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"Il famoso cabalista Zedechia, durante il regno del vostro Pipino, si era prefisso di convincere la gente che gli elementi sono abitati da tutti quei popoli dei quali vi ho descritto la natura. L'espediente che escogito' fu di consigliare ai Silfi di mostrarsi a tutti nell'aere. Essi lo fecero con magnificenza; si vedevano nell'aria queste meravigliose creature in forma umana, schierate a battaglia, che marciavano in buon ordine, o reggendo le armi, o accampate sotto tende superbe; oppure su navi aeree di una mirabile struttura, la cui flotta volante navigava secondo gli zefiri. Che cosa successe? Credete che a quella gente ignorante sia venuto in mente di ragionare sulla natura di quei meravigliosi spettacoli? Il popolo credette subito che fossero stregoni che si erano impossessati dell'aria per suscitare tempeste e far grandinare sulle messi. I sapienti, i teologi ed i giureconsulti furono ben presto della stessa opinione; lo credettero anche gli imperatori; e questa ridicola fantasia ando' tanto avanti, che il saggio Carlo Magno e dopo di lui Luigi il Buono comminarono gravi pene a questi pretesi tiranni dell'aria (...). I Silfi, vedendo che il popolo, e pedanti e persino le teste coronate si erano messi cosi' sulla difensiva contro di loro, per disperdere la cattiva opinione che si aveva della loro flotta innocente, risolsero di rapire uomini di ogni parte, di mostrare loro le loro belle donne, la loro repubblica e il loro governo, e poi di rimetterli a terra in vari luoghi del mondo". Il seguito lo sappiamo: presi per traditori e servi degli stregoni, molti di questi venivano trascinati al supplizio. E' incredibile il numero che ne fecero morire con l'acqua e con il fuoco in tutto il reame".

(Da: "Montfaucon de Villars", Il Conte di Gabalis, 1670, edizione curata da Phoenix, Genova).





"Sotto il regno di Pipino il Breve si manifestarono in Francia fenomeni assai singolari. L’aria era piena di figure umane, il cielo rifletteva immagini di palazzi, di giardini, di flutti agitati, di vascelli con le vele al vento e di eserciti in ordine d battaglia. L’atmosfera rassomigliava ad un grande sogno: tutti potevano distinguere i dettagli di questi quadri fantastici. Si trattava di un’epidemia che colpiva gli organi visivi o di una perturbazione atmosferica proiettante miraggi nell’aria condensata? L’immaginazione era trascinata da queste meravigliose fantasie quando apparivano i miraggi celesti, le figure umane fra le nubi. Si confondevano i sogni con lo stato di veglia, e parecchie persone si credettero levate in alto da creature aeree. Non si parlò che di viaggi nei paesi dei silfi… la follia s’impadronì delle menti più sagge, ed alfine la Chiesa dovette intervenire. Avvenne che un giorno, a Lione, si videro scendere dalle “navi aeree” tre uomini e una donna; tutta la città si raduna lì intorno, grida che quelli sono stregoni e che Grimoaldo, duca di Benevento, nemico di Carlo Magno, li manda per rovinare le messi della Francia e gettare veleni sulle frutta e nelle fontane. I quattro innocenti hanno un bel dire, per difendersi, che sono dello stesso paese e che sono stati rapiti poco prima da “uomini prodigiosi”; questi li hanno portati a bordo di “navi aeree” di mirabile struttura e mostrato loro “meraviglie inaudite”, pregandoli infine di riferire tali cose ai concittadini. Il popolo, ostinato, non volle ascoltare la loro difesa; stava per gettarli nel fuoco, quando il brav’uomo Agobardo, vescovo di Lione, che aveva acquistato molta autorità quand’era stato monaco in quella città, accorse al clamore. Avendo udito l’accusa del popolo e la difesa degli imputati, sentenziò gravemente che l’una e l’altra erano false: non era vero che quegli uomini erano “scesi dall’aria” e quello che dicevano di avervi veduto era impossibile; la qual cosa valse loro la vita. Il popolo, infatti, credette più alla parola del buon padre Agobardo che ai suoi propri occhi; si calmò, rimise in libertà i quattro “ambasciatori dei Silfi” ed accolse con ammirazione il libro che Agobardo scrisse per confermare la sentenza che aveva pronunciato."

Il testo qui sopra e' di Eliphas Lévi, cabalista medioevale.





“In questa regione tutti gli uomini, nobili e poveri, cittadini e villici, vecchi e giovani, ritengono che la grandine ed il tuono possano essere realizzate dalla volontà umana. Dicono infatti, dopo aver sentito i tuoni e visto le folgori: è la tempesta magica!" Abbiamo visto e sentito dire che la maggior parte delle persone sono oppresse da così grande stupidità ed alienati da tanta stoltezza, da pensare che esista una regione, detta Magonia, dalla quale vengono navi, portate dalle nuvole, ove le messi che cadono a causa delle grandinate e periscono a causa delle tempeste, vengono trasportate nella regione in questione. I nocchieri dell'aria in persona, evidentemente, darebbero ai "Tempestarii" ricompense, ricevendo frumento ed altri cereali. Di costoro, parimenti accecati da tanta stoltezza, da credere che queste cose possano avvenire, abbiamo visto molti in una riunione, esporre quattro persone prigioniere: tre uomini ed una donna che si diceva fossero caduti da quella navi; esse tenute in ceppi per diversi giorni, furono portate al nostro cospetto, come se dovessero essere lapidate”

Documento redatto dal Vescovo Agobardo di Lione, nel corso del primo decennio del IX secolo.

 


 

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