Schema dell'espulsione di plasma ad elica proposta da Kazunori Takahashi.
I detriti spaziali che circondano la Terra rappresentano un problema oramai decennale. Si tratta soprattutto delle rimanenze dei satelliti artificiali che gli esseri umani hanno mandato in orbita nel corso degli anni. Tutti questi pezzi, alcuni dei quali molto piccoli ma non per questo meno dannosi, sono molto pericolosi perché possono entrare in collisione con altri satelliti artificiali, mettendoli fuori uso, o anche con navicelle nonché con la Stazione Spaziale Internazionale, creando danni che possono essere gravissimi. Vari sono i metodi che scienziati e ingegneri stanno studiando per trovare una soluzione ma rimuoverli è naturalmente molto difficile. Uno dei metodi proposti è rappresentato dall’utilizzo di un raggio di plasma espulso da una satellite, appositamente messo in orbita che impartisce una forza ai detriti facendoli entrare nell’atmosfera terrestre. Una volta entrati nell’atmosfera i detriti non rappresenterebbero più alcun problema in quanto si brucerebbero. Tuttavia l’espulsione di questo raggio di plasma verso i detriti ha anche l’effetto di accelerare il satellite nella direzione opposta, cosa che rende poi difficile calcolare la distanza tra i detriti e il satellite nonché la direzione del raggio stesso. È necessario quindi utilizzare due sistemi di propulsione bidirezionale, cosa che a sua volta interferisce non poco con l’integrazione del sistema satellitare. Kazunori Takahashi dell’Università Tohoku in Giappone ha quindi pensato di proporre un’elica al plasma per rimuovere detriti spaziali utilizzando un unico sistema di propulsione. Negli esperimenti di laboratorio già effettuati, il sistema con il singolo propulsore al plasma sembra in effetti funzionare come spiega lo stesso Takahashi: “Il propulsore al plasma elicoidale è un sistema senza elettricità, che consente di effettuare lunghe operazioni eseguite a un livello di potenza elevato. Questa scoperta è notevolmente diversa dalle soluzioni esistenti e darà un contributo sostanziale alle attività umane sostenibili in futuro nello spazio.”
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it