C'E' davvero un pianeta attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, distante appena 4,23 anni luce e risiede nella cosiddetta fascia abitabile. Per ora si tratta solo di una indiscrezione, rumors pubblicati dal settimanale tedesco Der Spiegel, secondo il quale la scoperta, ad opera degli astronomi dello European Southern Observatory (ESO), dovrebbe essere annunciata a fine agosto. Se fosse davvero così, saremmo di fronte a una scoperta epocale.
L'idea che a due passi da casa nostra ci sia un pianeta abbastanza vicino alla sua stella (una nana rossa, il tipo più comune, otto volte più piccola del Sole) per ricevere calore e abbastanza lontano per non essere un inferno, in poche parole, alla distanza giusta per mantenere acqua liquida sulla sua superficie, rivoluziona totalmente le speranze di trovare vita extraterrestre. Finora gli esopianeti simili alla Terra, quindi rocciosi, che orbitano all'interno di quella zona sono stati trovati a distanze improponibili e incolmabili per qualsiasi tecnologia, anche la più fantascientifica. Per fare un esempio, Kepler 452b, il più simile alla Terra in orbita attorno a una stella simile al Sole, dista da noi 1.400 anni luce.
Se confermata (e dall'Eso non è arrivato alcun assenso dopo la 'fuga di notizie') avremmo trovato dunque un posto da esplorare davvero nei prossimi decenni, magari non direttamente, ma grazie a sonde che potrebbero raggiungere il sistema di Proxima Centauri (un sistema stellare triplo) in meno di una generazione.
La scoperta di un pianeta attorno a una stella di questo sistema era già stata annunciata nel 2012, sempre grazie al telescopio dell'Eso dell'osservatorio di La Silla, in Cile. Ma non è mai stato chiarito, con sicurezza, se si trattasse di un 'falso positivo', cioè di un 'pianeta fantasma', un errore di misurazione della perturbazione della stella madre (lo spostamento indotto dalla gravità, seppur piccolissima, del pianeta sull'astro). Si trattava di Alfa centauri Bb, in orbita attorno ad Alpha Centauri B, mentre quest'ultimo individuato sarebbe in relazione a Proxima Centauri, la stella più piccola del 'terzetto'.
Alla scoperta del ''nuovo mondo''. Anche se trovarvi forme di vita evolute in una civiltà in grado di comunicare con segnali radio è una speranza più che remota, la Breakthrough Initiative (progetto da 100 milioni di dollari) ha in programma di tendere l'orecchio dei radiotelescopi per registrare eventuali radiazioni elettromagnetiche provenienti proprio da Alfa centauri (e di altre stelle entro i 16 anni luce di distanza) entro la fine del 2016.
E chissà se all'orecchio di Stephen Hawking, Mark Zuckerberg e il magnate russo Yuri Milner era già arrivata voce di questa possibile, eccezionale possibilità quando hanno annunciato, ad aprile 2016, di voler fare un enorme passo in più: raggiungere il sistema di Alpha centauri con una 'flotta' di mini-sonde, spinte grazie a una vela spinta da un potentissimo raggio laser sparato da terra. La tecnologia per arrivarci sembra dunque essere vicina e, finalmente, potremmo anche avere un nuovo pianeta da esplorare.
Fonte: http://www.repubblica.it
Un pianeta roccioso, che ricorda per molti versi il nostro. E, tra l’altro, sarebbe anche vicino a Proxima Centauri, ovvero la stella più vicina alla Terra nella zona abitabile. Questa nana rossa appartiene ad Alpha Centauri e dista solo 4,23 anni luce dal nostro pianeta. Per il momento non sono arrivate conferme ufficiali, ma è il settimanale Der Spiegel a diffondere l’incredibile scoperta. (..)
