Sono tante le categorie di pianeti extrasolari che siamo abituati a leggere nelle ricerche scientifiche: dalle super Terre, ai ”gemelli della Terra” (pianeti rocciosi dalle dimensioni simili o leggermente superiori al nostro pianeta) passando per i mini Nettuno, o ”Nettuniani caldi” (quando questi oggetti orbitano molto vicini alla propria stella di riferimento), fino ai giganti gassosi, che quando sono localizzati in una posizione molto prossima alla stella prendono il nome di gioviani caldi. Ma un’altra categoria di oggetti sono stati oggetto di osservazioni e scoperte, come nel caso del sistema di Trappist-1: i pianeti a bulbo oculare, ”eyeball” in inglese. Si tratta di una particolare categoria di pianeti che mostrano sempre la stessa faccia alla stella di riferimento, una condizione che ne caratterizza notevolmente anche l’aspetto fisico. Al pari dei bulbi oculari, questi pianeti sembrano avere un’area circolare nel centro, una conseguenza del blocco delle maree. In questi corpi celesti, dove metà è avvolta in una notte eterna e l’altra è bruciata da costantemente dai raggi stellari, i due lati avrebbero caratteristiche radicalmente diverse. L’area esposta alla luce sarebbe pressoché un deserto, per l’evaporazione dell’acqua provocata dalle radiazioni. La metà al buio, invece, vivrebbe un inverno perenne, con temperature gelide ed una spessa calotta di ghiaccio terminante in un anello glaciale che delimita l’area fredda da quelle calda: il cosiddetto occhio. Potrebbe esserci vita in un mondo dalle caratteristiche così difformi? Secondo una ricerca anche questi strani corpi celesti sarebbero potrebbero avere condizioni favorevoli nell’area che separa ”il lato del giorno” a quello oscuro. Una zona dal clima mite, molto ventilata e con la luce della stella sempre bassa sull’orizzonte; un tramonto perpetuo adatto alla vita extraterrestre.
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