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La cosiddetta stella di Scholz (il nome deriva da quello dell’astronomo inglese che la scoprì) è un astro che si avvicinò a meno di un anno luce da sole circa 70.000 anni fa, in un periodo in cui gli esseri umani erano rappresentati da pochi gruppi che avevano da poco cominciato a lasciare l’Africa per popolare l’Europa, gruppi cui si univano poche tribù di Neanderthal.

In questo periodo questa stella rossastra si avvicinò così tanto al sistema solare da entrare nella zona della cosiddetta nube di Oort, una zona ai confini del sistema solare in cui sono presenti numerosi oggetti, definiti come “transnettuniani”.

Si tratta in realtà di un sistema binario composto da una piccola nana rossa, che vanta una massa equiparabile al 9 % di quella del sole, e da una nana bruna ancora più piccola e ancora meno luminosa.

Tuttavia, nonostante fosse poco luminosa e piccola, si pensa che questa doppia stella sia stata avvertita dai nostri antenati nel cielo sotto forma di un punto rosso probabilmente ben visibile. Attualmente la stella si trova a circa 20 anni luce di distanza. La scoperta dell’avvicinamento di questa stella al nostro sistema solare fu fatta nel 2015 da parte di un team di astronomi dell’Università di Rochester.

Due astronomi spagnoli e uno inglese hanno pubblicato una nuova ricerca in cui hanno affinato l’analisi di tutti quegli oggetti le cui traiettorie e le cui orbite furono modificate proprio dall’avvicinamento della stella. Gli astronomi hanno analizzato 340 oggetti del sistema solare con orbite iperboliche rilevando che la loro traiettoria fu effettivamente influenzata dalla stella di Scholz.

Attraverso simulazioni computerizzate, i ricercatori hanno confermato dunque l’avvicinamento di questa stella e la sua azione di disturbo nei confronti di tutti gli oggetti esterni del sistema solare aventi orbita iperbolica. Tuttavia questa nuova ricerca rileva che solo quegli oggetti vicino alla stella in quel momento furono disturbati mentre altri non subirono gravi conseguenze, effetto dovuto, probabilmente, anche alla forte velocità della stella durante il suo passaggio.

Raúl de la Fuente Marcos, uno di autori della ricerca insieme al fratello Carlos e a Sverre J. Aarseth dell’Università di Cambridge, prende come elemento di esempio Oumuamua, l’ormai famoso asteroide interstellare da poco scoperto: “Il raggiante del famoso asteroide interstellare Oumuamua si trova nella costellazione della Lyra (l’Arpa), molto lontano dai Gemelli, quindi non fa parte della sovra densità rilevata”.

 

Fonte ed approfondimenti: http://notiziescientifiche.it

 


 

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