Secondo la rivista tedesca sono stati gli astronomi dello ESO (European Southern Observatory) a scoprire questo pianeta. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare a fine agosto, ma le conseguenze potrebbero essere davvero incredibili. Insomma, sapere che nell’universo c’è un altro pianeta che riceve sufficiente calore da una stella, ma non così tanto da risultare invivibile, è una scoperta pazzesca. In pratica, la distanza da Proxima Centauri permetterebbe all’acqua di rimanere liquida sulla superficie di questo nuovo pianeta. Ed ecco che si riapre anche la questione di altre forme di vita extraterrestri.
Per il momento tutti i vari pianeti rocciosi che sono stati scoperti sono stati individuati a distanze eccessive. Insomma, non si può accedere in alcun momento con le tecnologie di cui gli uomini dispongono al momento. Ad esempio, il pianeta Kepler 452b, che somiglia al nostro ed è in orbita ad una stella che ricorda da molto vicino il Sole, ha una distanza pazzesca di oltre 1.400 anni luce. Quindi, nei prossimi decenni potrebbero già sbarcare le prime sonde. In realtà, la scoperta di un potenziale pianeta vicino ad una stella nel sistema di Alpha Centauri era stata diffusa già nel 2012. Da quella data, però, nessuno era stato in grado di chiarire se fosse un classico “pianeta fantasma” o meno.
Intanto, la Breakthrough Initiative ha un progetto da 100 milioni di dollari per aumentare la potenza dei radiotelescopi. Il motivo? Trovare particolari radiazioni elettromagnetiche che arrivino da Alfa centauri prima di dicembre. Riecheggiano nelle orecchie le parole di Hawking, Zuckerberg e Milner, che ad aprile di quest’anno avevano annunciato di voler arrivare fino al sistema di Alpha Centauri con un gruppo di mini sonde. Queste ultime viaggerebbero per mezzo di una vela portata al largo da un raggio laser super potente sparato ovviamente dal nostro pianeta. Che loro sapessero già tutto con mesi di anticipo?
Fonte: http://www.appletvitalia.it
Ha una natura rocciosa ed una massa simile a quella della Terra, è un nostro ‘vicino di casa’ e potrebbe essere rivestito da oceani: si tratta di Proxima b, l’esopianeta che orbita Proxima Centauri - la nana rossa più vicina al Sole, scoperto lo scorso 24 agosto.
Il corpo celeste è di nuovo salito agli onori della cronaca per uno studio svolto da un’équipe internazionale, coordinata dal Laboratorio di Astrofisica di Marsiglia (LAM), che ipotizza la presenza di oceani a ricoprirne la superficie e che sarà pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.
Gli scienziati si sono particolarmente concentrati sulle dimensioni e sulle proprietà del ‘volto’ dell'esopianeta, che si trova nella cosiddetta ‘zona abitabile’ di Proxima Centauri e orbita a circa 7,5 milioni di chilometri dalla sua stella.
Si tratta di una distanza piuttosto ridotta, ma questo, secondo gli esperti, non significa necessariamente che Proxima b abbia una crosta troppo calda per permettere l’esistenza di acqua in forma liquida. Proxima Centauri, infatti, è una stella più piccola e di gran lunga più debole rispetto al nostro Sole.
Le dimensioni degli esopianeti vengono calcolate generalmente con il metodo del transito, vale a dire misurando la diminuzione della luminosità di un astro quando questi oggetti vi transitano di fronte. Tuttavia, una condizione di questo genere non è stata ancora osservata per Proxima b e quindi i ricercatori hanno dovuto ricorrere a delle simulazioni, in base alle quali hanno ipotizzato che il raggio dell’esopianeta dovrebbe misurare tra 0,94 e 1,4 volte quello della Terra (6371 chilometri).
Due sono gli scenari che derivano dalle simulazioni effettuate. Il primo scenario prevede per Proxima b un raggio minimo di 5990 chilometri e una struttura molto densa con un nucleo metallico che occupa circa due terzi della sua massa, circondato da un ‘mantello’ roccioso. In questo caso, un’eventuale presenza di acqua in superficie sarebbe lo 0,05% della massa di Proxima b.
