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Robert Temple, l’autore de "Il Mistero di Sirio", afferma: "la stella avrebbe dato origine agli dei stellari attesi dai Dogon, forse una razza di ET acquatici ora viventi in una luna di Saturno di origine artificiale".

 

 

 

Nella cultura tribale africana dei Dogon, le tradizioni sacre più segrete sono basate su ipotetici contatti con esseri evoluti provenienti da un pianeta della stella Sirio, avvenuti prima del 3000 a.C.. Solo pochi anni fa la moderna astronomia, con i suoi potenti strumenti di osservazione e di calcolo, ha potuto confermare l'effettiva esistenza di quel pianeta. I Dogon sanno da secoli che  Sirio è una stella multipla, e che l'orbita ellittica della stella più piccola (invisibile ed oggi detta Sirio B) richiede un tempo di 50 anni per essere completata. Inoltre per loro Sirio B è costituita da materia più pesante della stella principale, ed il tutto è confermato dall'odierna astronomia. Come è possibile? Quello che sappiamo per certo è che già le antiche civiltà mediterranee degli Egizi e dei Sumeri custodivano straordinarie conoscenze astronomiche, forse trasmesse da visitatori provenienti da mondi lontani... A tal proposito i Sumeri parlavano di esseri anfibi (come Oannes) che istruirono il popolo alle arti ed alle scienze, e lo stesso fanno i Dogon chiamando questi dei primitivi "Nommo".

 

 

Dalle informazioni ottenute dai Dogon Temple sostiene che i visitatori provenivano davvero da Sirio, e che non tornarono mai a casa. Questo è importante, perché crede di sapere dove siano. Probabilmente si sono posti in uno stato di animazione sospesa, che devono aver usato per la prima volta durante il lungo viaggio interstellare che li ha portati qui. Egli crede che i viaggi interstellari possano essere solo a senso unico, non c’è un biglietto di ritorno. Quindi per loro sarebbe stato adeguato ritornare in animazione sospesa, uno stato che probabilmente gli antichi Egizi cercarono di replicare invano tramite la mummificazione. Attualmente i visitatori sarebbero ancora presenti nel nostro sistema solare, e starebbero orbitando intorno al pianeta Saturno.

 

 

 

Febe, la luna di Saturno.
A questo proposito Temple ha scoperto qualcosa di molto strano, ossia che la NASA sta cercando di occultare parte del programma della sonda Cassini diretta verso Saturno, che è destinata a studiare una delle sue lune chiamata Febe. Questa luna stranamente è l’unica nel sistema solare perfettamente levigata, rotonda e priva di crateri, e potrebbe essere in realtà un veicolo interstellare, pieno di esseri acquatici addormentati. Anzi, egli crede che ora non dormano più perlomeno dal 1981, perché in quella data il Voyager 1 entrò nel sistema di Saturno, e sicuramente questo li avrà svegliati (tramite un meccanismo automatico di sicurezza, ndr.). I Dogon sono convinti che questi esseri ritorneranno sulla Terra e, quando lo faranno, governeranno il mondo dalle acque. Quel giorno sarà ricordato come "Il Giorno del Pesce".

 

 

 

 

 

 

La stella Sirio.
Sirio, la Stella principale della costellazione del Cane Maggiore, dista 8,6 anni luce dalla Terra. La tradizione Dogon sostiene che essa ha una compagna invisibile, da essi chiamata po tolo (“stella di grano”, e poiché il “grano” cui si riferiscono, che costituisce la loro dieta abituale, è la digitaria, potremmo tradurre “stella di digitaria”); po tolo è fatta di materia molto più pesante di quella terrestre. I Dogon sostengono che questa stella invisibile percorra un'orbita ellittica, impiegando cinquant’anni per completarla. E in effetti Sirio, essendo una stella doppia, ha una compagna invisibile, chiamata dagli astronomi “Sirio B”: questa è una “nana bianca”, ossia è costituita di una materia talmente densa, a causa del collasso degli atomi che la compongono, che una minuscola quantità di essa, corrispondente alle dimensioni di un pisello, peserebbe mezza tonnellata. E, proprio come affermano i Dogon, Sirio B percorre un'orbita ellittica completa in cinquant'anni. Le tradizioni di questa tribù rivelano una notevole conoscenza dell'astronomia. Dicono che la luna è “secca e morta” e disegnano Saturno circondato da un anello, che non è affatto visibile a occhio nudo. Sono a conoscenza dell'esistenza delle lune di Giove e sanno che i pianeti ruotano attorno al sole. L’Encyclopaedia Britannica dice che il sistema filosofico dei Dogon e “molto più complesso di quello di altre tribù africane”. Era inevitabile che gli studiosi occidentali, quando vennero a sapere che i Dogon possedevano simili nozioni astronomiche, cercassero di dimostrare che probabilmente le avevano assimilate da viaggiatori europei. Gli astronomi occidentali scoprirono Sirio B nel 1862, dunque era possibile che i Dogon ne avessero sentito parlare da turisti o missionari. Ma bisognò attendere il 1928 perché Sir Arthur Eddington formulasse la teoria delle nane bianche. E i due antropologi che studiarono i Dogon, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, giunsero in Mali nel 1931. Pareva  improbabile che altri viaggiatori fossero entrati in contatto con i Dogon nei tre anni precedenti, recando con sé le ultime scoperte astronomiche. Ma c'è un motivo ancora più valido per scartare questa teoria (che in seguito fu sposata da Carl Sagan). Griaule studiò la mitologia e la religione Dogon per sedici anni, prima che gli stregoni della tribù ricompensassero la sua dedizione iniziandolo ai loro segreti più gelosamente custoditi. Un anziano molto saggio e sapiente fu nominato suo “tutore” con l'incarico di insegnargli i quattro gradi della conoscenza religiosa della tribù. Occorsero anni, e quando il maestro morì fu sostituito da un altro. Griaule si rese infine conto che la religione dei Dogon è altrettanto ricca e complessa della teologia cristiana illustrata da Tommaso d'Aquino nella sua "Summa Theologica". Era assolutamente da escludere che gli dei dal corpo di pesce dei Dogon fossero entrati nelle loro leggende a seguito di un incontro avvenuto nel secolo scorso, con un missionario dalle inclinazioni astronomiche: costituiscono, piuttosto, la pietra angolare di una mitologia che si è andata formando e sviluppando nel corso di migliaia di anni. Se si aggiunge che la lingua sumerica non ha nulla in comune con quelle semitiche o indoeuropee, e che gli studiosi dei Sumeri sono sconcertati dal fatto che quella civiltà sembra essere sorta già matura dal nulla (come quella egizia), possiamo osservare che almeno a prima vista la teoria di Shklovskii ha un suo fondamento: gli dei dal corpo di pesce sono forse la traccia di un contatto con una civiltà extraterrestre. E se teniamo presente il loro mito dei Nommo dei Dogon, di cui all'epoca Sagan e Shklovskii erano all’oscuro, quella teoria si fa ancora più plausibile.

 

Fonte: http://xoomer.virgilio.it

 

 

 

 

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