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Intelligenza artificiale e test del dna per preparare una dieta personalizzata. Sembra fantascienza, ma è una sperimentazione già in atto, messa in campo da Nestlé. Come riporta FoodNavigator, il programma è in corso in Giappone, (ma potrebbe essere esteso ad altri paesi) dove circa 100mila consumatori hanno pagato un abbonamento annuale di 600 dollari per un kit casalingo per raccogliere i campioni di DNA e sangue, che vengono poi analizzati dai laboratori riconosciuti per identificare la suscettibilità a disturbi comuni come il colesterolo alto o il diabete. I partecipanti al programma hanno anche il compito di inviare le immagini del cibo che mangiano tramite un app apposita, che raccomanda quindi modifiche dello stile di vita e supplementi appositamente formulati. Possono scegliere tra una gamma di 17 diversi integratori consigliati e altri prodotti come snack vitaminizzati.

Guerra ai disturbi alimentari o solo business?
Naturalmente, la multinazionale americana raccontano il progetto come una missione filantropica: “I problemi di salute associati al cibo e alla nutrizione sono diventati un grosso problema”, affermato Kozo Takaoka, responsabile degli affari della società in Giappone. Ma chi conosce la storia controversa dell’azienda è legittimato a sospettare che sia l’ennesima trovata per utilizzare questioni davvero esistenti (chi si ricorda del latte in polvere venduto alle donne africane) per creare un mercato dove non c’era e nuovi consumatori dipendenti da prodotti Nestlé.

Cibo stampato in 3D.
Il programma fa parte della visione dell’ex presidente di Nestlé, Peter Brabeck-Letmathe, che ha affermato che i prodotti nutraceutici – ingredienti di derivazione alimentare elaborati e confezionati come alimenti per la medicina o il benessere – sono il futuro. Nel suo libro del 2016, Nutrition for a Better Life, ha scritto che le aziende svilupperanno presto una nuova suite di prodotti che potrebbero prevenire le malattie, come pizze che possono scongiurare la malattia di Alzheimer e spuntini fortificati con vitamine. “Usando una capsula simile a un Nespresso – ha scritto Brabeck-Letmathe – le persone saranno in grado di assumere singoli cocktail nutrienti o preparare il loro cibo tramite stampanti 3-D in base alle raccomandazioni sanitarie registrate elettronicamente”.

Nestlé e gli altri.
Uno dei primi ad adottare la nutrizione su misura è stato Campbell Soup, che nel 2016 ha investito 32 milioni di dollari nella startup Habit di San Francisco, che utilizza DNA e profili di sangue per formulare raccomandazioni dietetiche, oltre a offrire coaching nutrizionale e kit pasto personalizzati. Ma siamo sicuri che sia questo il futuro alimentare che vogliamo?

Fonte: https://ilsalvagente.it

 


 

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