Invece, nel secondo scenario, l’esopianeta avrebbe dimensioni maggiori con un raggio pari a 8920 chilometri e la sua massa sarebbe composta per metà da rocce e per il resto da acqua. Secondo gli studiosi, in questo caso Proxima b sarebbe ricoperto da un unico oceano liquido, profondo circa 200 chilometri.
In ambedue gli scenari, concludono gli autori della ricerca, un’atmosfera gassosa potrebbe avvolgere Proxima b, come la Terra, e renderlo potenzialmente abitabile. I dati proposti dallo studio potranno servire come punto di partenza per ulteriori indagini su questo esopianeta.
Fonte: http://www.asi.it
Come nel pianeta liquido di Interstellar o nello scenografico Arrakis nel film Dune, la fantascienza , spesso, precede la realtà. E se il recente studio elaborato dall'equipe dei ricercatori del Lam (Laboratoire d’Astrophysique de Marseille) fosse realistico, allora ci troveremo dinanzi a una scoperta incredibile. «Non sarebbe da escludere - affermano gli scienziati d'oltralpe - che il pianeta Proxima b possa essere completamente ricoperto da un unico oceano».
COSA E' PROXIMA B
Forse ricorderete che la scorsa estate era stata annunciata la scoperta di un pianeta nei pressi del Sistema della stella Proxima centauri, il pianeta esterno al Sistema Solare più vicino a noi. All'epoca era stato battezzato con il nome di Proxima b e ne erano già state fornite le prime caratteristiche: una massa simile a quella della Terra o poco più grande, un'orbita a circa 7 milioni di chilometri dalla stella Proxima Centauri (solo il 5% della distanza Terra-Sole), un periodo di rivoluzione di quasi 12 giorni e una posizione nella cosiddetta zona abitabile, ossia la distanza giusta dalla stella per avere acqua allo stato liquido.
LA RICERCA
Naturalmente la stellina nella costellazione del centauro è troppo debole per essere vista a occhio nudo e si trova vicino alla coppia molto più brillante di stelle note come Alpha Centauri AB. Ma l'astro intorno al quale Proxima b ruota è molto più piccolo del Sole, si tratta di una stella nana rossa e quindi con una fascia di abitabilità meno distante rispetto alla nostra. Le ultime stime dicono che il raggio del pianeta è compreso tra 0,94 e 1,4 volte quello del nostro pianeta.
LE DUE IPOTESI
I casi ipotizzati sono due. Nel primo, ovvero se il raggio fosse di circa seimila chilometri (0,94 quello della Terra), il pianeta potrebbe essere molto denso e possedere un nucleo metallico che costituirebbe i due terzi della massa totale. In questa circostanza la quantità di acqua superficiale costituirebbe circa lo 0,05 per cento della massa totale del pianeta, molto simile a quella della Terra, che è di circa lo 0,02 per cento. Ma nel caso il raggio sia di oltre 9 mila chilometri (1,4 quello del nostro pianeta), le ipotesi che avanzano sono davvero sconcertanti: la massa di Proxima b sarebbe tale che si dovrebbe pensare ad un pianeta ricoperto da un unico grande oceano che potrebbe avere una profondità di 200 km. Lo studio sarà pubblicato a breve sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.
(Le ipotesi elaborate dagli scienziati del Lam)
PIÙ PIANETI CHE STELLE
Intanto lo studio non si ferma. L'obiettivo è quello di cercare di capire la composizione chimica di “Proxima b” e soprattutto la determinazione più accurata del suo raggio. Insomma la ricerca degli esopianeti prosegue dunque a gonfie vele e con scenari inimmaginabili. Sembrava che con la scoperta di HD 219134b, un pianeta nella costellazione di Cassiopea, distante approssimativamente 20 anni luce, si doveva attendere ancora molto prima di trovare un oggetto ancora più vicino a noi. La scoperta di Proxima b apre scenari incredibili e sovverte l’attuale pensiero. Ora sappiamo che esistono più pianeti che stelle.
