Avete mai osservato il vostro cane dopo una delle sue solite marachelle? I suoi occhioni hanno lasciato trasparire un senso di colpevolezza per ciò che ha fatto? Si tratta di semplice timore per le conseguenze del suo gesto, o della consapevolezza di essere nel torto? Durante anni ed anni di indagine sul regno animale, gli scienziati di tutto il mondo hanno escluso categoricamente che gli animali fossero consapevoli del concetto di "giusto" e "sbagliato". La loro opinione sta tuttavia cambiando man mano che la ricerca su animali selvatici e domestici prosegue.
"La gente ha sempre diviso nettamente umani e non umani facendo distinzioni in base sul senso della moralità" spiega l'etologo Marc Bekoff. "Ma ora non c'è più dubbio che si stiano accumulando sempre più prove scientifiche sulla moralità animale".
Secondo Bekoff, la moralità è un tratto condiviso da molte specie animali, e non esclusiva prerogativa degli esseri umani. "Fino ad ora, la moralità è stata studiata solo in alcune specie perchè non sono state fatte ricerche intensive in quella direzione, ma credo che i sentimenti legati alla moralità possano essere molto diffusi tra i mammiferi".
Canidi e felini sono probabilmente i migliori candidati per studiare la moralità nel regno animale, se non altro per alcune loro caratteristiche che, talvolta, li fanno apparire "quasi umani". Bekoff si è concentrato su lupi e coyote, che vivono in gruppi i cui individui sono molto uniti e sottoposti a rigide regole di comportamento.
Azioni legate all'altruismo, alla tolleranza, al perdono e alla reciprocità sembrano essere relativamente comuni in questi canidi, e sono comportamenti appresi durante l'adolescenza, soprattutto tramite il gioco. Durante il gioco, infatti, i membri dominanti del gruppo rivestono spesso il ruolo di individui dal basso status sociale, dando l'opportunità ai "meno vincenti" di recitare il ruolo dominante e di apprendere le regole di comportamento del gruppo sociale in cui vivono.
Infrangere una regola è un evento abbastanza grave tra lupi e coyote. "Ci sono conseguenze nell'essere etichettato come uno che bara" spiega Bekoff. Il resto del branco allenterà i rapporti sociali con l'imbroglione, fino ad allontanarlo dal gruppo, cosa che comporta notevoli rischi per un animale sociale.
Secondo Bekoff, questa complessa serie di regole di condotta offre una finestra sul codice morale di lupi e coyote, e ci fa capire come il concetto di giusto e di sbagliato non siano esclusivi dell'essere umano, ma molto più diffusi di quanto si pensasse in precedenza.
"Lupi e cani possiedono il senso di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Quando un cane chiede di giocare ad un altro cane, anche se è più grande e dominante, sarà molto onesto nel chiarire che si tratta di un gioco. Sa bene che sarebbe ingiusto chiedere ad un cane di giocare per poi colpirlo violentemente o tentare di accoppiarsi".
Il senso di moralità di un cane non si limita ai soli esemplari della propria famiglia. Durante uno degli esperimenti di Bekoff, ad un cane è stato chiesto di "dare la zampa" in cambio di un premio in cibo. Anche se inizialmente l'animale sembrava gradire il giochetto, il suo atteggiamento è mutato quando ha visto che anche altri cani venivano premiati per eseguire la stessa azione. Il cane ha iniziato a mostrare segnali di stress, probabilmente legato ad un trattamento che lui ha giudicato ingiusto nei suoi confronti.
Fino ad ora, Bekoff ha identificato comportamenti riconducibili a una qualche forma di moralità in altri animali: balene, pipistrelli, elefanti, scimpanzè e roditori hanno dato risultati finora insospettati. I ratti, ad esempio, si sono rifiutati di mangiare se consapevoli del fatto che nutrirsi avrebbe provocato del dolore ad altri individui; anche se affamati e con una porzione di cibo davanti agli occhi, hanno immediatamente smesso di mangiare una volta che hanno compreso che il loro gesto avrebbe portato altri ratti alla sofferenza. "Tutta la ricerca finora svolta su primati e mammiferi mostra che più del 90-95% del loro comportamento è pro-sociale o positivo. E' raro vedere aggressioni o violenze".
Secondo Bekoff, lo stesso sistema che regola la moralità umana si celerebbe dietro al comportamento morale degli animali. "E' un nuovo settore che ha molte domande prive di risposta. Man mano che sviluppiamo nuove tecniche per riprendere il cervello di esseri non umani, abbiamo bisogno di applicare le stesse regole della neuroscienza che valgono per gli esseri umani".
La principale domanda a cui rispondere è se alcuni animali siano in possesso di un concetto di moralità simile al nostro, o di semplici sentimenti legati, ad esempio, alla colpa. "Forse, nell'euforia del momento, un cane può svuotare un cestino della spazzatura e poi realizzare 'Santo cielo, c'è un casino qui attorno, al mio padrone non piace questo casino, ci saranno dei guai'" sostiene Nicholas Dodman, comportamentalista animale alla Cummings School of Veterinary Medicine. "Per cui, hanno effettivamente sentimenti simili ai nostri, ma se si possa considerarli legati ad un concetto ampio di moralità è un'altra questione".
Fonte italiana (traduttore):
http://www.ditadifulmine.com
Fonte estera:
http://www.livescience.com