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Canneto di Caronia è una cittadina tirrenica tristemente famosa in quanto luogo al centro di misteri insoluti e teorie, oggetto di cattiva informazione e giornalismo poco attento e fuorviante. Le faccende giudiziarie dei Pezzino sono reali, ma sono un affare privato ed attualmente in pieno svolgimento di indagini. Questi presunti fatti indagati, sono però di poco conto rispetto all’enorme quantità di eventi avvenuti in circa 12 anni; se guardiamo ai misteri del luogo, cominciati nel dicembre 2003 e che hanno visto in loco miriadi di tecnici, esperti, scienziati e militari brancolare nel buio o affermare con certezza risultati allarmanti e sconvenienti da ammettere o accettare, dobbiamo guardare oltre le apparenze.

 

Golfo Santo Stefano di Camastra (foto di Gabriele Lombardo).



Non possiamo soffermarci alle semplici accuse o eventuali condanne future per soli 7 reati di incendio volontario, ma dobbiamo sempre considerare l’insieme dei fatti e delle testimonianze. Per fare quindi un’indagine più vasta e risolutiva nel tempo e tentare di trovare una soluzione ai misteri di questa località, (ormai, tristemente etichettata con l’identità di un presunto piromane e dismessa come mistero dai media, con una facilità disarmante e vergognosa), dobbiamo indagare anche nei dintorni della località cannetina, e guardare oltre le cose già dette ed ipotizzate. In precedenti articoli è stato già detto che Giuseppe Pezzino, figlio di Nino (ex portavoce degli abitanti della frazione caronese), è soltanto inquisito e non condannato, e si trova attualmente agli arresti domiciliari-tutelari in attesa di giudizio. I presunti reati che gli vengono attribuiti sarebbero 7, contestati da 9 video-prova dei Carabinieri, resi di dominio pubblico attraverso alcuni giornalisti. I presunti incendi appiccati (la presunzione è d’obbligo), sono 7 e non oltre 40, come dichiarato più volte da TG, trasmissioni televisive; tutti e sette i reati, sono eventi intercorsi nelle ultime due ondate di incendi del 2014, conclusi ad ottobre dello stesso anno, ondate nell’ambito delle quali si sono sviluppati oltre 200 focolai e non soltanto i 7 contestati. Giova ricordare che molti di questi incendi sono avvenuti durante i presidi di Protezione Civile e Vigili del Fuoco, come nel caso della notte in cui si verificarono ben 40 incendi, durante la quale erano presenti 2 Vigili del Fuoco e almeno 2 volontari della Protezione Civile.

 

La spiaggia di Petraria tra Santo Stefano di Camastra e Canneto di Caronia (foto di Federico Carbone).



I due Pezzino non possono essere intervistati in quanto vincolati dal segreto istruttorio a causa delle indagini; Giuseppe non è assolutamente avvicinabile fisicamente, per la situazione giudiziaria che lo riguarda (arresti domiciliari). In questo caso non vogliamo discutere degli incendi di Canneto di Caronia o di altri misteri connessi a questa località e facilmente dimenticati dai media e dall’opinione pubblica; vogliamo parlare di un altro strano mistero che interessa l’area, che il 2 agosto 2015 abbiamo indagato insieme "all’Associazione Culturale Nuovo Millennio (UFO Hunter Italia)" circa l’area di confine tra il Comune di Caronia e quello di Santo Stefano di Camastra, più esattamente la parte antistante la vecchia struttura, che si trova nella spiaggia adiacente a quella di Canneto, in località Petraria, proprio in direzione del Comune di Santo Stefano di Camastra. Questo edificio, da rilievi effettuati sul posto, appare come una struttura marinara con una sporgenza che conteneva una sorta di torre di ferro non più esistente; nella parte antistante l’edificio, ovvero nello specchio d’acqua, sono presenti inoltre numerosi frangiflutti parzialmente erosi dal meteo e dalle forti mareggiate.

 

Petraria – Ordinanza della Capitaneria di Porto di Milazzo (foto di Gabriele Lombardo)



Durante l’escursione del 2 agosto abbiamo notato un cartello affisso alla base della struttura; nel frattempo discutevamo con il direttore di questa stessa testata giornalistica dei misteri di Caronia, azzardando l’ipotesi che proprio in questo tratto di spiaggia, o meglio ancora a largo magari potrebbe trovarsi un relitto militare della Seconda Guerra Mondiale, o comunque qualcosa di pericoloso, ipotizzando, che in quelle acque fosse affondata un’imbarcazione contenente un reattore sperimentale o qualcosa di insolito. In effetti i tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale sperimentarono i sottomarini a propulsione nucleare, più esattamente con reattori a plutonio, ma questa è un’altra storia e almeno per il momento non ci interessa discuterla. Una volta letto il cartello, i dubbi sulla zona costiera sono aumentati; reca espressamente un divieto di balneazione, immersione e navigazione, per gran parte della costa e fino ad una distanza di almeno 100 metri da essa.