Di Enzo Vitale
Fonte: http://www.ilmessaggero.it
Sappiamo ormai che nella nostra galassia esistono migliaia di esopianeti, in maggioranza sono gassosi e giganti ma soprattutto lontanissimi dalla Terra. Pochi, però. sono simili al nostro pianeta ed uno di questi e' stato scoperto praticamente dietro l’angolo a soli 4,23 anni luce, a circa 40.000 miliardi di km e orbita intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al nostro sistema.
Fonte: https://www.youtube.com
Alcuni astronomi, utilizzando i telescopi dell'ESO e altri strumenti hanno trovato una chiara prova della presenza di un pianeta in orbita intorno alla stella più vicina al Sistema Solare, Proxima Centauri. Questo mondo così a lungo cercato, designato Proxima b, orbita ogni 11 giorni intorno alla stella madre, rossa e fredda, ed ha una temperatura tale che l'eventuale acqua presente in superficie rimane liquida. Questo mondo roccioso ha una massa poco maggiore di quella della Terra ed è l'esopianeta più vicino a noi - potrebbe anche essere il più vicino ricettacolo di vita fuori dal Sistema Solare. Un articolo che descrive questa scoperta epocale verrà pubblicato dalla rivista Nature il 25 agosto 2016.
A poco più di 4 anni luce dal Sistema Solare si trova una nana rossa, chiamata Proxima Centauri perchè è la stella più vicina alla Terra, escluso naturalmente il Sole. Questa stella fredda si trova nella costellazione del Centauro: è troppo debole per essere vista a occhio nudo ma è vicina a una coppia di stelle molto più brillanti, nota come Alfa Centauri AB .
Nella prima metà del 2016 Proxima Centauri è stata osservata con regolarità dallo spettrografo HARPS montato sul telescopio da 3,6 metri dell'ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile e simultaneamente da altri telescopi in tutto il mondo [1]. Questa campagna, in cui un gruppo di astronomi, guidati da Guillem Anglada-Escudé, della Queen Mary University di Londra, cercava le piccolissime oscillazioni della stella causate dall'attrazione gravitazionale di un putativo pianeta in orbita intorno alla stella [2], fu denominata Piccolo Punto Rosso ("Pale Red Dot" in inglese).
Essendo un argomento di grande interesse per il pubblico, i progressi della campagna sono stati condivisi in tempo reale, tra metà gennaio e aprile 2016, attraverso il sito "Pale Red Dot" e i social media. I rapporti erano sempre accompagnati da articoli divulgativi scritti da specialisti internazionali.
Guillem Anglada-Escudé spiega il contesto di questa ricerca, unica al mondo: "Il primo indizio che ci fosse un pianeta è stato trovato nel 2013, ma le misure non erano convincenti. Da allora abbiamo lavorato duramente per ottenere altre osservazioni da terra, con l'aiuto dell'ESO e di altre istituzioni. La recente campagna "Pale Red Dot" ha richiesto due anni di pianficazione."
I dati del Piccolo Punto Rosso, combinati con osservazioni precedenti ottenute da numerosi strumenti, sia dagli Osservatori dell'ESO che altrove, indicavano con chiarezza un risultato veramente entusiasmante. Dapprima Proxima Centauri si avvicina alla Terra, con una velocità di circa 5 chilometri all'ora - un normale "passo d'uomo" - e successivamente si allontana, sempre alla stessa velocità. Questo alternarsi regolare delle velocità radiali si ripete con un periodo di 11,2 giorni. Analisi dettagliate degli spostamenti Doppler risultanti mostrano la presenza un pianeta di massa pari ad almeno 1,3 volte quella della Terra, in orbita a circa 7 milioni di chilometri da Proxima Centauri - circa il 5% della distanza Terra-Sole [3].
