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Coalcliff in Nuovo Galles del Sud, Australia, dove i ricercatori hanno scoperto prove che la più grande estinzione della Terra potrebbe aver estinto la vita delle piante quasi 400.000 anni prima che le specie animali marine scomparissero.

 




L’estinzione di massa del permiano–triassico spazzò via il 90% delle specie viventi del pianeta. Secondo una nuova ricerca, tuttavia, furono proprio le piante ad aver sofferto maggiormente in una prima fase delle condizioni che portarono alla porta estinzione di massa rispetto alle specie animali, sia terrestri che in marine, almeno nella prima fase. Oggi si pensa che a scatenare questa estinzione furono le enormi e lunghe eruzioni dei vulcani siti nel territorio dell’odierna Siberia. Questi vulcani cominciarono ad emettere nell’atmosfera grosse quantità di carbone e metano e continuarono a fare questo per 2 milioni di anni. Ciò portò a quello che è conosciuto come il più grande evento di estinzione nella storia della Terra, almeno tra quelli conosciuti. Secondo la nuova ricerca, apparsa su Nature Communications e condotta da un gruppo di scienziati dell’Università del Nebraska-Lincoln, queste eruzioni contribuirono alla diffusione dell’ambiente anche di un altro particolare sottoprodotto, il nichel, il quale avrebbe portato all’estinzione di molte piante fino a quasi 400.000 anni prima che la maggior parte delle specie marine cominciassero perire. La lava si sarebbe infatti spostata attraverso i depositi di nichel in Siberia convertendolo in una sorta di aerosol che, una volta diffusosi nell’atmosfera, cominciò presto ad avvelenare gran parte della vita vegetale. Si tratta di una novità non da poco, come conferma Christopher Fielding, professore di scienze della terra dell’atmosfera e autore principale dello studio. Se una sequenza del genere fosse confermata, infatti, il fenomeno iniziale, ossia l’estinzione delle piante, potrebbe aver innescato una serie di altri fenomeni. Innanzitutto gli animali erbivori avrebbero subito le conseguenze principali. A catena, anche i carnivori non avrebbero più avuto prede da cacciare.

Fonte: https://notiziescientifiche.it

 


 

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