 

La spiaggia di Petraria tra Santo Stefano di Camastra e Canneto di Caronia (foto di Federico Carbone)



Infittitosi il mistero, abbiamo proceduto con la valutazione del resto dell’area e non abbiamo potuto fare a meno di notare come i bagnanti non tenessero assolutamente conto dell’ordinanza del 2011 della Capitaneria di Porto di Milazzo riportata nel cartello. Facciamo quindi un salto in avanti nel tempo: il 3 agosto, abbiamo effettuato delle indagini che ci hanno portato a conoscenza del verbale della Capitaneria di Porto di Milazzo, consultabile qui in formato pdf: Ordinanza 15/2011 del 19-04-2011 . In sintesi il documento conferma il divieto di balneazione, immersione e navigazione indicato nel cartello fornendo anche ulteriori e più dettagliate informazioni rispetto ad esso; infatti si rende noto, che il motivo di tale provvedimento è la presenza di ferri arrugginiti e taglienti, fuoriusciti dai frangiflutti erosi ai quali abbiamo accennato in precedenza e che in effetti avevamo notato. Questo è veramente sufficiente a giustificare il tutto? Alcuni dubbi sui divieti rimangono e a seguire li riportiamo tutti quanti.

Divieti:
1) Accedere, navigare e praticare la balneazione;
2) Effettuare attività d’immersione con qualunque tecnica;
3) Effettuare qualsivoglia ulteriore attività direttamente e/o di riflesso connessa agli usi pubblici del mare non espressamente autorizzata.

Dubbi:
1) Mentre sono comprensibili il divieto di navigare e praticare la balneazione, non lo è affatto quello di accedere alla spiaggia.
2) Perché è vietato effettuare immersioni di qualsiasi tipo, indipendentemente dalla tecnica? Seppur la voce “2” sembra la più ovvia dato il pericolo insito tra i frangiflutti, è anche quella che suscita più dubbi e perplessità, perché intendibile anche come divieto di indagare, visionare, fotografare e riprendere, ma naturalmente in assenza di ulteriori elementi a supporto questa è solo una congettura.
3) Crediamo sia indiscutibile che con la frase “Effettuare qualsivoglia ulteriore attività direttamente e/o di riflesso connessa agli usi pubblici del mare non espressamente autorizzata” si può intendere tutto, deduciamo quindi che in assenza di autorizzazione è tutto illegale e a rischio. Ma siamo proprio sicuri che tutto questo è solo a causa dei ferri dei frangiflutti?

Tra l’altro nel documento è specificato che la questione è sotto la responsabilità del Comune di Santo Stefano di Camastra, che dal 2011 doveva provvedere alla bonifica del territorio, cosa che almeno in apparenza non ha mai fatto. Non contenti delle apparenti soluzioni a questo enigma, abbiamo voluto indagare anche sulla struttura. E’ emerso che si trattava di un opificio in disuso ed in vendita d’asta, utilizzato da una cooperativa che fabbricava ceramiche e non uno stabilimento balneare o marittimo. Da alcune voci raccolte da conoscenti di paesi limitrofi, è emerso che da anni si dice che c’è un divieto di balneazione dovuto all’uso come discarica del tratto costiero per i resti di ceramiche, cosa che avrebbe reso impraticabile il tratto di mare proprio alla balneazione per diversi decenni. In effetti su tutta la costa locale sono presenti resti di ceramica rotta tra le pietraie a gradoni della spiaggia, il tutto condito da un’indicibile quantità di spazzatura, che rende l’intera spiaggia scarsamente igienica. La tesi delle ceramiche è molto inverosimile ed in netto contrasto con quella dei frangiflutti che reputiamo veritiera; in conclusione siamo propensi a confermare la tesi della Capitaneria di Porto di Milazzo, anche se alcune cose – come abbiamo più volte espresso – rimangono abbastanza inusuali per non dire misteriose. Magari in futuro sarà possibile trovare maggiori certezze e chiarire i dubbi emersi anche su questa struttura e sui divieti che l’accompagnano.

di Gabriele Lombardo

Fonte: http://www.seven-network.it

 


 

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