Guillem Anglada-Escudé commenta l'entusiamo degli ultimi mesi: "Continavo a verificare la coerenza del segnale ogni singolo giorno durante le 60 notti di osservazione della campagna Piccolo Punto Rosso. I primi 10 erano molto promettenti, i primi 20 erano consistenti con le previsioni e arrivati a 30 giorni il risultato era quasi definitivo, così abbiamo iniziato a scrivere l'articolo!"
Le nane rosse come Proxima Centauri sono stelle attive e possono variare in modi diversi, alcuni dei quali possono imitare la presenza di un pianeta. Per escludere questa possiblità l'equipe ha anche tenuto sotto osservazione ogni giorno la luminosità della stella e le sue variazioni durante la campagna utilizzando il telscopio ASH2 all'Osservatorio Celestial Explorations di San Pedro de Atacama in Cile e la rete di telescopi dell'Osservatorio di Las Cumbres. I dati di velocità radiale ottenuti durante i periodi di brillamento della stella sono stati esclusi dall'analisi finale.
Anche se Proxima b ha un'orbita molto più vicina alla propria stella madre di quanto acccada nel Sistema Solare con Mercurio intorno al Sole, la stella stessa è molto più debole del Sole. Ne risulta che Proxima b si trova entro la zona abitabile della sua stella e la stima della temperatura superficiale è tale che permetterebbe la presenza di acqua liquida. Nonostante il clima temperato dell'orbita di Proxima b, le condizioni sulla superficie potrebbero risentire dei brillamenti in Ultravioletto e raggi X della stella - molto più intensi di quello che la Terra subisce da parte del Sole [4].
In due diversi articoli viene discussa l'abitablità di Proxima b e il clima potenziale di questo mondo. Il risultato è che non si può escludere la presenza di acqua oggi sul pianeta ma, in questo caso, solo nelle zone più soleggiate, cioè nell'emisfero che si rivolge alla stella (nel caso di rotazione sincrona) oppure nella zona tropicale (nel caso di risonanza 3:2). La rotazione di Proxima b, la forte radiazione della stella e la storia di formazione del pianeta rendono il clima di questo pianeta molto diverso da quello della Terra, per esempio è molto improbabile che il clima di Proxima b abbia delle variazioni stagionali.
La scoperta segna l'inizio di ulteriori approfondite osservazioni, sia con gli strumenti attuali [5] che con la nuova generazione di telescopi giganti in costruzione, come il telescopio europeo E-ELT (European Extremely Large Telescope). Proxima b sarà un obiettivo primario per la ricerca di vita nell'Universo, fuori dal Sistema Solare. Il sistema di Alfa Centauri è infatti anche meta del primo tentativo da parte del genere umano di viaggiare verso un altro sistema stellare, il progetto StarShot.
Guillem Anglada-Escudé conclude: "Molti esopianeti sono stati trovati e molti ancora ne verrano scoperti in futuro, ma cercare il pianeta potenzialmente analogo alla Terra e poi trovarlo è stata un'esperienza indicibile per tutti noi. Le storie e gli sforzi di molti di noi sono confluiti in questa scoperta. I risultati sono un tributo a tutti quanti hanno contribuito. Il prossimo passo è la ricerca di vita su Proxima b ..."
Fonte, link, autori, riferimenti ed altri dati presso: https://www.eso.org
Note
[1] Oltre ai dati della recente campagna Piccolo Punto Rosso, l'articolo comprende contributi di scienziati che hanno osservato Proxima Centauri per anni, tra cui membri dell'orginale programma UVES/ESO M-dwarf (Martin Kürster e Michael Endl), e pionieri della ricerca di pianeti extrasolari come R. Paul Butler. Sono state incluse anche osservazioni pubbliche ottenute dell'equipe HARPS/Geneva nel corso di parecchi anni.
