Terra e della Luna, nei quali oggetti con massa sufficientemente piccola possono rimanere stabili. Oltre ad ammassi di particelle, fra essi possono esserci anche satelliti, telescopi spaziali e piccoli asteroidi, per questo sono considerati molto interessanti dagli studiosi. I punti di Lagrange non sono esclusivi del sistema Terra-Luna, ma sono riscontrabili in tutti i sistemi con due corpi con massa sufficiente. Quelli in cui era prevista l'esistenza degli ammassi di polvere prendono il nome di L4 ed L5, ed è proprio qui che un team di ricerca del Laboratorio di ottica ambientale e del Dipartimento di astronomia dell'Università ELTE Eötvös Loránd di Budapest (Ungheria) è andato a cercarli.

Gli scienziati, coordinati dal professor Gábor Horváth, per dimostrare l'esistenza delle nubi di Kordylewski hanno condotto uno ricerca dividendola in due parti. Nella prima si sono avvalsi di modelli matematici e supercomputer, grazie ai quali hanno simulato in che modo e con quali condizioni possono aggregarsi queste particelle nei punti di Lagrange. Grazie a due milioni di simulazioni particellari hanno determinato che la polvere interplanetaria può sì rimanere intrappolata, ma forma e dimensioni sono legate alle varie configurazioni orbitali di Terra e Luna.

“Secondo le nostre simulazioni al computer, le nubi di Kordylewski hanno una forma in continuo mutamento, pulsante e vorticoso, inoltre, la probabilità che le particelle di polvere siano intrappolate è casuale a causa dell'arrivo occasionale di particelle e dei loro vettori di velocità accidentali. Pertanto, la struttura e la densità delle particelle delle nubi non sono costanti”, hanno scritto gli studiosi. Forse è proprio per questo che la sonda giapponese Hiten inviata negli scorsi anni per verificare la presenza di queste particelle non trovò nulla. Una simulazione che indica l'esistenza delle polveri non è comunque una prova, quindi il team ungherese si è “armato” di una sofisticata strumentazione fotografica ad hoc, e dopo mesi ad attendere la notte con le giuste condizioni sono riusciti a immortalare la nube di polveri nel punto di Lagrange L5. Hanno sfruttato una tecnica chiamata “polarimetria di immagini sequenziali”, necessaria per rilevare la notevole debolezza delle particelle. Horváth e colleghi hanno piazzato dei filtri polarizzanti su una potente camera con sensore CCD montata su telescopio. “Le immagini ottenute mostrano una luce polarizzata riflessa dalla polvere, che si estende ben oltre il campo visivo dell'obiettivo della fotocamera”, si legge nel comunicato della ricerca. Il modello ottenuto era proprio quello atteso per dimostrare l'esistenza delle nubi di Kordylewski.

“Le nubi di Kordylewski sono due degli oggetti più difficili da trovare, e anche se sono così vicine alla Terra come la Luna sono ampiamente ignorate dai ricercatori di astronomia. È curioso confermare che il nostro pianeta ha dei polverosi pseudo-satelliti in orbita accanto alla Luna”, ha dichiarato l'autrice principale dello studio Judit Slíz-Balogh. I risultati emersi dall'analisi del punto L4 richiedono invece ulteriori indagini per confermare l'esistenza della nube. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Monthly Notices of the Royal Astronomical Society in due distinti articoli.

Fonti e link: https://www.studiaregliufo.com

 

 

 

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