[2] Il nome "Pale Red Dot" si rifersce alla famosa citazione di Carl Sagan che vedeva la Terra come un puntino azzuro. Poichè Proxima Centauri è una stella nana rossa, inonderà i suoi pianeti di un riverbero rossastro.
[3] La rilevazione riportata oggi era possibile tecnicamente già da 10 anni. Infatti erano già stati ottenuti segnali, se pure di ampiezza inferiore. Ma le stelle non sono palle di gas lisce e inoltre Proxima Centauri è una stella attiva. La misura robusta della presenza di Proxima b è stata possibile solo dopo aver raggiunto una comprensione dettagliata di come la stella cambia su tempi scala che vanno dai minuti alle decine di anni attraverso osservazioni costanti della sua luminosità con telescopi fotometrici.
[4] La possibilità concreta che questo tipo di pianeti possa contenere acqua e sostenere un tipo di vita simile a quello sulla Terra è materia di dibattito intenso ma per lo più teorico. I principali problemi sulla presenza di vita sono dovuti alla vicinanza della stella. Per esempio le forze gravitazionali probabilmente bloccano lo stesso lato del pianeta in un dì perpetuo, mentre l'altro lato è avvolto da una notte perpetua. L'atmosfera del pianeta potrebbe anche evaporare lentamente o avere una chimica più complessa di quella della Terra a causa della radiazione più intensa nella banda dell'Ultravioletto e dei raggi X, soprattutto durante i primi miliardi di anni di vita della stella. In ogni caso nessuno di questi argomenti è dimostrato in modo conclusivo e non può essere risolto senza osservazioni dirette e una caratterizzazione dell'atmosfera del pianeta. Criteri analoghi si applicano ai pianeti recentemente trovati intorno a TRAPPIST-1.
[5] Alcuni metodi di studio dell'atmosfera di un pianeta dipendono dal fatto che passi di fronte alla propria stella così che la luce stellare possa attraversare l'atmosfera durante il viaggio verso la Terra. Al momento non c'è alcuna evidenza che Proxima b transiti di fronte al disco stellare della stella madre e sembra che siano poche le probabilità che ciò accada, ma sono in corso osservazioni dedicate a verificare questa possibilita.
Le dimensioni relative di un gran numero di oggetti tra cui i tre membri noti del sistema triplo Alfa Centauri e altre stelle le cui dimensioni angolari sono state misurate con l'interferometro del VLT (VLTI) all'Osservatorio dell'ESO al Paranal. Sono mostrati anche il Sole e Giove per indicare la scala.
Le dimensioni angolari di come Proxima appare in cielo vista da Proxima b, confrontate con quelle del Sole come appare nel nostro cielo della Terra. Proxima è molto più piccola del Sole, ma è anche molto più vicina a Proxima b.
Questo video mostra la rappresentazione artistica di un viaggio dalla Terra (il puntino azzurro, o Pale Blue Dot) verso Proxima b, un puntino rosso (Pale Red Dot) in orbita intorno alla stella più vicina al Sistema Solare, Proxima Centauri. Mentre lasciamo il Sistema Solare vediamo le familiari costellazioni tra cui la Croce del Sud e le stelle brillanti Alfa e Beta Centauri. Ci avviciniamo gradualmente a una stella rossiccia e debole, Proxima Centauri, la stella più vicina alla Terra e la componente piu debole di un sistema triplo. Alla fine appare il pianeta Proxima b, l'esopianeta più vicino al Sistema Solare.
Questo video porta lo spettatore dalla Terra fino alla stella più vicina, Proxima Centauri. Possiamo vedere il pianeta Proxima b, in orbita intorno alla sua stella, una nana rossa, ogni 11,2 giorni. Il pianeta si trova nella zona abitabile, mostrata in verde, cioè quella in cui l'acqua in superficie può essere liquida.
Nel marzo 2017 le antenne di Alma hanno registrato un flare di grande potenza emesso da Proxima Centauri: la luminosità della stella è aumentata di circa mille volte in appena dieci secondi. Un evento decisamente a sfavore dell’abitabilità dell’esopianeta a noi più vicino.
Rappresentazione artistica di un brillamento da Proxima Centauri. In primo piano si vede il pianeta Proxima b, la cui orbita attorno alla stella madre è 20 volte più stretta di quella della Terra attorno al Sole. Un flare 10 volte più intenso di un forte brillamento solare potrebbe inondare Proxima b con 4000 volte più radiazioni di quelle che la Terra riceve dal Sole in queste occasioni. Crediti: Roberto Molar Candanosa / Carnegie Institution for Science, Nasa/Sdo, Nasa/Jpl.
«Il 24 marzo 2017 non è stato un giorno qualunque, per Proxima Centauri», giura Meredith MacGregor, ricercatrice postdoc a Washington, alla Carnegie Institution for Science. E c’è da crederle: era dal gennaio precedente che lei e la collega Alycia Weinberger, insieme ad altri astronomi da tutto il mondo, tenevano le antenne di Alma puntate verso la stella a noi più vicina dopo il Sole – Proxima Centauri, appunto: una nana rossa a 4.23 anni luce da noi, divenuta improvvisamente celebre nell’agosto del 2016 con la scoperta dell’esopianeta Proxima b in orbita attorno alla stella. Scoperta che da subito suscitò grande entusiasmo: così “vicino”, vuoi vedere che è pure abitabile… Ma con le osservazioni successive l’entusiasmo è andato un po’ scemando. E l’evento registrato il 24 marzo dello scorso anno giunge come una nuova mazzata, confermando che la nostra vicina di casa non è proprio un tipetto tranquillo, anzi: le sue intemperanze possono essere fatali.
Torniamo dunque a quel venerdì 24 marzo 2017. Qui in Italia sono circa le otto di mattina quando laggiù in Cile, nel deserto di Atacama, le antenne rivolte verso Proxima Centauri registrano un segnale a 233 GHz di poco più d’un minuto di durata. Un flusso molto intenso: la luminosità della stella aumenta di circa mille volte in appena dieci secondi. L’intemperanza. In gergo astrofisico, è un brillamento, in inglese flare: quello che avviene quando un cambiamento nel campo magnetico di una stella accelera gli elettroni a velocità prossime a quella della luce. Elettroni che interagiscono con il plasma altamente carico del quale è fatta la maggior parte delle stelle, provocando così un’intensa emissione lungo tutto lo spettro elettromagnetico.
Quello del 24 marzo registrato da Alma è un superflare: dieci volte più intenso del più potente flare mai emesso dal Sole alle stesse lunghezze d’onda. Se mai Proxima b avesse davvero ospitato la vita, il susseguirsi di brillamenti come questo avrebbe avuto conseguenze devastanti.
«È probabile che, durante il brillamento, Proxima b sia stato investito da radiazioni ad alta energia», spiega MacGregor, ricordando che già si sapeva dell’inclinazione di Proxima Centauri a queste esplosioni. «Brillamenti come questo, nel corso dei miliardi di anni durante i quali Proxima b si è formato, potrebbero aver evaporato qualsiasi atmosfera od oceano, e sterilizzato la superficie. Questo ci fa pensare che il concetto di abitabilità potrebbe dover mettere in conto qualcosa di più del semplice trovarsi alla distanza giusta dalla stella ospite così da avere acqua liquida».
Per saperne di più.
Leggi su The Astrophysical Journal Letters l’articolo “Detection of a Millimeter Flare From Proxima Centauri”, di Meredith A. MacGregor, Alycia J. Weinberger, David J. Wilner, Adam F. Kowalski, Steven R. Cranmer
L’andamento del flusso di radiazione emessa da Proxima Centauri il 24 marzo 2017. Crediti: Meredith MacGregor
Fonte: http://www.media.inaf.it